venerdì 30 settembre 2016

DAL PRINCIPIO DIO, CASO O CAOS? NE PARLIAMO CON ESIODO



Cari amici,

oggi ci sentiamo molto fatalisti e vogliamo trattare, alla “greca”, il tema dell’origine dell’Universo. Niente scienza, quindi, nessun riferimento al bosone di X!
Chi è Esiodo? E’ un poeta vissuto nella seconda metà dell’VIII° secolo a.C. e rappresenta la prima figura poetica che narra in esametri - vuol dire che ogni verso è costituito di 6 piedi o sillabe, detto in parole povere – esa (6) + metron (misura) - , in dialetto epico ed in prima persona. Di lui restano due opere: la “Teogonia” e le “Opere e i giorni”. Ci piace, in questo breve racconto, soffermarci sul primo componimento di Esiodo: si tratta di un poemetto di 1020 esametri sulla creazione del cosmo e sulla genealogia degli dèi. Le divinità hanno forma umana, come nei poemi di Omero, anche se alcune sono elementi (il Cielo, il Mare), altre sono astrazioni (le Contese, il Travaglio, l’Oblio, la Fame, i Dolori, le Mischie…).
Possiamo distinguere tre sezioni dell’opera: dai versi 1-115 c’è il Proemio alle Muse, nel quale Esiodo ricorda il giorno in cui gli apparvero,  gli insegnarono il canto e gli donarono lo scettro di alloro mentre pascolava il gregge ai piedi dell’Elicona (monte sacro alle Muse).



Dai vv. 116-132 troviamo la teoria sulla formazione dell’Universo: prima ci fu il Caos, poi nacquero Gea (la Terra) ed Eros (l’Amore). Dal Caos derivarono Erebo e Notte, dalla cui unione furono generati i due contrari, Etere e Giorno. Da Gea, infine, derivarono Cielo (detto anche Urano), Monti e Mari. Nell’ultima parte dell’opera (vv. 132-1020) si parla della genealogia degli  dèi. A nostro parere è molto interessante la spiegazione del male: Prometeo divise le carni di un bue in parti disuguali. Zeus lo notò, scelse la parte peggiore e punì gli uomini negando loro il fuoco. Prometeo rubò il fuoco a Zeus e lo regalò agli uomini, a quel punto il dio formò la prima donna, Pandora, e la mandò fra gli uomini come loro rovina.



Quale significato diamo a questo “mitos”, racconto? Semplicemente questo: il male ha origine da un’ingiusta distribuzione dei beni e, in base al mito sopra riportato, è il segno della giustizia di Zeus.
La visione del destino umano, rappresentata efficacemente nella Teogonia, viene approfondita nelle “Opere e i giorni”, poemetto di 828 esametri in dialetto epico. Perno dell’opera è l’etica del lavoro: la ricchezza mal procurata, infatti, è condannata dagli dèi, mentre quella fondata sulla fatica viene lodata. Esiodo si chiede, poi, perché gli uomini siano stati puniti: la risposta è nel già citato mito di Pandora, la prima donna, che aprì il suo vaso dove si trovavano malattie e morte. Soltanto la Speranza non uscì.  Il poeta, infine, racconta il mito delle cinque età: oro, argento, bronzo, eroi, ferro, a cui seguiranno epoche peggiori in cui prevarranno ingiustizia ed inganno, e chiuderà con la leggenda dello sparviero, che tiene fra gli artigli un usignolo, simbolo di un mondo in cui domina l’arbitrio del più forte. Si potrà, quindi, giungere alla salvezza? Sì, quando sugli uomini scenderà la vergine figlia di Zeus, Dike (la Giustizia).

Ad maiora!