Qualche giorno fa, su un autorevole quotidiano, il giornalista “Satellite” ha pubblicato un pezzo nel quale si è scagliato, senza mezze misure, sui docenti italiani che, a suo dire, non hanno realizzato nulla nei lunghi mesi di DaD (Didattica a Distanza). Naturalmente non bisogna generalizzare: in ogni professione vi sono lavoratori responsabili e altri meno. Ma direi che sia ora di tagliare corto con queste accuse, sterili e demagogiche, generate a ciclo continuo sul corpo insegnante. Il signor “Satellite” ha mai messo piede in una scuola? Sa cosa significa gestire decine e decine di studenti, ponderare il peso delle parole anche quando ci sarebbe il desiderio di rispondere per le rime, capire le varie situazioni e valutarle una per una?
Basta con i pregiudizi! Allora
perché, con lo stesso livore dialettico, non si ragiona sul lavoro del
giornalista, o del notaio, oppure del commerciante? Troppo comodo sottolineare
le consuete banalità, che ormai hanno stancato pure i muri: tre mesi di ferie
in estate, sedia scaldata, tutti i pomeriggi liberi, ecc. Se tutti questi
privilegi fanno gola, consiglio ai nostri detrattori di tentare il concorso per
diventare docenti e di vincerlo, se ne sono capaci.
È davvero irritante leggere questi
passaggi dell’Illustre: “Ma allora bocciate anche voi stessi, cari professori.
Che non vi siete chiesti come interpretare didatticamente la pandemia, che
avete pensato solo al programma ministeriale da finire, ad ogni costo,
"sì, anche ginnastica in dad e allora"? Bocciate anche voi che non
sapevate nulla di computer e didattica digitale (e questo era normale,
comprensibile in un paese povero di competenze digitali come il nostro); ma che
ancora oggi non ne sapete nulla. È passato più di un anno e non avete imparato
nulla. Fate ancora le stesse lezioni orribili di un anno fa”.
Non ci siamo chiesti come
affrontare la situazione, pensiamo solo ai programmi: siamo ignoranti, insomma.
E pensare che, un tempo, c’erano
quotidiani seri, condotti da redattori di qualità. Già, un tempo… Quando
l’informazione aveva un senso e non era dettata dal pressapochismo e dalla
dabbenaggine di cui l’eccelso “satellite” è gran maestro.
Ad maiora!
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