giovedì 19 marzo 2020

UN TEMPO PICCOLO


I problemi della vita, della nostra corsa verso una luce che, probabilmente, non splenderà mai pienamente. I ricordi, la difficile combinazione da azzeccare alla roulette, quell’attimo che divide una speranza da una delusione.
In questi giorni tutti un po’ uguali a se stessi, mi è venuto in mente il “Califfo”, Franco Califano, e la canzone, poi cantata dai “Tiromancino”, dal titolo “Un tempo piccolo”.
Un uomo che, in un momento, diventa grande; abbandona le illusioni di bambino, fa i conti con la realtà.
“Provai a sbagliare per sentirmi errore” è un verso del testo, quello in cui ognuno di noi può riflettersi. Cambiare direzione, sapendo di sbagliare, ma è essenzialmente così. Rischiare, giocare forte, rinascere, forse, ma non per forza. Non avere regole, tracciare su una tela parabole incerte, ma proprie, vere. La vita è fatta di ritmi sincopati, di momenti diluiti nel vino, di sogni folli.
Alla fine, quindi, cosa rimane? Rimangono i ricordi, i “se”, quel tempo piccolo che non basta per dimenticare una vita intera. 

“Spostai lo sguardo per mirare altrove
cercando un modo per dimenticare”

è il pensiero che è una strada da percorrere continuamente, tornando sempre al punto di partenza, abituandosi a guardare la vita con indifferenza. Solo allora capiremo di essere guariti, di essere rinati, senza dimenticare, però, di convivere con le nostre mancanze.
Questa canzone mi infonde coraggio, anche se il messaggio non è proprio ottimistico. Realtà, coscienza di sé e certezza di essere qui senza covare inutili illusioni.

Buon ascolto.

Ad maiora!


domenica 15 marzo 2020

LA PARTITA DA SOGNO…


Stadio “Dino Manuzzi” o, se preferite, “Orogel Stadium”, ore 15.00. Va in scena il derby della fantasia, della mente che può viverlo, giocarlo, sacramentarlo. Oramai solo questo ci resta.
E’ una splendida giornata di sole su Cesena: sugli spalti circa 8mila persone, con nutrita rappresentanza giallorossa. Ah, dimenticavo un piccolo dettaglio: va in scena Cesena – Ravenna, ma penso si fosse capito.
Entrambe le compagini non se la stanno passando benissimo: i bianconeri a 30 punti, i bizantini, in piena zona play – out, a 27. Sfida salvezza, fondamentale per entrambi.
La curva “Mare”, quella delle “Weiss Schwarz Brigaden”, tira fuori la voce ed intona l’inno del Cesena, mentre le due squadre stanno per entrare sul terreno di gioco. Il settore ospite, popolato da circa 800 tifosi, risponde con un sonoro “la Romagna siamo noi!”. E’ un trionfo di sciarpe, vessilli, labari e di sani “vaffanculo”.


In questo momento di massima libidine mi tornano in mente certi derby del passato, dalla metà degli anni ’90 in poi; qui, Bobo Vieri, allora puntero ravennate, bucò la porta di casa, regalando ai Leoni una grande vittoria. Negli anni a seguire, in realtà, più delusioni che gioie, qualche pareggio e la clamorosa sconfitta per 3 – 2 nel gennaio 2008, con i giallorossi che, in vantaggio di due gol a metà ripresa, si fecero rimontare nel tripudio generale. E’ sempre andata decisamente meglio a Ravenna, dove la squadra di casa ha, spesso e volentieri, emendato i cesenati con scapaccioni di un certo peso. Nel cuore ho il 2 – 0 del marzo 2000 (proprio di questi tempi…), con reti di Murgita e Grabbi. Per non parlare del gol vittoria di Mauro Bertarelli, l’anno precedente, che da zero centimetri spizzicò il pallone con la punta del piede destro. Era il 93’ minuto. Delirio al “Benelli”. Tanti sono i ricordi che si annidano nella mia mente, proprio ora che, seduto sulle gradinate del “Manuzzi”, insieme al mio amico Sindaco (non siamo mai stati tipi da curva, lo dico con un pizzico di dispiacere) sto per godermi lo spettacolo.
Chi uscirà vincitore dalla tenzone? Il Cesena di “Sasà” Caturano (tra l’altro, ex giallorosso) o il Ravenna di Mokulu e Nocciolini? L’arbitro è al centro del campo, le squadre sono schierate. I due capitani scambiano i gagliardetti ed i saluti di rito. Ci siamo. Il vento si è a malapena alzato e rinfresca questo sole di fine inverno.
Nocciolini è sul pallone… Ed io mi sveglio, mentre ho tra le mani l’ultimo libro del “Civ”.

Ad maiora!