Chi ha studiato il latino si è certamente imbattuto in Catullo, il poeta dell’amore mancato.
Egli apparteneva al gruppo dei Poetae Novi che, seguendo l’antica tradizione greca, si dedicavano alla stesura di poesie “liriche”, affidando ai versi l’espressione dei sentimenti più intimi e delicati. Allora, però, questi poeti erano alquanto snobbati; la poesia, quella vera, era considerata l’epica. Il “povero” Catullo soffriva tanto, troppo per la “sua” Lesbia, donna dai dubbi costumi morali e traditrice incallita. Oggi, in modo molto popolare, diremmo che il nostro poeta “si faceva dei viaggi”, fantasticava su un sentimento vero, profondo ed autentico da vivere con colei che più di tutte amava. Ma Lesbia non era una donna come le altre: aveva dieci anni di più di Catullo, era la sorella di un tribuno della plebe romana, ma rappresentava, al di là della sua identità storica, l’oggetto di un amore instabile, che oscillava fra momenti di estasi (“Dammi mille baci, poi cento, poi altri mille e quindi cento…”) e giornate di puro disincanto (“Le parole che una donna dice all’amante pieno d’amore andrebbero scritte nel vento e nell’acqua corrente”).
Questo stato d’animo è ben rappresentato da uno dei frammenti
più celebri del poeta veronese: Odi et amo (c. 85).
Odi et amo.
Quare Id faciam,fortasse requiris.
Nescio,sed fieri sentio et excrucior.
Nescio,sed fieri sentio et excrucior.
[Odio e amo.
Forse mi chiedi come io faccia.
Non lo so, ma sento che ciò accade, e mi tormento.]
Non lo so, ma sento che ciò accade, e mi tormento.]
Sulla scia di Catullo molti hanno ripreso quest’ossimoro (odiare ed amare allo stesso tempo).
Totò (al secolo Antonio De Curtis)
nel testo di una delle più famose canzoni italiane, Malafemmena, scrisse:
Femmena,
tu si’ a cchiù bella femmina …
Te voglio bene e t’odio,
nun te pozzo scurdà.
senza
riuscire a scordare colei che era per lui fonte di dolore.
Ma, in tempi più recenti, anche Mina (Anna Maria Mazzini)
riprendeva l’ossimoro catulliano, nella canzone Grande, grande, grande, scritta da Alberto Testa e messa in musica da Tony Renis.
Ti odio, poi ti amo,
poi ti amo, poi ti odio,
poi ti amo…
Non lasciarmi mai più:
sei grande, grande, grande,
come te sei grande solamente tu.
Ma, in tempi più recenti, anche Mina (Anna Maria Mazzini)
riprendeva l’ossimoro catulliano, nella canzone Grande, grande, grande, scritta da Alberto Testa e messa in musica da Tony Renis.
Ti odio, poi ti amo,
poi ti amo, poi ti odio,
poi ti amo…
Non lasciarmi mai più:
sei grande, grande, grande,
come te sei grande solamente tu.
Through the storm we reach the shore
You give it all but I want more
And I'm waiting for you
[Chorus]
With or without you
I can't live
With or without you
And you give yourself away
And you give
And you give yourself away
Ogni volta che si viene abbandonati ci si dispera e si giura che non si cadrà mai più nelle trappole di Cupido. Ma sappiamo bene che non è così. Anche Catullo ogni tanto ci cascava, senza rendersi conto che Lesbia si divertiva a calpestare la sua dignità, che lo faceva apparire lo zimbello di cui tutti si prendevano gioco. Insomma, sembra che la storia di Catullo e del suo infelice amore assomigli alla trama di qualche gossip strampalato che oggi leggiamo sulle riviste di qualche sala d’attesa, ma allora il marchio di “cornuto e felice” non era così facile da sopportare!
Ad maiora!