Buona lettura!
Aurea mediocritas
L’aurea via di mezzo (Orazio, Odi, II, 10, 5)
Si tratta di una traduzione alternativa al “modus optimum”
con cui veniva reso il precetto greco di Pitagora (Métron άriston: l’ottima
misura). L’aggettivo “aureus” indicava eccellenza e la “mediocritas” era il
termine tecnico con cui i filosofi abitualmente rendevano il giusto equilibrio.
L’ode di Orazio in cui viene impiegata l’espressione è, infatti, un invito alla
saggezza, che consiste proprio nella capacità di tenersi lontani da ogni
eccesso. Al giorno d’oggi, però, la locuzione è mal interpretata: dato che, in
italiano, il termine “mediocrità” non ha il valore positivo del suo antenato
latino, “aurea mediocritas” ha finito per essere usato nel senso di “mediocrità
superficiale”. Niente di più sbagliato! Trovarsi a metà strada, infatti, è
aureo perché equidistante fra la cima, ovvero gli eccessi, e la base, i
difetti.
Gloria fugientes magis sequitur
La gloria insegue preferibilmente quelli che la sfuggono
(Seneca, De beneficiis, V,1,4)
Massima, a nostro avviso, di
grande, grandissima potenza. Molto più di un luogo comune, quindi. Nella
cultura classica la modestia è un requisito indispensabile per raggiungere la
vera gloria, che non va esaltata nè desiderata. Potremmo attualizzare il
concetto in riferimento ai tanti personaggi che popolano la nostra quotidianità
e che si affannano ad apparire, senza preoccuparsi di essere.
Ecco, quindi, un buon motivo per rispolverare le tradizioni classiche, mai passate di moda, mai superflue.
Ecco, quindi, un buon motivo per rispolverare le tradizioni classiche, mai passate di moda, mai superflue.
Tu ne quaesieris, scire nefas
Tu non chiedere, non è lecito saperlo (Orazio, Odi, I, 11,
1)
Si tratta dell’inizio di una delle odi più celebri di
Orazio, quella del Carpe diem. Il poeta, parlando con la sua donna, il cui nome
lirico è Leuconoe, dal greco “testa/mente candida”, la invita a non cercare di
prevedere il futuro ricorrendo alla magia perché non è lecito sapere quale
sorte ci abbiano riservato gli dei. L’unica salvezza per l’uomo è non sperare
nel domani, poiché non sappiamo se ci sarà un domani, e vivere nel presente,
cogliendo l’attimo, ed evitando speranze troppo a lungo termine (Spatio brevi
spem longam reseces: “Taglia la speranza troppo lunga in uno spazio troppo
breve”). Forse molti di voi ricordano un film, “L’attimo fuggente”, in cui il
Professor Keating invitava i suoi ragazzi a vivere il mondo con libertà ed
autonomia morale, di pensiero e di azione, lottando contro le rigide
imposizioni delle famiglie e della società. Un insegnamento coraggioso,
straordinario, ma anche molto pericoloso. Non vogliamo dire che si debba
seguire pedissequamente il volere degli altri, ci mancherebbe! Ma i giovani
hanno anche bisogno di riferimenti e di regole ed è stato questo – forse – il
piccolo grande errore commesso dal Professore. Speriamo che il Carpe diem e la
citata pellicola che ha come protagonista Robin Williams vi invitino a
riguardare, o a vedere per la prima volta, questo straordinario film. Più arduo
sarà leggere le Odi di Orazio, ma la speranza è sempre l’ultima a capitolare!
Ad maiora!