giovedì 13 maggio 2021

IL PENSIERO, TORMENTO E PASSIONE

 Dì un po’: com’è che tu misuri il cosmo e i limiti

della terra,

tu che porti un piccolo corpo formato da poca

terra?

Misura prima te stesso e conosci te stesso,

e poi calcolerai l’infinita estensione della

terra.

Se non riesci a calcolare il poco fango del tuo

corpo,

come puoi conoscere la misura

dell’incommensurabile?

(Pallada – Antologia Palatina, XI, 34)

 

I versi epigrammatici che abbiamo appena letto possono indurre in noi una breve riflessione: capita spesso, infatti, che tentiamo di spiegare il perché delle cose, arrovellandoci in pensieri e, conseguentemente, problemi più grandi di noi.

Il mondo greco sa cogliere con estrema lucidità i difetti della psiche che, non a caso, può avere un duplice significato: “anima” e “mente”. Conoscere se stessi, massima che Pallada mutua da Socrate, è l’impresa più alta a cui siamo chiamati, una vera missione morale. Il cervello comanda le emozioni, per alcuni, ma non per altri: l’istinto si impone sull’intelletto, producendo risultati imprevedibili.

Dum loquimur, fugerit invida aetas (Mentre parliamo, il tempo invidioso se ne sarà già andato), scrive Orazio: non perdiamo tempo in questioni complesse, la vita è breve e complicarla non serve. Dobbiamo spingerci oltre il muro del Super – Io, di quel massimo controllore delle nostre menti, di quel censore di emozioni e di libertà, che ci opprime e ci inchioda al palo. Non è facile, naturalmente: la notte, il buio, il silenzio sono i compagni più temibili con cui abbiamo quotidianamente a che fare; ci mostrano nitidamente i dubbi, le angosce, i tormenti delle scelte, del cambiamento, del domani.

Una soluzione al male della Ragione, però, c’è e si chiama “metron”, vale a dire “misura” o, se preferite, “equilibrio”. Misura prima te stesso e conosci te stesso, e poi calcolerai l’infinita estensione della terra.

 

Ad maiora!

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