di Fabio Pagani
Nel mese di ottobre, in molte sale cinematografiche italiane è stata proiettata la versione restaurata di Arancia meccanica, il capolavoro firmato nel 1971 da Stanley Kubrick.
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| La locandina del film |
Tratto dal romanzo distopico Clockwork
orange dell'autore britannico Anthony Burgess, titolo che sta a significare qualcosa di vivo (l’arancia),
ma che all’interno nasconde una natura bizzarra e meccanica come un orologio
(appunto, clockwork), il film ha come protagonista Alex DeLarge, un ragazzo
della media borghesia, dotato di grande cultura musicale (in particolare di
Beethoven, che il protagonista chiama “Ludovico Van”), ma violento e senza
freni. Il giovane trascorre le notti in compagnia della sua banda (i drughi),
bevendo latte drogato e commettendo ogni tipo di violenza; a seguito di un
omicidio, Alex deve scontare la propria condanna in carcere, galleggiando fra l’ipocrisia
della sua condotta e le naturali pulsioni verso l’eccesso che trova leggendo i
passi erotici contenuti nella Bibbia. Ad un certo punto, viene sottoposto alla
cura “Ludovico”, un programma che interviene sulle devianze della psiche con la metodica
del condizionamento, secondo i dettami della psicologia sperimentale di Watson
e Skinner. I risultati sono estremi: Alex perderà sì la propria natura
violenta, ma anche il libero arbitrio e tutto ciò che farà, gesti e pensieri,
risulterà essere un’arancia meccanica: fuori, pulita e regolare, dentro, invece, mossa da meccanismi e automatismi vuoti.
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| Alex e i drughi in una scena del film |
Uscito di galera, Alex subirà le
stesse violenze che un tempo aveva compiuto, rincontrando le sue stesse
vittime; a quel punto, dopo aver tentato il suicidio, si libererà dal
condizionamento psicologico della cura subita in carcere. Tornato il teppista
di un tempo, il protagonista stringerà un patto con il primo ministro,
affermando pubblicamente, in cambio di favori reciproci, l’efficacia della cura
“Ludovico”.
Se vogliamo comparare il
significato del finale del film Arancia meccanica con quello del romanzo, i
messaggi di Kubrick e Burgess sono diametralmente opposti: per lo scrittore c’è
possibilità di redimersi dalla violenza, conservando la propria individualità. Il
regista, al contrario, ritiene che la naturale tendenza di Alex alla ferinità
non possa essere soppressa, ma rimane in quanto lui, come gli essere umani nel
loro insieme, sono energia libera e potente che nessun legame politico e sociale
potrà mai contenere.
© Riproduzione riservata

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