giovedì 20 maggio 2021

E (LA) LUNA BUSSO’ ALLE PORTE DEL BUIO (DEL SUO INTELLETTO…)

Qualche giorno fa, su un autorevole quotidiano, il giornalista “Satellite” ha pubblicato un pezzo nel quale si è scagliato, senza mezze misure, sui docenti italiani che, a suo dire, non hanno realizzato nulla nei lunghi mesi di DaD (Didattica a Distanza). Naturalmente non bisogna generalizzare: in ogni professione vi sono lavoratori responsabili e altri meno. Ma direi che sia ora di tagliare corto con queste accuse, sterili e demagogiche, generate a ciclo continuo sul corpo insegnante. Il signor “Satellite” ha mai messo piede in una scuola? Sa cosa significa gestire decine e decine di studenti, ponderare il peso delle parole anche quando ci sarebbe il desiderio di rispondere per le rime, capire le varie situazioni e valutarle una per una?

Basta con i pregiudizi! Allora perché, con lo stesso livore dialettico, non si ragiona sul lavoro del giornalista, o del notaio, oppure del commerciante? Troppo comodo sottolineare le consuete banalità, che ormai hanno stancato pure i muri: tre mesi di ferie in estate, sedia scaldata, tutti i pomeriggi liberi, ecc. Se tutti questi privilegi fanno gola, consiglio ai nostri detrattori di tentare il concorso per diventare docenti e di vincerlo, se ne sono capaci.

È davvero irritante leggere questi passaggi dell’Illustre: “Ma allora bocciate anche voi stessi, cari professori. Che non vi siete chiesti come interpretare didatticamente la pandemia, che avete pensato solo al programma ministeriale da finire, ad ogni costo, "sì, anche ginnastica in dad e allora"? Bocciate anche voi che non sapevate nulla di computer e didattica digitale (e questo era normale, comprensibile in un paese povero di competenze digitali come il nostro); ma che ancora oggi non ne sapete nulla. È passato più di un anno e non avete imparato nulla. Fate ancora le stesse lezioni orribili di un anno fa”.

Non ci siamo chiesti come affrontare la situazione, pensiamo solo ai programmi: siamo ignoranti, insomma.

E pensare che, un tempo, c’erano quotidiani seri, condotti da redattori di qualità. Già, un tempo… Quando l’informazione aveva un senso e non era dettata dal pressapochismo e dalla dabbenaggine di cui l’eccelso “satellite” è gran maestro.

 

Ad maiora!

giovedì 13 maggio 2021

IL PENSIERO, TORMENTO E PASSIONE

 Dì un po’: com’è che tu misuri il cosmo e i limiti

della terra,

tu che porti un piccolo corpo formato da poca

terra?

Misura prima te stesso e conosci te stesso,

e poi calcolerai l’infinita estensione della

terra.

Se non riesci a calcolare il poco fango del tuo

corpo,

come puoi conoscere la misura

dell’incommensurabile?

(Pallada – Antologia Palatina, XI, 34)

 

I versi epigrammatici che abbiamo appena letto possono indurre in noi una breve riflessione: capita spesso, infatti, che tentiamo di spiegare il perché delle cose, arrovellandoci in pensieri e, conseguentemente, problemi più grandi di noi.

Il mondo greco sa cogliere con estrema lucidità i difetti della psiche che, non a caso, può avere un duplice significato: “anima” e “mente”. Conoscere se stessi, massima che Pallada mutua da Socrate, è l’impresa più alta a cui siamo chiamati, una vera missione morale. Il cervello comanda le emozioni, per alcuni, ma non per altri: l’istinto si impone sull’intelletto, producendo risultati imprevedibili.

Dum loquimur, fugerit invida aetas (Mentre parliamo, il tempo invidioso se ne sarà già andato), scrive Orazio: non perdiamo tempo in questioni complesse, la vita è breve e complicarla non serve. Dobbiamo spingerci oltre il muro del Super – Io, di quel massimo controllore delle nostre menti, di quel censore di emozioni e di libertà, che ci opprime e ci inchioda al palo. Non è facile, naturalmente: la notte, il buio, il silenzio sono i compagni più temibili con cui abbiamo quotidianamente a che fare; ci mostrano nitidamente i dubbi, le angosce, i tormenti delle scelte, del cambiamento, del domani.

Una soluzione al male della Ragione, però, c’è e si chiama “metron”, vale a dire “misura” o, se preferite, “equilibrio”. Misura prima te stesso e conosci te stesso, e poi calcolerai l’infinita estensione della terra.

 

Ad maiora!