di Fabio Pagani
Oggi entriamo a pieno titolo nella Grecia del VI secolo e ci occupiamo di quei poeti che cantano l'amore, le passioni, i più intimi segreti. Si tratta dei melici monodici, vale a dire di coloro che affermano un tipo di poesia non solo individuale, ma anche di gruppo. Saffo, ad esempio, canta i vari aspetti dell'amore all'interno di un circolo di ragazze, il thiasos, da lei diretto sotto il segno di Afrodite.
Vive a Mitilene, città dell'isola di Lesbo: è bruna, piccolina e, a quanto pare, non bella.
Si sposa, ha una figlia (Cleide, che ricorre in molte poesie della madre, per es. il fr. 132 Voigt).
Ho una bella bambina che assomiglia
A un fiore d’oro, Cleide prediletta,
E non la cambierei io con la Lidia
Intera o con l’amata.
Saffo riunisce molte fanciulle, definite “etairai” (compagne) o
“matzetriai” (allieve) nella sua casa: per indicare questa cerchia di amiche si
usa il termine “thiasos” ("tiaso", parola che non compare mai nelle sue poesie).
Scopo del tiaso è l'avviamento al matrimonio, anche se occorre sottolineare
che le cose che le giovani imparano (cantare, danzare, vestirsi e muoversi con
eleganza, cospargersi di unguenti, intrecciare corone di fiori) non le
metteranno poi in pratica come mogli. Quindi è più giusto dire che Saffo
insegna alle fanciulle l'arte della seduzione, rendendole testimoni di
Afrodite, dea della bellezza e dell'amore (fr. 1 Voigt).
Ad Afrodite
Afrodite, trono adorno, immortale,
figlia di Zeus, che le reti intessi, ti prego:
l'animo non piegarmi, o signora,
con tormenti e affanni.
Vieni qui: come altre volte,
udendo la mia voce di lontano,
mi esaudisti; e lasciata la casa d'oro
del padre venisti,
aggiogato il carro. Belli e veloci
passeri ti conducevano, intorno alla terra nera,
con battito fitto di ali, dal cielo
attraverso l'aere. (…)
In precedenza abbiamo citato l'isola di Lesbo. Probabilmente a qualcuno di
voi verrà in mente un aggettivo, “lesbico”: c'è un nesso fra il nome dell'isola
e il termine indicato? Certamente. Caratteristico del tiaso di Saffo, infatti,
è l'omoerotismo: è necessario sottolineare come per i Greci non fosse
disdicevole l'amore fra un adulto ed un giovane imberbe o tra una adulta ed una
fanciulla, a differenza dei rapporti intimi fra persone mature. Era considerato
normale, invece, il legame giovane-adulto: si lodava la persona con più anni se
riusciva a soddisfare il proprio desiderio, era ammirato il ragazzo se, al
contrario, era capace di rimanere puro. Il giovane, appena “metteva” la barba,
non era più amato dagli uomini, ma dalle donne e prendeva regolarmente moglie.
Saffo è, per eccellenza, la poetessa dell’amore: soffre, spera, attende, si
contorce dal dolore, ama con la forza di un vulcano.