mercoledì 17 agosto 2016

LONGASTRINO, FILO E ANITA: STORIE DI FRAZIONI, UOMINI E CAMPAGNE

Cari amici,
una decina di giorni fa, andando a cena in una nota trattoria di Filo, sono passato (naturalmente non era la prima volta) per quelle campagne che tanto profumano di passato, un passato quasi nostalgico, legato a ricordi sempre più sfumati. Ho pensato, quindi, di raccontarvi la storia di alcune di queste frazioni a cavallo fra i territori di Argenta e Ravenna, vale a dire Longastrino, Filo ed Anita.
Le origini di Longastrino sono intimamente legate alla geografia storica del suo territorio, contraddistinto da valli e da fiumi. Di grande importanza è il legame che il paese stringe con il Po di Primaro e con le Valli di Comacchio: il fiume costituisce la trama principale dei rapporti con Ravenna, Argenta e Ferrara, mentre le valli rappresentano l’ambiente naturale nel quale si sviluppa storicamente Longastrino.
Dal punto di vista cronologico, l’esistenza di Longastrino è documentata a partire dall’anno 1195: era infatti nell’interesse della chiesa ravennate garantire lungo il corso del Po di Primaro, da Sant’Alberto ad Argenta, la sicurezza dei possessi e della giurisdizione. Nel corso dei secoli, il paese subisce profonde modificazioni, dovute essenzialmente a fattori naturali. Già nel Medioevo, con l’abbassamento del terreno, si viene a formare un bacino d’acqua di vaste proporzioni, insieme a sottilissime strisce di terra: è su queste lingue di terra che il villaggio propriamente detto “Longaria terrae” ha fatto pensare a Longastrino. Delle trentatré famiglie che, nel 1371, popolavano il paese, è rimasta in eredità ai longastrinesi la caparbietà e la voglia di riscatto: diversi episodi (ne riportiamo un paio) segnano la storia di Longastrino, come quello del 1708, quando tutto il paese, esasperato per i soprusi subiti nell’incendio delle abitazioni, si ribella agli austriaci. Oppure, compiendo un salto di due secoli abbondanti, pensiamo agli ostaggi allineati davanti alla Chiesa nel 1944, in attesa di essere fucilati dai tedeschi invasori, e salvati all’ultimo quasi per miracolo.
Episodi importanti, quindi, che segnano la storia di questo piccolo-grande paese, importante non solo per la posizione geografica, ma anche per un percorso millenario e ricco di fascino.

Longastrino, periodo pre-bellico

Riguardo a Filo, tante sono le ipotesi sull’origine del nome: sul Corriere Padano del 13 agosto 1937, Oreste Barbieri sostiene che Filo fu fondata nel 221 a.C. dal console romano Publio Furio Filo, quando si accampò con le sue legioni su questa testa di ponte per cacciare definitivamente i Galli. Più plausibile è l’ipotesi formulata da Ugo Malaga che, nella sua Guida del ferrarese (1967), fa riferimento ad un’iscrizione risalente all’anno 854 presso San Bartolo (Ferrara), dove si accennava ad un “Filo canale”, legato alla leggenda della principessa Latta e del figlio Marino.
Nel corso dei secoli, Filo è stata colpita da terremoti, da alluvioni, come quella del 1597, quando il Po ruppe a San Biagio e allagò parte del territorio di Filo ed è stata soggetta a bonifiche, con grandi trasformazioni idrauliche che, nel corso dei secoli, hanno interessato il territorio. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Filo fu segnata da eventi tragici: ricordiamo, per esempio, i rastrellamenti operati dai fascisti nei confronti dei contadini filesi, che si opposero all’ordine di trebbiare il grano per non sfamare le truppe nazi-fasciste nell’ultimo inverno di guerra. 
Nella storia della provincia di Ferrara, Filo rappresenta una delle esperienze più particolari e significative: le vicende dei suoi abitanti sono contrassegnate da coraggio e umanità, da sogni e speranze grandi come lo sono stati i sacrifici che i filesi hanno dovuto affrontare.


Filo, via Provinciale, periodo pre-bellico

Anita è una piccola frazione del Comune di Argenta e la sua storia risale al 20 dicembre 1939, quando furono gettate le fondamenta dei principali edifici che circondano la sua maestosa piazza: in quel giorno, infatti, per volere di Benito Mussolini, il Ministro degli Esteri del Regime Fascista, Italo Balbo e il Ministro dell’Agricoltura, Tassinari, posero la prima pietra del “Villaggio Anita”, che sorse nella Bonifica del Mantello, nel Comune di Argenta.


La posa della prima pietra di Anita, alla presenza del Ministro dell'Aeronautica, Cav. Italo Balbo

Prima di quella data, pochissime erano le case che popolavano la vasta pianura chiusa fra le Valli di Comacchio e il fiume Reno. Nel 1940-41 sorsero le scuole, la Chiesa e l’ex Casa Littoria: dopo la fine della guerra, il paese di Anita – che così si chiama poiché da lì passò, nel 1849, Anita Garibaldi morente – riprese la sua espansione edilizia e vennero costruiti il Consorzio Agrario, la Casa del Popolo e numerose abitazioni private.

(Le fonti da cui sono state tratte le notizie su Longastrino, Filo e Anita sono: Storia di Longastrino in età medievale e moderna, di Dante Leoni e Giovanni Montanari, All’ombra del Campanile, di Sergio Felletti, Filo della Memoria, di Egidio Checcoli e, per quanto riguarda Anita, alcuni appunti gentilmente concessi dall’insegnante delle ex scuole elementari di Anita, signora Iride Cassani).

Ad maiora!

venerdì 5 agosto 2016

A voi, cari amici, il nuovo tris di aperitivi!

Con questo caldo, tre aperitivi non possono che ristorarvi.
Buona lettura!

APERITIVO ETIMOLOGICO
QUO VADIS?
Dove vai? (dagli Atti del martirio di San Pietro)
Secondo una leggenda diffusasi negli ambienti Cristiani di Roma, l’apostolo Pietro, che si trovava in città durante una persecuzione anticristiana dell’imperatore Nerone, essendo stato avvertito del pericolo che correva, stava scappando da Roma. Uscendo, però, incontrò Gesù che, alla sua celebre domanda, rispose che andava a Roma a farsi crocifiggere ancora. L’apostolo capì che si trattava di un rimprovero per il suo secondo tradimento, tornò in città ed affrontò serenamente il martirio. 
La frase “Quo vadis?” divenne poi il titolo di un romanzo di H. Sienkewicz, giornalista e scrittore polacco premio Nobel per la letteratura nel 1905, e del kolossal holliwoodiano che ne fu tratto.


Nelle foto: la locandina del film, Henryk Sienkewicz e Peter Ustinov, celebre attore britannico, nei panni di Nerone.




APERITIVO ETIMOLOGICO
Niente basta a chi non basta ciò che è sufficiente (Epicuro).
Epicuro (Samo, 341 a.C. - Atene, 271 a.C.) è fondatore di una delle più importanti scuole ellenistiche, il "Giardino" (L'Ellenismo è un periodo storico/culturale compreso fra III° e I° secolo a.C. e consistente nella diffusione della cultura greca nel vicino e lontano Oriente e nel tentativo di fondare una lingua comune, comprensibile in tutto il mondo "grecizzato" - la cosiddetta "Koinè") ed è autore di oltre 37 libri, 9 dei quali rimasti a noi. 
La citazione che abbiamo riportato rappresenta uno dei punti più importanti del pensiero epicureo: vivere serenamente, accettando il naturale scorrere del tempo, non temere la morte perchè "la morte è nulla per noi, perché quando ci siamo noi la morte non c'è e quando c'è la morte non ci siamo più noi". L'unica cosa che rimane è il piacere sereno dell'anima, che va goduto senza covare la pretesa di renderlo durevole in quanto il piacere assoluto non esiste o, quantomeno, l'uomo non potrà mai raggiungerlo.

APERITIVO ETIMOLOGICO
Forse non tutti sanno che...
Oggi non vi raccontiamo la storia di un detto, ma di un fiume: il Tevere. 
Fu Benito Mussolini, nel 1923, ad "allargare" i confini della zona tosco-romagnola, in modo da inserirvi la parte di Verghereto, su cui sorge il monte Fumajolo.
Il perchè di questa scelta è presto spiegato: il Duce voleva che la sorgente del fiume Tevere, che si trova appunto sul Fumajolo, nascesse in Romagna. Roma e le sue sacre acque come simbolo e forza di un Impero, quello romano, di cui Mussolini si sentiva in qualche modo continuatore e nuovo Cesare.
Tutti sappiamo come andò a finire...



Ad maiora!