di Fabio Pagani
Viviamo nell’epoca dello stress e
dell’ansia. Ormai queste parole sono entrate a far parte dei più comuni modi di
dire: “Che ansia!”, “Non mi stressare!”, ecc.
Durante la stagione estiva, il
caldo intenso si riverbera sulla nostra psiche: si aggravano, infatti, i
disturbi psicologici come, appunto, l’ansia, la depressione e la psicosi e ciò
è dimostrato da numerosi studi scientifici.
Le anomalie climatiche modificano
lo stile di vita quotidiano di ognuno di noi e riducono le occasioni di
socializzazione, amplificando la solitudine e l’isolamento; le persone più a
rischio, cioè bambini e anziani, possono subire un vero e proprio “shock
climatico”, traducibile in una nuova patologia definibile come “Eco-Ansia”. Di
che cosa si tratta? E’ una sindrome ansioso-depressiva centrata sul cambiamento
climatico, sull’impatto ambientale e sulle conseguenze, spesso drammatiche,
delle azioni umane sulla natura.
L’Eco-Ansia colpisce soprattutto adolescenti
e giovani adulti, vale a dire le categorie sociali con una accentuata sensibilità
ecologica; i sintomi più comuni sono insonnia, rabbia, angoscia, pensieri
ricorrenti legati alla morte e alle malattie, il tutto corroborato dalle
notizie mediatiche sui vari disastri climatici.
Chi soffre di questa patologia
accusa una profonda sensazione di estraneità sociale e la percezione di non
essere ascoltato e compreso. Sottovalutare l’Eco-Ansia è un grave errore: le
persone che ne esprimono il disturbo, infatti, danno spesso voce, in modo inconscio,
ad altri problemi che le affliggono (sociali, familiari, economici, ecc.).
Insomma, l’Eco-Ansia rappresenta un segnale, sempre più forte, di una
sofferenza collettiva che ci coinvolge il rapporto con il mondo e con il futuro
che ci attende. Non dimentichiamolo.
Fonti: www.sospsiche.it
Immagine tratta da: www.ilgiornaledell’ambiente.it
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