mercoledì 8 ottobre 2025

Università per adulti di Alfonsine, un fiore che non appassisce mai

di Fabio Pagani

Al via il 29esimo anno accademico dell’Università popolare per adulti “U. Pagani” di Alfonsine. Uno sforzo importante, quello condotto dai tanti volontari che continuano a credere in questa realtà associativa, un vero unicum nel panorama della bassa Romagna, se consideriamo che la città delle Alfonsine è un comune di circa 12mila abitanti che non può certo competere con i numeri di Lugo o, addirittura, di Ravenna.

Eppure, l’entusiasmo e lo spirito di iniziativa non mancano alla presidente Elena Corelli Grappadelli e a soci e consiglieri; per l’anno accademico 2025/26 sono in calendario 26 corsi che, per sintesi, suddividiamo in aree: storia, letteratura e culture, scienze naturali e umane, lingue straniere e laboratori espressivi.

La presidente dell'Università per adulti, Elena Corelli Grappadelli

Fra gli altri, menzioniamo il corso di Climatologia, tenuto dal noto meteorologo Pierluigi Randi, Il vino nella letteratura italiana moderna, proposto dall’autore di questo articolo, Scrittura creativa, a cura di Luca Malaguti, il Laboratorio di teatro, condotto dalla regista Giulia Torelli e tutto il pacchetto delle lingue, ben gestito da Francesco Costa, giovane e poliedrico insegnante attivo anche in corsi di Botanica, Biologia marina ed Astronomia.

Sono importanti anche le collaborazioni che la “U. Pagani” ha attive con enti culturali del territorio: l’Istituto storico della Resistenza di Ravenna, per esempio, opera da anni con l’associazione alfonsinese con corsi ed approfondimenti a cui si può partecipare gratuitamente. Pregevole la partnership con i musei Byron e del Risorgimento di Ravenna, tradotta nella partecipazione della loro direttrice, dott.ssa Alberta Fabbri, alla serata di apertura dell’anno accademico dell’università, lunedì 6 ottobre; Fabbri ha intrattenuto il numeroso pubblico con una bella lezione su vita e vicende di Lord Byron in Italia.

La dott.ssa Fabbri parla di Byron

Non dimentichiamo anche la sinergia con Ravenna Teatro, che ha illustrato agli intervenuti la stagione 2025/26 dei teatri ravennati.  Infine, ricordiamo gli eventi organizzati dall’Università, come presentazioni di libri, concerti ed iniziative benefiche: sono già in cantiere per fine anno e prima metà del 2026 diversi appuntamenti che, però, non sveliamo…

La presentazione della stagione di Ravenna Teatro

Per saperne di più sia sulle serate culturali sia sui corsi offerti, vi invitiamo a seguire il sito internet e i canali social dell’Università popolare per adulti “U. Pagani” di Alfonsine: un gioiello prezioso che continua a brillare.

I contatti: www.universitalfonsine.racine.ra.it; e.mail: universitalfonsine@racine.ra.it; facebook: /universitalfonsine


© Riproduzione riservata



domenica 5 ottobre 2025

Juventus Next Gen vs Ravenna 2-4

Poker giallorosso in casa della Juve Next Gen. Prosegue la galoppata dei bizantini

di Fabio Pagani 

Continua la striscia di vittorie del Ravenna, che si impone 4 a 2 sul campo della Juventus Next Gen al termine di una partita infinita. Giallorossi in gol con tutto il parco attaccanti, ma rivedibili in difesa.

La partita. Senza ultras al seguito, la banda di Marchionni si presenta al “Moccagatta” con una novità di formazione: Bianconi rileva Esposito come centrale del pacchetto arretrato. Al 15’, si fa vedere Luciani, ma il suo tiro è ben bloccato dal portiere bianconero. Al 27’, Juve pericolosa con Bruganello: è bravo Anacoura ad intervenire. Al 38’, Amaradio rileva l’infortunato Cudrig e non sarà una sostituzione banale… Un minuto dopo, grande contropiede del Ravenna con Luciani, che si fa beffa di Turicchia, calciando però alto. E’ il preludio al vantaggio bizantino: 40’, sponda di Luciani per Spini, che mastica un destro che batte il poco reattivo Mangiapoco.

Ripresa scoppiettante: al 52’, pareggio bianconero con Amaradio che conclude due volte a rete; dopo il primo tiro respinto dalla difesa ravennate, il secondo beffa l'incerto Anacoura e, dopo il tocco del palo, termina in rete. Al 61’, Bianconi e Da Pozzo lasciano spazio ad Esposito e Motti, con conseguente cambio di modulo (as usual…). Sessanta secondi più tardi, Spini ricambia il favore a Luciani, piattone vincente e Ravenna avanti 2 a 1. 64’, primo squillo di Motti: botta da fuori, Mangiapoco non brillante e sfera che si insacca fra palo e portiere. Al 69’, Amaradio cerca la seconda gioia personale, ma stavolta Anacoura è bravo e non si lascia sorprendere. Al 75’, Brambilla leva Deme e Guerra per Pugno e Vacca ed è proprio il n. 20 di casa, all’81’, ad accorciare le distanze con il suo primo sigillo fra i professionisti: cross dalla sinistra di Puckza ed incornata di testa del giovane attaccante bianconero lasciato colpevolmente senza marcatura nell'area piccola. 90’, Juve vicina al pareggio: Turicchia di testa, ma Anacoura si salva sulla linea; sugli sviluppi di questa azione, Mister Brambilla chiama l’FVS per un presunto fallo da rigore di Rrapaj, ma il sig. Pasculli non ravvisa gli estremi per il penalty. Massima punizione concessa, invece, al sesto minuto di recupero al Ravenna, dopo revisione FVS: Brugarello affossa Zagre e Motti non sbaglia. E’ 4 a 2, risultato che chiude una partita pazza e ricca di emozioni e qualche errore di troppo. Il Ravenna tiene il passo dell’Arezzo e si appresta ad un’altra insidiosa trasferta in quel di San Benedetto, domenica prossima, alle ore 20.30.

I nostri MVP di oggi: Luciani, Motti, Spini.

Il tabellino

Juventus Next Gen vs Ravenna 2-4 (40’ Spini, 52’ Amaradio, 62’ Luciani, 64’ Motti, 81’ Pugno, 100’ Motti rig.)

Juventus Next Gen (3-4-2-1): Mangiapoco; Brugarello, Scaglia F., Turicchia; Turco (46′ Anghelè), Owusu (87′ Makiobo), Faticanti, Puczka; Deme (76′ Vacca), Cudrig (38′ Amaradio); Guerra (76′ Pugno). All. Brambilla. A disp. Scaglia S., Fuscaldo, Ngana, Savio Crapisto, Van Aarle, Pagnucco, Martinez Crous, Perotti.

Ravenna (3-5-2): Anacoura; Donati, Solini, Rossetti (84′ Menegazzo), Rrapaj, Tenkorang, Lonardi, Luciani (90’+4′ Zagrè), Spini (84′ Scaringi), Bianconi (62′ Motti), Da Pozzo (62′ Esposito). All. Marchionni. A disp. Stagni, Borra, Falbo, Mandorlini, Okaka, Calandrini, Corsinelli, Ilari.

Arbitro: sig. Pasculli.

Ammoniti: 5′ Rrapaj, 25′ Cudrig, 45’+2′ Rossetti, 45’+4′ Bianconi, 90’+15′ Tenkorang.

Calci d’angolo: 6 a 5.

Recupero: 5 e 13 min.

 (C) Riproduzione riservata

mercoledì 1 ottobre 2025

Quell'estate dell'87: dal racconto alla realtà. Finalmente hanno un nome gli assassini di Pier Paolo Minguzzi

di Fabio Pagani

Ci sembra doveroso e di stringente attualità, ripubblicare il notevole racconto dell'amico Marcello Monti, "Quell'estate dell'87", riguardante il sequestro a scopo di estorsione e l'omicidio del giovane alfonsinese Pier Paolo Minguzzi, all'epoca 21enne carabiniere di leva.

Proprio ieri, infatti, è stata divulgata sui giornali e in televisione la notizia che la famiglia attendeva da quasi 40 anni: la condanna, in via definitiva, dei due imputati da parte della Corte d'assise d'appello di Bologna, che ha ribaltato la decisione del procedimento di primo grado. Ergastolo, quindi, per gli ex carabinieri della stazione di Alfonsine, Orazio Tasca e Angelo Del Dotto, precedentemente prosciolti; assolto, invece, Alfredo Tarroni.

Marcello Monti, vincitore al "Roma Crime Fest" 2024 nella sezione racconti gialli con questa narrazione, ha dato voce ad una storia che lo ha toccato molto, come del resto ha colpito i tanti alfonsinesi che, come lui, c'erano in quel 1987 e furono scossi da un evento di portata impensabile per una piccola comunità come Alfonsine.

Ripubblichiamo volentieri il racconto, in memoria del povero Pier Paolo.

Pier Paolo Minguzzi

Quell'estate dell'87

Vaccolino, primo maggio, 1987

Quando il sole si specchiò nelle acque salmastre del Delta del Po, il suo destino si era già compiuto. Il suo corpo, invece, legato ad una grata di ferro arrugginito, galleggiava sospeso tra la superficie e il fondale, impigliato tra i canneti e cullato da acque poco profonde, in attesa che qualcuno lo notasse. Il suo ritrovamento concluse dieci giorni di ricerche febbrili, ma aprì una serie di interrogativi che proiettò un’ombra densa e fumosa sull’intera comunità di Alfonsine, paese dove la vittima viveva.

La dinamica con cui era avvenuto il rapimento del ventunenne carabiniere di leva, infatti, suggeriva che i colpevoli fossero del luogo. Solo poche persone conoscevano i suoi spostamenti e, tra questi, doveva esserci qualcuno molto vicino alla sua famiglia. Le indagini andavano a rilento. Più passava il tempo e più gli inquirenti faticavano a trovare una pista investigativa attendibile, contribuendo ad alimentare la paura. Il dubbio e il sospetto si insinuavano tra le persone come la nebbia, che da queste parti diventa così fitta da essere tangibile, isolandole e avvolgendole nell’insicurezza. Anche l’estate sembrava tenersi alla larga da qui, manifestandosi solo a luglio inoltrato, mese nel quale prese forma un altro episodio criminoso. A seguito di ripetute minacce a carico di un’altra famiglia facoltosa del posto, veniva chiesto una somma di denaro per evitare che venisse fatto loro del male ma, a differenza del precedente tentativo estorsivo conclusosi tragicamente, si decise di denunciare la vicenda al comando dei carabinieri provinciale, escludendo quello locale. Su suggerimento delle forze dell’ordine, le parti si accordarono per pagare metà della somma richiesta e fu approntato un piano per incastrare i malviventi.

Marcello Monti, autore del racconto

Lunedì 13 luglio, Alfonsine, ore 17:00

Un uomo sulla trentina, afferrò la birra fresca che aveva ordinato al bar della stazione di servizio e si sedette all’esterno del locale. Con le mani callose appoggiò la bibita sul tavolino accanto e con le dita ancora sporche di grasso sotto le unghie sfilò una Lucky Strike che aveva incastrato tra l’orecchio e i riccioli neri. L’accese, distese le gambe sulla sedia che aveva di fronte e, guardando nel vuoto, si fumò la sua bionda. Una sciantosa dal trucco appariscente si avvicinò chiedendogli una sigaretta, ma lui la mortificò con un ghigno, mostrandogli il pacchetto ormai vuoto.

«Anche ieri sera è andata male al casinò?» la donna si lasciò scappare una risata sarcastica.

«Come sempre, un po’ ho vinto e un po’ ho perso…» rispose lui, dopo aver sputato una pagliuzza di tabacco. «Ma la prossima volta andrà meglio!» La voce dell’uomo trasmetteva l’ineluttabile certezza di chi è consapevole che il destino, prima o poi gli avrebbe concesso l’opportunità di svoltare. E lui si sentiva pronto per coglierla. Poi, aspirò una generosa boccata di nicotina che soffiò via come a scacciare un brutto pensiero.

Dopo qualche minuto, una pattuglia di carabinieri parcheggiò la loro volante nel piazzale dello stesso bar. Osservarono chi ci fosse all’interno e attesero qualche istante prima di entrare. Alla loro vista, l’uomo dai riccioli neri strinse il pugno con cui aveva afferrato la bibita. L’espressione che seguì ne accentuò le spigolosità del viso. Loro, avvicinandosi all’ingresso, accennarono un saluto sfiorandosi la visiera del cappello d’ordinanza. Lui contraccambiò con un flebile sorriso di cortesia.

I militari ordinarono un caffè e, mentre il resto degli avventori canticchiava Thriller in un inglese farfugliato, l’uomo seduto all’esterno li raggiunse. Poi, mormorò qualcosa che non doveva essere udito da altri. I militari lo guardarono con quella supponenza di chi crede di avere il mondo in pugno, lasciarono i soldi sul bancone e si allontanarono.

Lido Adriano, ore 17:00

Una giovane donna, che stava stirando una camicia bianca, indugiò qualche istante ad osservare il marito seduto sul piccolo divano di casa mentre fissava il televisore spento. Nonostante alle diciotto iniziasse il suo turno al comando del nucleo operativo dei carabinieri di Ravenna, era ancora in mutande e canottiera a righe fini. «Che c’è amò, oggi mi sembri strano.»

L’uomo sorrise per rassicurarla, ma la tensione lo fece apparire innaturale, confermando le preoccupazioni della moglie. «Oggi, è la mia prima missione e credo che stasera ci sarà da sparare…»

La donna si massaggiò il ventre e poi puntò l’indice verso il marito. «Non fare cazzate! Ti ricordo che, l’anno prossimo, diventerai padre.»

«Sono l’ultimo arrivato, credi che dovrò fare tutto io?» L’uomo sdrammatizzò con una battuta, che in cuore suo sperava corrispondesse alla verità. Vestì la camicia bianca e poi il resto dell’uniforme. Baciò la moglie sulla fronte e le sorrise nuovamente prima di chiudere la porta dell’appartamento alle sue spalle.

Alfonsine, ore 22:00

Due uomini parcheggiarono la loro Fiat 127 bianca nel garage di una casa abbandonata nella campagna appena fuori dall’abitato che diede i natali al poeta Vincenzo Monti. Ad attenderli, c’era l’uomo magro dai capelli ricci corvini che, come una belva in trappola, camminava inquieta, sotto l’ombra di una pergola. I due chiusero il portone in lamiera e si avvicinarono.

«Tutto a posto!» Il più giovane dei due si affrettò a tranquillizzare l’uomo.

«Tutto a posto un cazzo! Vi devo ricordare cos’è successo l’ultima volta? Abbiamo commesso un’ingenuità ed è andato tutto a puttane. Siamo andati bene che non ci hanno beccato, Cristo Santo!» L’uomo ruggì con rabbia verso i due complici. «Quante volte vi ho detto di non farci vedere insieme! Ogni leggerezza può far saltare tutto. Piuttosto, siete sicuri che nessuno conosca le nostre intenzioni?»

«Non sospettano nulla. Tra l’altro, questa sera, hanno messo in servizio il più rincoglionito.» I tre risero rumorosamente.

Furono subito riportati al silenzio dall’uomo riccioluto. «Avete lasciato le vostre armi in caserma?»

Gli altri due fecero un cenno d’assenso. «E tu, hai portato la Smith & Wesson?» chiese il più giovane della comitiva.

L’uomo riccioluto prese un fagottino che teneva custodito sotto la sella del motorino parcheggiato all’ombra della pergola e lo mostrò. «Come ci organizziamo?»

Uno dei due prese una cannetta della stuoia di vimini che rivestiva la pergola e lo spezzò in tre parti di dimensioni diverse. Chi avesse estratto il legnetto più piccolo, avrebbe assegnato i compiti. Così fu l’uomo più smilzo a farlo. Per sé stesso scelse la guida, al più giovane affidò il compito di recuperare il malloppo, mentre all’altro consegnò la pistola.


Taglio Corelli, ore 22:00

«Oggi fa veramente caldo e l’aria è irrespirabile!»

Un giovane carabiniere del Nucleo Operativo di Ravenna era sul luogo a lui assegnato, all’interno di una volante e in compagnia di un maresciallo.

La piccola frazione alle porte di Alfonsine era un luogo facile da presidiare. Poche case, per lo più abbarbicate ad un tratto rettilineo compreso tra due grandi curve dell’arteria stradale che unisce la pianura emiliana alla costa romagnola, e spazi ampi che consentivano di controllare con largo anticipo chi potesse transitare da quelle parti. Il piano prevedeva che la borsa contenente la somma pattuita fosse posizionata in uno spiazzo antistante il cancello di accesso alla casa cantoniera. Una volta recuperata, i carabinieri più vicini dovevano verificare che i malviventi fossero disarmati e, solo a quel punto, intervenire. Nel caso fossero riusciti a fuggire, tutte le vie di fuga erano state preventivamente presidiate. Nessuno sapeva di quell’operazione, eccetto i dodici uomini coinvolti e il loro comandante.

«Non preoccuparti, tra poco più di un’ora questo caldo sarà solo un appiccicoso ricordo. Poi, te ne torni a casa dalla tua mogliettina a Lido Adriano.» Il maresciallo si tolse il cappello e asciugò la testa.

Parvi crinuta con la mano.

L’altro, ruotò più volte la fede nuziale attorno all’anulare.

«Lo sai che non possiamo permettercelo, vero?» Il maresciallo si rivolse all’appuntato in modo paterno.

«Cosa?» Le pupille si dilatarono, trasformandosi in due chicchi di caffè che accentuarono le rotondità del viso.

«Di avere paura!»

Il giovane collega annuì, vibrando il capo.

«La paura è un lusso, figlio mio. Ogni nostra incertezza la potremmo pagare con la vita. Ma oggi è il tuo giorno fortunato, perché, fino a quando starai con me, non ti accadrà nulla. Sarò il tuo Maradona.»

Il giovane appuntato sorrise orgoglioso. Per la prima volta Napoli non era ricordata solo per i suoi vizi e, dopo lo storico primo scudetto, anche per qualche virtù. Lui era di Caserta, ma mai come ora tutti i campani si sentivano napoletani e, così, rivalersi contro i pregiudizi che li vedevano relegati sempre sul fondo della società. Anche per questo, all’inizio, si era adattato a stare in cucina pur di essere dalla parte giusta. Festeggiò come a capodanno, quando fu promosso al nucleo operativo, anche se il regalo per quella promozione l’avrebbe scartato nove mesi più tardi.

«Secondo lei, sono gli stessi?»

La domanda sorprese il maresciallo. «Questa cosa da dove viene fuori?»

«Vede, un sequestro finito male e un tentativo di estorsione in soli due mesi e mezzo, in un posto dove non accade mai nulla… a me sembra davvero strano.»

«Pensi alla criminalità organizzata?»

«Non lo so, non credo. E chi sono io per dirlo... Però, penso che ci sia un legame tra le due vicende.»

«E come?»

«Vede, il giorno in cui questo ragazzo è stato ritrovato, io c’ero…» Il giovane carabiniere guardò il maresciallo come per fare una confessione. «Quando l’hanno estratto dall’acqua, ho subito notato che c’era qualcosa che non tornava.»

Il maresciallo lo esortò a continuare.

«Innanzitutto, il cappuccio. Se non vuoi che qualcuno ti riconosca, non utilizzi un sacco con dei fori all’altezza degli occhi, questo mi pare ovvio…»

«E poi?»

«Di gente incaprettata purtroppo ne ho vista, ma quella non aveva nulla a che fare con quel modo là… La fune, che legava i polsi e le caviglie, arrivava fino al collo… Capisce?»

Il maresciallo guardò un punto indefinito come se stesse immaginandosi la scena. «Si è soffocato nel tentativo di liberarsi…»

«Esatto, e questo è avvenuto la sera stessa del rapimento. Probabilmente, mentre era rinchiuso nel bagagliaio dell’auto che lo stava trasportando al covo.»

«Hai informato di questo i superiori?»

«Troppe chiacchiere, marescià! Qui nisciun si fida più…»

Il maresciallo sorrise bonariamente. «Quel giorno, al Po di Volano, hai visto qualcos’altro?»

Il giovane carabiniere si guardò le ginocchia e annuì, serrando la mascella. «Sì, oltre a noi del nucleo operativo, c’era un ragazzo che più o meno aveva la mia età… L’ho notato perché si muoveva con una certa disinvoltura. Allora gli ho chiesto i documenti…»

Il maresciallo gli fece cenno di proseguire.

«Mi disse che era del comando di queste parti e che, pur non essendo in servizio, si era precipitato per verificare che il corpo ritrovato corrispondesse a quello del ragazzo che stavano cercando da dieci giorni.»

«Bè, che c’è di strano?»

«Come faceva a saperlo, se non era in servizio?»

Il silenzio, che avvolse i due carabinieri, fu interrotto dal gracchiare della radio che comunicò loro l’inizio dell’operazione.

Alfonsine, ore 23:45

I tre uomini spensero il loro ultimo mozzicone di sigaretta, schiacciandolo sul viottolo ghiaiato della cascina in cui si erano nascosti fin dalla tarda serata e dove avevano pianificato come muoversi dopo il colpo. La strategia stabiliva di fare tappa, in momenti diversi, al casinò di Sanremo e millantare al bar e con i colleghi vincite milionarie. Fino a quel momento, avrebbero dovuto condurre le vite di sempre. All’idea del loro ricco futuro, risero sguaiatamente e si scambiarono delle pacche di incoraggiamento. Poi, aprirono il portone di lamiera dove avevano tenuto celata la macchina.

Prima di salire sulla Fiat 127, il più giovane ebbe un tentennamento. «E se fosse una trappola?»

Un fremito si infiltrò sotto le magliette, facendoli rabbrividire. Di colpo le loro certezze vacillarono e i sorrisi furono sostituiti da pieghe profonde a solcarne i volti come calanchi, nonostante fossero tutti molto giovani.

«Non è il momento di dire delle cazzate!» La pesante inflessione romagnola del più grande dei tre frantumò quel gelo e li spinse a proseguire, dissolvendo i timori del giovane complice. «Se hai avuto l’impressione che qualcuno abbia capito chi siamo e abbia mangiato la foglia, dillo ora perché dopo sarà troppo tardi. Se te la fai sotto, è ormai troppo tardi anche per quello!»

Quando il più giovane salì, l’uomo più magro e dai capelli ricci era già alla guida e quello con la pistola era seduto sul sedile posteriore. Uno sbuffo poderoso accumunò i tre uomini. Una volta imboccato la Statale, accesero i fari e sintonizzarono l’autoradio su un’emittente locale che stava trasmettendo l’ultimo successo di Mick Jagger da solista, Let’s work. Gli sembrò persino una coincidenza fortunata. Poi, chiusero i finestrini e, lentamente, si diressero in contro al proprio destino.

Taglio Corelli, ore 23:50

Il buio della campagna era interrotto da alcuni lampioni che, come una linea tratteggiata, univa il centro abitato di Alfonsine con quello della sua frazione. La visibilità non era ottimale, soprattutto dalla posizione che era stata assegnata ai due carabinieri. Non si distingueva nemmeno il piano stradale dal fossato. Anche le luci delle abitazioni erano spente, fatta eccezione per quella che proveniva dalla finestra in prossimità della casa cantoniera. Il maresciallo la notò quando udì il rumore di un’auto in avvicinamento, perché poco dopo si spense. Pensò ad un segnale e, contravvenendo agli ordini, abbandonò la posizione prevista dalla loro consegna.

«Perché siamo venuti qua?» bisbigliò, l’appuntato.

«Perché voglio vedere in faccia questi bastardi!»

Mentre l’auto si avvicinava trasportando con sé la musica allegra di Mick Jagger, i due carabinieri, acquattati nel fosso, sentivano i loro battiti squassargli il petto.

L’auto arrestò il suo rotolamento inerziale, proprio di fronte all’esca. La portiera si aprì di scatto aumentando i decibel della radio. Quando la mano tesa afferrò la borsa, il maresciallo alzò appena lo sguardo per consegnare un cenno d’intesa all’appuntato.

Il giovane carabiniere emerse dal nascondiglio. «Tasca, ma che cazzo ci fai qua?» urlò all’indirizzo del delinquente. Lui, spaventato, gli gettò contro la borsa e tentò di riguadagnare la macchina.

«Vetrano, fermati!» Il maresciallo gridò, nel vano tentativo di impedire al collega di fare una sciocchezza.

D’istinto, l’appuntato si buttò addosso al malvivente e non si accorse che il complice con la pistola aveva già preso la mira. Il proiettile raggiunse il petto del giovane carabiniere che cadde a terra. Il maresciallo, sorpreso, esitò prima di rispondere al fuoco, le gomme fischiarono e gli altri due complici fuggirono. Il giovane appuntato ebbe solo il tempo di vedere il maresciallo bloccare a terra il collega coetaneo e ammanettarlo, poi chiuse gli occhi per sempre. La loro fuga fu brevissima, durò meno di un ghiacciolo a ferragosto. Alla curva successiva, due volanti avevano già interrotto la loro folle corsa. Le altre li avevano raggiunti alle spalle ed accerchiati.


© Riproduzione riservata  


sabato 27 settembre 2025

Ravenna vs Ternana 1-0

Vittoria di carattere e personalità dei giallorossi: Rrapaj fa godere il Benelli

di Fabio Pagani

I giallorossi vogliono continuare a sognare, le “Fere” cercano continuità di risultati al cospetto della nuova proprietà. Ci sono tutti gli ingredienti per assistere ad un grande spettacolo davanti all’ennesimo sold out del pubblico di casa; ottima l’affluenza dei tifosi rossoverdi, presenti in 301 unità.

La partita. Marchionni lancia dal primo minuto Luciani, concedendo rifiato a Motti; stante l’assenza di Di Marco (fuori dalle 4 alle 6 settimane), Rossetti confermato mezz’ala e Lonardi in cabina di regia. Liverani opta per uno schieramento con il trequartista che è Mc Jannet alle spalle di Dubickas e Orellana; in panchina bomber Ferrante. Il Ravenna parte convinto e guadagna subito un paio di corner, su uno dei quali Lonardi prova a concludere, ma il tiro è rimpallato sul nascere. Al 15’, Dubickas va via in bello stile ad Esposito e serve al limite Orellana: mancino a giro, però, murato da Solini. 18’, bel controllo volante di Spini, ma conclusione abbondantemente a lato. Al 21’, un “mani” di Tenkorang ai 20 metri genera un calcio di punizione per la Ternana: sinistro liftato di Orellana, fuori di un metro. 27’, Dubickas fa perno col proprio corpo su Donati e si libera al tiro, però il suo destro finisce a lato. Al 36’, episodio dubbio in area ternana: Spini si incunea fra due difensori ben servito da Tenkorang e prende una spallata da Vallocchia, ma l’arbitro non ravvisa nulla e fa proseguire il gioco. Il primo tempo va in archivio sullo 0 a 0: partita molto tattica e bloccata. 

La ripresa prosegue sui binari della prima frazione di gioco e, nei primi 10 minuti, non si segnalano occasioni. Marchionni chiama l’FVS per una evidente trattenuta su Motti in area di rigore al 57’: il sig. Poli dice di no; reazione stizzita del Mister del Ravenna, che viene ammonito. Il Ravenna pare ora più dinamico e aggressivo, mentre sul Benelli si addensano nubi minacciose di pioggia. 65’, bel cross di Spini per Luciani, ma il n. 18 non ci arriva. Al 67’, entra Motti per Lonardi e i giallorossi passano al 4-3-1-2 come nella scorsa partita in casa contro il Perugia. Al 71’, il Ravenna va in gol: Rrapaj porta palla e molla un gran sinistro dai 25 metri, leggermente sporcato dal ternano Tripi, che spiazza il portiere e finisce in rete. Scardinato il muro difensivo della Ternana e giallorossi avanti. 

Rrapaj e il Ravenna esultano sotto la curva

73’, Orellana ha una buona occasione, ma conclude alto. Nei 6 minuti di recupero, standing ovation per Rrapaj, rilevato da Ilari (esordio stagionale per lui), e Spini, sostituito da Okaka. E finisce così, 1 a 0 per il Ravenna, una partita molto scorbutica, ma portata a casa meritatamente dai ragazzi di Marchionni.

Il tabellino

Ravenna vs Ternana 1-0 (71’ Rrapaj)

RAVENNA: 1Anacoura, 2Donati, 21Esposito, 5Solini, 77Da Pozzo, 16Tenkorang, 17Lonardi (67’ 9Motti), 8Rossetti, 11Rrapaj © (93' 32Ilari), 19Spini (93' 7Okaka), 18Luciani (82’ 44Bianconi). A disp.: 12Stagni, 24Borra, 3Falbo, 4Mandorlini, 20Calandrini, 27Corsinelli, 29Zagre, 47Scaringi, 84Menegazzo. All. M. Marchionni. 

TERNANA: 71D’Alterio, 2Biany (53’ 7Romeo), 4Vallocchia, 8Mc Jannet (75’ 10Leonardi), 9Dubickas, 13Maestrelli, 16Garetto (65’ 5Tripi), 20Donati F., 30Orellana (75’ 11Brignola), 43Ndrecka, 87Martella (53’ 14Meccariello). A disp.: 1Vitali, 12Morlupo, 19Capuano, 27Ferrante, 29Longoni, 33Valenti, 36Biondini, 70Durmush, 80Proietti. All. F. Liverani.

Ufficiali di gara: sig. Poli, sig. Bosco (1^ assistente), sig. Miccoli (2^ assistente), sig. Picardi (4^ ufficiale), sig. Merciari (FVS).

Ammoniti: Garetto (13’), Marchionni (59’), Maestrelli (93')

Calci d’angolo: 5 a 2.

Recupero: 1 min. e 6 min.

Note: pomeriggio mite e soleggiato fino a metà secondo tempo. Giove pluvio risparmia il Benelli. In tribuna, Massimo Ferrero, "er viperetta", neo - dirigente della Ternana. Spettatori: 4486.


giovedì 25 settembre 2025

Omaggio a Claudia Cardinale, l’immortale Angelica de "Il Gattopardo"

di Fabio Pagani 

Se n’è andata non solo un’attrice, ma un’icona di stile ed eleganza. A 87 anni ci lascia Claudia Cardinale: occhi neri, carnagione mediterranea, una bellezza inconfondibile che rimarrà incastonata nei ricordi di tanti di noi.

Claudia Cardinale e Burt Lancaster nella scena del ballo de Il Gattopardo

Nata a Tunisi nel 1938, inizia la propria carriera nel cinema negli anni ’50; la vera svolta arriva nel 1957 quando nella sua città viene bandito un concorso di bellezza che la Cardinale vince, ottenendo il premio di un viaggio al festival di Venezia. Qui, la giovane attrice viene notata e spicca un volo lungo oltre mezzo secolo. Nel 1958 recita ne I soliti ignoti di Mario Monicelli e, l’anno dopo, in Un maledetto imbroglio di Pietro Germi, regista che ne valorizza in pieno le doti artistiche.

Sono gli anni ’60 a segnare la svolta professionale di Claudia Cardinale: da Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti a Il bell’Antonio, accanto a Marcello Mastroianni: pare che l’attore romano si fosse preso una cotta per la Cardinale, senza però esserne stato ricambiato. Arriviamo al 1963: l’immortalità artistica della nostra diva si traduce ne Il Gattopardo di Visconti (con un cast stellare: da Alain Delon a Burt Lancaster, tanto per fare due nomi…) e 8 e ½ di Federico Fellini. Nel primo, interpreta Angelica Sedàra e la scena del ballo è uno di quei momenti impressi nella memoria di ogni appassionato; avvolta in un vestito bianco e stretta in un bustino che ne esalta la figura, con i capelli neri incorniciati da una coroncina di fiori, i suoi passi di valzer riempiono lo schermo di sensualità; nel secondo, è una donna angelicale, un ideale femminile, puro ed elegante che sembra uscire direttamente dalla mente del personaggio di Guido, interpretato da un magistrale Mastroianni.

La Cardinale nel ruolo di Angelica ne Il Gattopardo

Arriva anche il debutto al di fuori dei confini nazionali con La pantera rosa di Blake Edwards per proseguire con ruoli da protagonista in altri film italiani rimasti nella storia: da La ragazza di Bube di Comencini, a Il giorno della civetta di Damiani fino a C’era una volta il west di Sergio Leone.

La Cardinale in C'era una volta il west

Gli anni ’70 la vedono impegnata in produzioni francesi: ricordiamo, fra le altre, Il clan dei marsigliesi, a fianco di un altro divo, Jean Paul Belmondo. Da sottolineare anche la maiuscola interpretazione della Cardinale in Gesù di Nazareth di Zeffirelli, film che ebbe un successo mondiale. Negli anni ’80 la vediamo recitare in Claretta, diretta da Pasquale Squitieri, film che tratta il controverso personaggio della giovane amante di Mussolini. Verso la fine del decennio Claudia Cardinale si trasferisce in Francia, continuando a lavorare nel cinema sostanzialmente fino al 2012, quando recita nel film Gebo e l'ombra di Manoel de Oliveira.

Una carriera incredibile e ricca di premi: cinque David di Donatello, il Leone d’oro alla carriera alla mostra di Venezia e l’Orso d’oro alla Berlinale.


Grazie, Claudia Cardinale, per la classe, il garbo e la statura artistica con cui hai scritto, in modo indelebile, pagine uniche di un cinema intramontabile.


© Riproduzione riservata


martedì 23 settembre 2025

Carpi vs Ravenna 1-2

Luciani di rigore e i giallorossi espugnano (soffrendo) Carpi

di Fabio Pagani

Ampio turn over per Marchionni, che rivoluziona la difesa inserendo dall’inizio Bianconi e Scaringi assieme a Solini; in mediana, Rossetti e Lonardi con Tenkorang, mentre sugli esterni fluttuano Donati a destra e Falbo, in luogo di Rrapaj, a sinistra. In attacco, chance per Zagre in tandem con il confermato Spini. Davanti ai circa 300 tifosi giallorossi saliti al Cabassi, il Ravenna non rinuncia al canonico 3-5-2 che si specchia con lo speculare modulo scelto da Cassani. Al 9’, bel contropiede orchestrato da Spini che allarga sulla sinistra dove accorre Rossetti, assist per lo stesso Spini e conclusione ben respinta dal portiere. Un minuto dopo ci prova Falbo dal limite, ma è ancora bravo Sorzi a dire di no. Al 14’, Ravenna in gol: bellissima sponda di Zagre per Spini, che si invola in area e, di destro, batte il portiere sul secondo palo. Al 19’, primo squillo del Carpi: punizione tagliata a rientrare verso la porta di Cortesi, ma né Zagnoni né Gerbi ci arrivano. 23’, ancora Zagre in evidenza a mettere un rasoterra a centro area per Tenkorang, che tenta il colpo di tacco a rete, ma senza fortuna. 34’, fiammata di Zagre dai 20 metri: il suo collo destro esterno è largo sul fondo. 41’, Zagre-Spini-Zagre, conclusione del Burkinabé e parata facile di Sorzi. Al 44’, Carpi pericolosissimo: punizione dalla sinistra del solito Cortesi sulla testa di Gerbi, che stacca bene mandando alto di un soffio. Dopo un minuto di recupero, finisce il primo tempo: Ravenna avanti 1 a 0 e in controllo.

Il tiro di Spini che vale il vantaggio giallorosso

Avvio di ripresa senza cambi. Parte forte il Carpi che, sugli sviluppi di un calcio franco di Cortesi, manda al tiro Amayah, ma Anacoura è attento e blocca in presa bassa. Spingono i biancorossi, che mettono alle corde la difesa ospite nei primi 5 minuti del secondo tempo. 52’, ci prova Cecotti dal limite: è solo calcio d’angolo. Al 62’, lunga rimessa laterale di Rigo in mezzo all’area, Falbo è incerto nel rinvio e ne approfitta Zagnoni, murato sul più bello dallo stesso Falbo. Al 67’, esordio in maglia giallorossa dell’attesissimo Luciani, che rileva Spini; dentro anche Motti per Zagre, con l’attacco ravennate completamente rinfrescato. Al 72’, ci inchiniamo al grandissimo gol di Casarini: servito da Cecotti, il n. 11 controlla al limite dell’area e conclude al volo sotto l’incrocio dei pali. È 1 a 1 e, onestamente, meritato per quanto il Carpi sta facendo vedere nel secondo tempo. Al 76’, clamoroso gol fallito da Luciani: Rossetti spinge sulla sinistra, guadagna il fondo e serve Luciani liberissimo all’altezza del dischetto del rigore: piattone alle stelle. Marchionni mette dentro Da Pozzo e Rrapaj a un quarto d’ora dal novantesimo per dare freschezza ad un Ravenna calato di ritmo e intensità nel secondo tempo: ma ci sono anche gli avversari e il Carpi, ora, ci crede. 82’, bella combinazione fra Luciani e Motti finalizzata a servire Tenkorang in ritardo di un soffio. 30 secondi più tardi, calcio di rigore per il Ravenna: Tenkorang riceve da Luciani e Cortesi, nel tentativo di fermare l’azione, interviene con la mano. Lunga review al FVS e penalty confermato: Luciani spiazza Sorzi e segna! Il Ravenna è di nuovo in vantaggio con la prima rete in giallorosso dell’ex Messina. Al 93’, un’uscita avventata, ma efficace di Anacoura, seguita da un altro intervento in tuffo, evita al Ravenna la capitolazione. Ma che rischio! Dopo 6 minuti di recupero, il Ravenna può esultare: una vittoria sofferta dopo un primo tempo molto convincente ed un secondo, invece, di passione. Testa della classifica conservata mano nella mano con l’Arezzo; sabato prossimo, al Benelli, arriva la Ternana.    

I 300 tifosi del Ravenna a Carpi

Il tabellino

CARPI vs RAVENNA 1-2 (14’pt. Spini, 72’ Casarini, 86’ Luciani rig.)

CARPI: 1Sorzi, 4Zagnoni, 6Panelli, 19Rossini, 7Cecotti, 5Figoli (60’ 11Casarini), 29Rosetti (90’ 80Pietra), 3Rigo (71’ 10Stanzani), 8Amayah (90’ 23Sall), 72Cortesi ©, 9Gerbi. A disp.: 22Scacchetti, 9Perta, 17Lombardi, 2Verza, 77Visani, 15Toure, 70Arcopinto, 20Forte. All. S. Cassani.

RAVENNA: 1Anacoura, 47Scaringi (78’ 77Da Pozzo), 44Bianconi (87’ 21Esposito), 5Solini, 2Donati, 16Tenkorang, 17Lonardi (78’ 11Rrapaj), 8Rossetti ©, 3Falbo, 19Spini (67’Luciani), 29Zagre (67’ Motti). A disp.: 12Stagni, 24Borra, 7Okaka, 20Calandrini, 32Ilari, 73Sermenghi, 76Zakaria, 84Menegazzo. All. M. Marchionni.

Ufficiali di gara: sig. Mazzoni, sig. Brunozzi (1^ assistente), sig. Iuliano (2^ assistente), sig. D’Eusanio (quarto di gara), sig. Veli (FVS).

Ammoniti: Rossini (53’), Donati (79’), Anacoura (94’).

Espulsi: Cassani (84’, per proteste).

Calci d’angolo: 4 a 5.

Recupero: 2 min. e 6 min.

Note: serata mite e ventilata.

© Riproduzione riservata

 

venerdì 19 settembre 2025

Ravenna vs Perugia 3-2

 di Fabio pagani

“Thank God it’s Friday!”, così recita il titolo di un film del 1978 con l’indimenticabile Donna Summer. E anche noi, finalmente, possiamo dirlo: l’attesa – febbrile – è finita e il Benelli si presenta con un colpo d’occhio scintillante. Ravenna – Perugia è la partita del tutto esaurito nei settori di casa con 4322 posti occupati fra biglietti e abbonamenti; non male la presenza dei tifosi umbri, 230 in tutto. Se le cose continueranno così, occorrerà valutare la più rapida e sicura riapertura del settore dei distinti.

La partita. 5’ e Perugia subito in gol: azione sulla destra di Matos, pennellata sul secondo palo che trova la testa di Kanoute. Doccia fredda per i giallorossi, chiamati subito alla rimonta. Primo quarto d’ora di Ravenna che fatica a tenere bene le posizioni in campo e soffre il tridente offensivo umbro, in particolare le giocate dell’autore del gol, Kanoute. Al 20’, Perugia vicinissimo al raddoppio: corner del solito Kanoute, incornata a centro area di Ogunseye e palo clamoroso con la sfera che torna in campo e viene ribadita in rete da Megelaitis, ma l’arbitro fischia un fallo in attacco e il pericolo per i bizantini sfuma. 27’, ci prova Lonardi in mischia, ma il suo destro è rimpallato sul nascere dalla difesa ospite. Alla mezz’ora, Di Marco saluta la compagnia e cede il posto a Zagre: Marchionni cambia modulo, passando al 4-3-1-2 con Rrapaj mezz’ala e Da Pozzo che arretra sulla linea dei difensori con Donati spostato a fare il terzino sinistro. Giallorossi, ora, più convincenti: 32’, corner di Spini, testa di Esposito e parabola sporcata in angolo. Al 39’, Tenkorang cerca di lavorare un pallone a centro area, il contrasto col difensore favorisce l’accorrente Zagre che, da ghiotta posizione, spara in curva. Al 41’, dormita colossale della difesa bizantina sul lancio a campanile dalla trequarti di Giunti: si avventa sul pallone Matos, che entra in area, solo soletto, e batte Anacoura. Si fa sera in un bosco per il Ravenna. Ma i leoni non si domano facilmente e al 43’ un’invenzione di Spini da fuori fa esplodere il Benelli: bravo Lonardi a giocare in verticale sul n. 19 giallorosso che controlla e si gira verso la porta, scagliando un sinistro sul primo palo. E’ 1 a 2 ad un soffio dall’intervallo.

Ripresa che deve mostrare un Ravenna arrembante e desideroso di rimonta. Al 3’, monumentale occasione sciupata da Zagre che, lanciato a rete da un bel servizio di Motti, a tu per tu col portiere spara in curva. Al 6’, mischia da far west in area umbra, ma né Zagre né Tenkorang né Motti riescono a buttarla dentro nel polverone generale. 13’, centro di Rrapaj per Tenkorang, botta a colpo sicuro, ma Gemello respinge in corner; sugli sviluppi di quest’ultimo, zuccata di Esposito, di poco alta. Al 15’, tutto lo stadio esulta all’euro-gol di Donati, che dal limite lascia partire un tiro a giro sotto l’incrocio dei pali. E’ 2 a 2. Due minuti dopo, il delirio: Donati per Zagre, inserimento e tiro, respinta in tuffo di Gemello sui piedi di Tenkorang, che timbra il 3 a 2 ed il suo sesto gol in campionato.

Il Ravenna rimonta e va in Paradiso. 27’, sul tiro sporco di Rrapaj, Tenkorang si inventa un colpo di tacco sventato in extremis dal portiere del grifone. Alla mezz’ora ci prova Motti dopo una bella percussione di Spini, ma conclude alto. Al 33’, Marchionni cambia e si copre un po’, inserendo Scaringi per Motti, oltre a Bianconi e Rossetti per Esposito e Rrapaj. Un minuto dopo, miracolo di Anacoura, che si allunga sulla destra e respinge il bolide dalla distanza di Tumbarello. Al 38’ ci prova Giraudo, senza pretese. Al 90’, esordio in maglia giallorossa per Okaka, che rileva Spini. L’ex bomber della Roma e della Nazionale va subito vicino al gol dopo uno scambio con Da Pozzo: il tiro del n. 7 giallorosso è ben respinto in corner da Gemello. Dopo 5 minuti di recupero, possiamo esultare in modo liberatorio: un secondo tempo dominante porta i tre punti al Ravenna, ora in testa a braccetto con l’Arezzo, caduto in casa contro il Guidonia.

Il tabellino

Ravenna vs Perugia 3-2 (5’pt. Kanoute, 41’pt. Matos, 43’pt. Spini, 15’st. Donati, 17’st. Tenkorang)

RAVENNA: 1Anacoura, 2Donati, 21Esposito (33’st. 44Bianconi), 5Solini, 77Da Pozzo, 16Tenkorang, 17Lonardi, 6Di Marco (30’pt. Zagre), 11Rrapaj © (33’st. 8Rossetti), 19Spini (44’st. 7Okaka), 9Motti (33’st. 47Scaringi). A disp.: 12Stagni, 24Borra, 3Falbo, 4Mandorlini, 18Luciani, 20Calandrini, 30Ilari, 73Sermenghi, 76Zakaria, 84Menegazzo. All. M. Marchionni.

PERUGIA: 1Gemello, 4Joselito (28’st. 21Broh), 6Giunti, 7Kanoute (8’st. 11Bacchin), 10Matos, 15Dell’Orco ©, 20Tumbarello, 26Calapai, 29Ogunseye (8’st. Montevago), 32Megelatis, 98Giraudo. A disp.: 12Moro, 3Yabre, 5Angella, 99Terrnava, 24Torrasi, 99Nwanege. All. V. Cangelosi. 

Ufficiali di gara: sig. Angelillo, sig. Ferraro (1^ assistente), sig. La Regina (2^ assistente), sig. Guitaldi (quarto ufficiale), sig. Merciari (FVS).

Ammoniti: Esposito (26’pt.), Matos (35’pt.), Megelaitis (47’pt.), Solini (2’st.), Motti (21’st.), Rossetti (40’st.).

Calci d’angolo: 8 a 5.

Recupero: 3 min. e 5 min.

Note: serata mite e limpida. Spettatori totali 4552, di cui 2735 abbonati e 1817 paganti). In tribuna c’è Francesco Baldini, allenatore ex Spal: Cangelosi a rischio?

© Riproduzione riservata


mercoledì 17 settembre 2025

L'Avversario che è dentro ognuno di noi

di Fabio Pagani

Cogliamo l’occasione dei 25 anni dalla prima uscita di uno dei romanzi più riusciti dello scrittore francese Emmanuel Carrère, L’Avversario. Una lettura coinvolgente e sempre viva, che fa riflettere. Ognuno di noi può nascondere lati sconosciuti a chi ci vede in un determinato modo; spesso, però, ce ne rendiamo conto, pensando invece di essere talmente reali nell’identità che ci siamo costruiti da recitarne perfettamente la parte.

L’Avversario di Emmanuel Carrère è basato su un fatto vero e tratta la vicenda di Jean Claude Romand, che il 9 gennaio 1993 ha ucciso la moglie Florence, i due figli Antoine e Caroline e i genitori. Romand è un medico specializzato nel campo della ricerca, apprezzato sia dai colleghi che dalle più importanti personalità della politica. Frequenta l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) di Ginevra ed è stimato da tutti. Almeno così lui dice.

Quando quella mattina di gennaio la casa dei Romand sta andando a fuoco, Luc Ladmiral, amico di vecchia data di Jean Claude, è chiamato sul posto e vede la straziante scena dei pompieri che stanno portando via i corpi dei familiari di Romand; ben presto, però, la polizia capisce che si tratta di omicidio e non di tragico incidente. I sospetti iniziano a cadere su Jean Claude: gli agenti telefonano all’OMS, dove Romand lavora, ma nessuno lo conosce. Nessuno sa chi sia il dr. Romand e se abbia uno studio in cui esercitare; il suo nome non figura in alcun ospedale parigino nel quale egli sostiene di avere svolto il tirocinio, né all’università di Lione, dove si sarebbe laureato.

Insomma, per farla breve, Romand ha una doppia vita: racconta a moglie e figli una falsa verità, mentre trascorre intere giornate nei parcheggi ad attendere che si faccia sera per tornare a casa; inventa impegni, convegni, frequentazioni. Quando il peso dei fallimenti mai dichiarati diventa insostenibile, ecco il folle gesto.

Carrère si fa sedurre da questa storia di cronaca nera e decide di inviare una lettera a Romand qualche mese dopo la mattanza: “Desidero farle capire che a spingermi verso di lei non è una curiosità malsana o il gusto del sensazionale. Ai miei occhi ciò che lei ha fatto non è il gesto di un comune criminale, né di un pazzo, ma di un uomo spinto agli estremi da forze che non controlla, e vorrei mostrare all’opera proprio queste terribili forze”. Da questo primo contatto ne sono seguiti altri che hanno consentito allo scrittore di costruire il suo romanzo-verità.

Emmanuel Carrère

Jean Claude Romand, un uomo dominato dai propri demoni, incapace di confessare alla moglie le menzogne di una vita mai impostata. “Il lato sociale era falso, ma quello affettivo era autentico”, dice al processo che lo condannerà al carcere a vita con 22 anni di isolamento.

L’Avversario è il male, la vergogna, la pulsione irrefrenabile che spinge il protagonista della storia a tradire in primis se stesso e poi i suoi affetti, alimentando un’enorme bugia ogni giorno sempre più ingombrante. L’ombra e l’oscurità, simboli dell’angelo ribelle a Dio, sono i lati oscuri della psiche che, nel caso di Romand, prorompono in tutta la loro violenza.

L’Avversario, di Emmanuel Carrère, Adelphi Edizioni, Milano.

© Riproduzione riservata

sabato 13 settembre 2025

Guidonia vs Ravenna 1-2

Giallorossi a due volti: malino nel primo tempo, dominanti nel secondo. Ancora Tenkorang in gol!

di Fabio Pagani

Qualche novità di formazione nel Ravenna: fuori Corsinelli (indisponibile) e Rrapaj (in panchina) e dentro Donati ed il neo acquisto Falbo. Confermato il duo d’attacco Spini-Motti, prima convocazione in distinta per Luciani.

La partita. Al 7’, Donati si rende pericoloso con un velenoso destro dalla distanza ben respinto in corner da Stellato. Tre minuti più tardi, scucchiaiata di Solini dal limite dell’area per Spini che, da pochi passi, riesce solo a sfiorare il pallone senza inquadrare la porta. Al 23’, Guidonia in gol: Zappella dal fondo mette in mezzo un cross morbido che Anacoura smanaccia male sui piedi di Bernardotto, il cui servizio di prima premia Tascone, chirurgico nell'infilare la palla all'angolino sinistro. Prima mezz’ora di gioco non buona dei giallorossi, prevedibili e in difficoltà difensiva, mentre i laziali paiono molto più tonici e concentrati. Al 39’, insidioso calcio d’angolo a rientrare di Santoro, ma né Malomo né Mulè ci arrivano. Finisce il primo tempo: il Ravenna deve fare di più.

Ripresa con un cambio nei giallorossi: dentro Da Pozzo e fuori Scaringi, con Donati che torna a fare il braccetto di difesa. Al 7’, sugli sviluppi di un corner battuto da Spini, Falbo si prodiga in un tiro-cross che plana sulla testa di Esposito, appostato sul secondo palo: ben piazzato il portiere Stellato, che blocca in presa. La truppa di Marchionni è senz’altro più intraprendente in questo secondo tempo e si affida molto alle iniziative di Spini. 17’, grande occasione per Di Marco, la cui botta a colpo sicuro, sulle risultanze di una ficcante iniziativa sull’asse Donati – Da Pozzo, è fortunosamente rimpallata in corner dalla difesa di casa. Al 20’, il Ravenna pareggia con merito: punizione dalla sinistra di Spini, saltano in tanti, ma nessuno la tocca e la rete si gonfia. Gol di Spini, il migliore dei suoi. Nel frattempo, Marchionni ha buttato nella mischia Lonardi e Zagre, con il passaggio di modulo dal 352 al 343. Circa alla mezz’ora, bell’iniziativa sulla destra di Da Pozzo, cross in area per Zagre, ben anticipato in tuffo da Stellato. Al 31’, golazo di Tenkorang, che esplode dal limite dell’area un gran sinistro all’incrocio dei pali; quinto gol in campionato del centrocampista e Ravenna meritatamente in vantaggio. 

Joshua Tenkorang esulta dopo il gol

Due minuti dopo, Guidonia insidioso: cross di Zappella, uscita ballerina di Anacoura, batti e ribatti e l’azione sfuma: Ravenna, in questo caso, fortunato. 39’, cross sul secondo palo di Santoro, testa di Bernardotto, ma stavolta Anacoura è bravo e respinge in angolo. Marchionni ora si copre togliendo Motti ed inserendo Bianconi per puntellare la difesa in questo caldissimo finale di partita. Al 90’, Mulè reclama un fallo di mano di Falbo in piena area ravennate: check dell’arbitro al monitor, ma niente penalty. Gli interminabili nove minuti di recupero non cambiano più il risultato e il Ravenna porta a casa una vittoria, nel complesso, meritata per aver disputato un secondo tempo maiuscolo, che ha cancellato le incertezze del primo. Venerdì prossimo, al Benelli, arriva il Perugia.

Il tabellino

GUIDONIA vs RAVENNA 1-2 (23’pt. Tascone, 20’st. Spini, 31’st. Tenkorang)

GUIDONIA: 1Stellato, 2Esempio ©, 6Malomo, 13Mulè, 77Zappella (43’st. 21Mastrantonio), 8Errico, 14Santoro (43’st. 20Falleni), 33Tascone (10’st. 80Franchini), 90Tessiore (15’st. 7Sannipoli), 10Spavone (15’st. 32Zuppel), 90Bernardotto. A disp.: 12Mazzi, 5Cristini, 9Calì, 17Stefanelli, 18Calzone, 24Russo. All. C. Ginestra.

RAVENNA: 1Anacoura, 47Scaringi (1’st. 77Da Pozzo), 21Esposito ©, 5Solini, 2Donati (19’st. 29Zagre), 16Tenkorang, 8Rossetti (19’st. 17Lonardi), 6Di Marco (48’st. 11Rrapaj), 3Falbo, 19Spini, 9Motti (39’st. 44Bianconi). A disp.: 12Stagni, 24Borra, 18Luciani, 20Calandrini, 30Ilari, 45Castellacci, 73Sermenghi, 76Zakaria, 84Menegazzo. All. M. Marchionni.

Ufficiali di gara: sig. Liotta, sig. Robilotta (1^ assistente), sig. Monaco (2^ assistente), sig. Dorillo (4^ assistente), sig. Brizzi (FVP).

Ammoniti: Di Marco (22’st.), Ginestra (34’st.), Spini (51’st.).

Calci d’angolo: 5 a 7.

Recupero: 1 min. e 9 min.

Note: si gioca al Francioni di Latina in un caldo pomeriggio settembrino. Poco meno di un centinaio i tifosi bizantini presenti.

 

mercoledì 10 settembre 2025

Il Deserto Rosso di Antonioni nel cuore di Ravenna

 di Fabio Pagani

Come promesso la scorsa settimana, proseguiamo il nostro viaggio nel cinema e, in particolare, in quello ambientato in Romagna. Il Deserto Rosso è il capolavoro di Michelangelo Antonioni: girato quasi interamente a Ravenna, il film mette in evidenza le inquietudini e i disagi dell’umanità. La città bizantina non è quella dei mosaici e delle chiese, ma viene rappresentata nel suo più profondo silenzio; ciò che ha colpito il regista, originario di Ferrara e quindi non lontano da Ravenna, è la convivenza fra ambiente e industria nell’economia di un mondo che sta cambiando e diventando sempre più impersonale e arido.

La storia del film è ben nota: Giuliana (Monica Vitti) è coinvolta in un incidente d’auto che le procura un forte choc dal quale non riesce a riprendersi. Lo stato di depressione in cui cade viene aggravato dal contesto in cui vive, popolato di fumo e grigiore. Stanca della vita coniugale, cerca consolazione in Corrado, amico del marito di Giuliana, che la seduce intrecciando con lei una relazione clandestina. Tuttavia ciò non serve ad alleviare i tormenti della donna, che tenterà il suicidio, senza riuscirci, continuando quindi a vivere senza dare alcun scopo alla sua esistenza.

Monica Vitti nel ruolo di Giuliana

Emerge il tema di fondo della solitudine di Giuliana, rimarcata dalla non accettazione intrinseca di una vita che ritiene inutile e della metamorfosi del paesaggio, che da rurale diventa industriale. Anima e cuore cedono il passo a silenzio e rassegnazione. Qualsiasi tentativo di evasione diviene, perciò, effimero e non fa altro che aggravare il disagio psicologico della protagonista.

Ma veniamo al set: il complesso industriale in cui lavora Ugo, marito di Giuliana, è l’ex villaggio ANIC di Ravenna, situato in via Baiona 107; l’esterno dell’edificio in cui la signora, senza il marito, incontra per la prima volta Corrado è in via Pietro Alighieri 8, mentre l’albergo in cui i due amanti si ritrovano è in via Porta Aurea 1.

L'ex villaggio ANIC ieri e oggi

Ravenna, ma non solo: i luoghi dove si recano Giuliana e Corrado per “sentire il rumore delle stelle” sono i radiotelescopi di Medicina (Bologna), inaugurati proprio nel 1964, anno di uscita del film.

I radiotelescopi di Medicina ieri e oggi

Il Deserto Rosso precorre i tempi, anche per il messaggio che ci lascia: Giuliana, afflitta dall’insopportabile dolore di vivere, cerca la fuga prima nel tentato suicidio e poi nell’evasione dalla realtà attraverso le visioni da cui è rapita. Una di queste è la favoletta che racconta al figlio dalla spiaggia di Budelli, in Sardegna, dove una ragazzina, immersa in un luogo che evoca un ritorno a uno stato primordiale, vive in perfetta armonia con la natura. Tutto quello che manca a Giuliana.

Nel finale, la donna narra al figlio un’altra storia, quella degli uccellini che hanno imparato a sopravvivere in natura evitando i fumi tossici: sopravvivere, appunto, non vivere. E questo, con rassegnazione, farà anche lei.

Le fotografie sono state prese dal sito davinotti.com

© Riproduzione riservata