Il titolo di questa riflessione è
latino: “domi” significa, infatti, “a casa”. Tale è l’imperativo che circola
in TV, sui social network, sulle
bocche dei più influenti personaggi famosi. Fino a ieri, tuttavia, il
melenso fiume di retorica, del tipo “ne usciremo, tutti insieme”, “forza, siamo
italiani e nel momento di difficoltà emerge il nostro spirito”, pareva
inascoltato e le persone, VIP compresi, circolavano allegramente. Ora,
giustamente, la paura. Siamo di fronte ad una pandemia che ci costringe a
violentarci per poter raggiungere la luce. Le misure imposteci dal Governo sono
più che necessarie, ma ci è consentito di passeggiare, purchè lo si faccia in
isolamento. Questa mattina, durante la pausa delle mie video-lezioni, ho deciso
di uscire dal mio buen retiro e di
fare due passi per Lugo: città deserta, circondario silenzioso, atmosfera
surreale. Talmente surreale al punto da udire i lamenti di un cane in
lontananza, o i cigolii di una vecchia bicicletta che, arditamente, attraversa
la strada e che, in tempi normali, sarebbero soffocati dalle chiacchiere della
gente o dai rombi delle automobili.
Non ho mai creduto, in questi
giorni, al fatto che queste situazioni possano farci riscoprire: io mi conosco
benissimo, sono molto noioso e non ho angoli segreti che non abbia ancora
ispezionato. Però un fatto è certo: le piccole cose sono grandi. Ciò che
crediamo di banale routine, prendere un caffè al bar, leggere il giornale,
mangiare una pizza, camminare per strada senza vedere untori da ogni parte, è
un patrimonio inestimabile. E’ libertà di azione, bellezza della semplicità,
meraviglia quotidiana di chi ha la fortuna di vivere in un Paese occidentale,
denso di contraddizioni, sì, ma che non impedisce alle persone di fare ciò che
desiderano. Ecco, spero che questa esperienza, che prima o poi terminerà, possa
aiutarci a capire quanto sia bella la banalità, che ora ci manca da morire.
Come diceva il grande Benigno
Zaccagnini, indimenticato deputato DC dell’Assemblea Costituente, della
Repubblica, nonché Ministro dei lavori pubblici nel Governo Fanfani, “S'l'è not us farà dè”!
Ad maiora!