Cari amici,
non volevo affrontare il
discorso, ma non so resistere. Da alcune settimane sta scoppiando la polemica,
voluta e strumentalizzata da sedicenti siti web e accreditata a genitori di
varie parti d’Italia, sull’eccessiva mole del compito che gli studenti hanno
quotidianamente a casa. Addirittura – e la cosa sarebbe grave – anche il
ministro (volutamente in minuscolo) all’Istruzione, Stefania Giannini, ha
affermato che, grazie alla “buona” (ancora in minuscolo!) scuola, i ragazzi
saranno meno gravati dall’onere di trascorrere i loro pomeriggi in casa, a
studiare. Siamo in odore di referendum e tutto è concesso. Comunque sia,
cerchiamo di essere seri: a cosa serve il compito? Certamente è una forma di
responsabilizzazione del ragazzo, il quale sa di dover affrontare un dovere
ineludibile; è un mezzo per imparare ad organizzarsi, a dettare dei tempi
definiti entro i quali svolgere l’attività e, ancor di più, aiuta a ragionare,
riflettere e rielaborare. Insomma, il compito a casa è necessario. Purtroppo,
però, in un’epoca pessima come è la nostra, un valore educativo e, perché no,
morale come il dovere scolastico è diventato un fatto secondario al bisogno
delle famiglie di pensare in primis alle attività sportive e ricreative da far
svolgere ai propri figli, poi all’assoluta impellenza di dedicare molto tempo
agli svaghi.
A noi andrebbe anche bene così, a patto che padri e madri non
venissero più a lamentarsi dei brutti voti del loro ragazzo! Invece – e questo
è meraviglioso – ogni giustificazione è valida purchè si metta in evidenza che
è la scuola ad essere troppo esigente e che il povero studente non ce la fa a
reggere un ritmo così tambureggiante. Per fortuna, al di là della propaganda
messa in moto da questo governo (minuscolo!) di Marionette (maiuscolo!), siamo
convinti che la maggior parte dei genitori sia ancora dell’idea per cui le
priorità di un adolescente siano la formazione, lo studio e la crescita morale
ed intellettuale. E’ ovvio che gli svaghi ed i momenti di libertà sono
necessari! Nessuno lo mette in dubbio. Crediamo, però, che i professori non
siano figli di un’erudizione vuota ed arida: anche loro sono persone, hanno
problemi, scadenze, emozioni, momenti di difficoltà. E sanno benissimo
calibrare l’obiettivo ed assegnare le giuste attività casalinghe ai loro studenti,
senza privarli dei necessari spazi di vita. Se, poi, per una famiglia sono più
importanti per l’avvenire del loro figliolo i risultati nel gioco del calcio o
nella danza, beh, allora, alziamo le mani! Il timone della scuola italiana sta
virando verso un iceberg che la distruggerà, questo è il punto. Quale
soluzione, quindi? Più spazio ai buoni contenuti, al confronto costruttivo,
alle lezioni libere da quegli stupidi vincoli burocratici, al modello
socratico.
Il celeberrimo affresco di Raffaello, la Scuola di Atene (Socrate si trova alla nostra sinistra, in piedi, vestito con una tunica verde)
Sì, il vero insegnamento è proprio quello, a nostro parere. Chi
scrive è ancora oggi affezionato a certi professori piuttosto che ad altri, che
non ricorda volentieri. Forse, o senza dubbio, ci sarà un motivo.
Ad maiora!