Cos’hanno in comune Giacomo Leopardi e
Lorenzo Cherubini, alias Jovanotti? Nulla, in apparenza. Eppure…
Oggi vi voglio proporre un ardito parallelismo
letterario-tersicoreo, poetico e musicale, tra il genio di Recanati e la
snodata popstar nativa di Roma. Tutti noi abbiamo letto, se non altro nelle
antologie scolastiche, il “Sabato del villaggio”, canto leopardiano composto
nel settembre del 1829, in pieno pessimismo storico. Siccome i ricordi
adolescenziali dei più si limitano, spesso e volentieri, a ragazze, ragazze e
ancora ragazze (non c’è nulla da biasimare!), raramente a poesie o romanzi,
rinfreschiamoci la memoria: in particolare, nella seconda parte
dell’idillio (vv. 38-51) il poeta riflette sulla vanità dell'attesa
della festa: il piacere, che ognuno di noi attende con ansia, non arriverà mai,
ma lascerà spazio solamente a noia e tristezza
(“diman tristezza e noia | recheran l’ore” vv. 40-41) . La riflessione si
estende poi anche alla vita: la giovinezza è un periodo felice, perché
si aspetta con gioia l'entrata nell'età adulta, come quando il sabato
ci si prepara per il giorno di festa; tuttavia il passaggio di età non porterà
gioia, ma si rivelerà doloroso e privo di piacere. Già, il piacere. Cosa
rappresenta per Leopardi? Può esistere? E’ semplicemente l’attesa di un
benessere futuro che, una volta afferrato, si rivelerà illusorio e privo di
sostanza.
La tematica de “Il sabato del villaggio” viene
sviluppata anche in alcune pagine dello “Zibaldone”, in cui viene affermato che:
il piacere umano si può dire ch'è sempre futuro,
non è se non futuro, consiste solamente nel futuro. L’atto proprio del piacere
non si dà. Io spero un piacere; e questa speranza in moltissimi casi si chiama
piacere.
Jovanotti, a modo suo, recupera parte del
pensiero leopardiano, cantando in “Sabato” quella che è la spasmodica attesa
dei ragazzi verso il giorno più eccitante della settimana, a conclusione di
lunghe e pesanti lezioni ed alle porte di un week end da vivere fino in fondo.
“Quando non si lavora è sempre sabato, vorrei che ritornasse presto un altro
lunedì”: perché il lunedì? Perché inizierà una nuova attesa, un conto alla
rovescia verso un altro sabato.Certo, il sabato leopardiano è ancora attesa, mentre Jovanotti lo vive come traguardo della settimana; ma, al di là di tutto, il processo che porta ad assaporare i momenti e le ore che ci separano da un evento che tanto desideriamo è, con un po' di fantasia, molto simile.
Jovanotti, Sabato Come nei sabati sera in provincia
Che sembra tutto finito poi ricomincia
Giacomo
Leopardi, Il sabato del
villaggio
Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l’ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l’ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Ai ragazzi piacciono queste analogie; oggi come
oggi è dura far capire ed amare poeti e scrittori del XIX secolo a giovani
sedicenni che crescono con ben altri riferimenti. Con un po’ di “labor limae”,
però, si fanno miracoli! Intanto, se vi va di approfondire, gustatevi video e
parole di “Sabato” e provate a trovare punti in comune con la poesia
leopardiana che avete in casa o, tutt’al più… C’è sempre Google!
Ad maiora!