venerdì 22 novembre 2024

Ricordi ed emozioni nell'ultimo libro di Nevio Spadoni

di Fabio Pagani

Poesia e musica per celebrare il senso della vita. Giovedì 21 novembre, nella bellissima cornice della sala Ragazzini di Ravenna, Nevio Spadoni ha letto ed interpretato alcune delle liriche contenute nella raccolta Parôl d’sêl e d’mél (Parole di sale e di miele - Arcipelago Itaca Edizioni), con l'ottimo accompagnamento di Alvio Focaccia alla fisarmonica. Un'ora di intense vibrazioni a cui il numeroso pubblico presente ha tributato applausi sinceri.

Spadoni (San Pietro in Vincoli, 1949) è poeta e drammaturgo di respiro nazionale ed internazionale: ha alle spalle una vita nell'insegnamento della storia e della filosofia, con cui ha lasciato tracce profonde nei tanti studenti che, oggi, sono suoi lettori e amici. Fra i riconoscimenti ottenuti in carriera, ricordiamo gli ultimi, vale a dire il premio "Lerici Pea-Paolo Bertolani" per la poesia in dialetto nel 2023 ed il premio "Pascoli", nel settembre di quest'anno, ricevuto proprio per la raccolta Parôl d’sêl e d’mél (per una bio-bibliografia approfondita, consigliamo il sito internet personale dell'autore: www.neviospadoni.com).

Questa raccolta, che è una narrazione poetica, fluisce secondo un corso, quello dell’esistenzialismo di cui Nevio è grande conoscitore. La domanda che emerge dalla lettura delle liriche è: come possiamo affrontare quel Nichilismo che, seguendo il pensiero del filosofo Heidegger, pare essere dominante nel mondo di oggi?

La risposta, o una delle risposte, è nella poesia: attraverso la parola, l’autore fiuta la possibilità di indagare nell’interiore dell’individuo, scalfendo la scorza dura della vita: dolori, ricordi, preoccupazioni vengono attenuati e, a volte, leniti dalla poesia. Spadoni, che giunge a quest'antologia dopo un percorso fatto di indagini, scoperte e riscoperte, è un “archeologo” del verso perché riesce a far riaffiorare ricordi e profumi ormai soffocati dall’incedere vuoto del tempo di oggi. 


E fa ciò con il dialetto, la sua lingua-madre, quella che lo tiene legato alle proprie radici; il vernacolo, con la sua immediatezza e sfrontatezza, insieme alla musicalità e al lirismo, produce chiarezza, significato, ma lo fa in modo sobrio e senza inutili ricami. E’ la lingua della campagna, di un humus che ricollega tutti noi - anche se, spesso, lo dimentichiamo - “ad un dialogo incessante fra passato e presente, tra mondo d’origine e realtà in trasformazione”, come scrive Manuel Cohen nella prefazione al libro.

Le poesie di Parôl d’sêl e d’mél sono proprio questo: una riflessione sulla vita, a tratti cruda, a volte dolce e malinconica. Ma senza poesia, quel “tocco sinistro del presente” di cui parla Spadoni risuonerebbe insopportabile.