di Fabio Pagani
Cogliamo l’occasione dei 25 anni
dalla prima uscita di uno dei romanzi più riusciti dello scrittore francese Emmanuel
Carrère, L’Avversario. Una lettura coinvolgente e sempre viva, che fa riflettere.
Ognuno di noi può nascondere lati sconosciuti a chi ci vede in un
determinato modo; spesso, però, ce ne rendiamo conto, pensando invece di
essere talmente reali nell’identità che ci siamo costruiti da recitarne
perfettamente la parte.
L’Avversario di Emmanuel Carrère
è basato su un fatto vero e tratta la vicenda di Jean Claude Romand, che il 9
gennaio 1993 ha ucciso la moglie Florence, i due figli Antoine e Caroline e i
genitori. Romand è un medico specializzato nel campo della ricerca, apprezzato
sia dai colleghi che dalle più importanti personalità della politica. Frequenta
l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) di Ginevra ed è stimato da tutti.
Almeno così lui dice.
Quando quella mattina di gennaio
la casa dei Romand sta andando a fuoco, Luc Ladmiral, amico di vecchia data di
Jean Claude, è chiamato sul posto e vede la straziante scena dei pompieri che
stanno portando via i corpi dei familiari di Romand; ben presto, però, la
polizia capisce che si tratta di omicidio e non di tragico incidente. I sospetti
iniziano a cadere su Jean Claude: gli agenti telefonano all’OMS, dove Romand
lavora, ma nessuno lo conosce. Nessuno sa chi sia il dr. Romand e se abbia uno
studio in cui esercitare; il suo nome non figura in alcun ospedale parigino nel
quale egli sostiene di avere svolto il tirocinio, né all’università di Lione,
dove si sarebbe laureato.
Insomma, per farla breve, Romand ha
una doppia vita: racconta a moglie e figli una falsa verità, mentre trascorre
intere giornate nei parcheggi ad attendere che si faccia sera per tornare a
casa; inventa impegni, convegni, frequentazioni. Quando il peso dei fallimenti
mai dichiarati diventa insostenibile, ecco il folle gesto.
Carrère si fa sedurre da questa
storia di cronaca nera e decide di inviare una lettera a Romand qualche mese
dopo la mattanza: “Desidero farle capire che a spingermi verso di lei non è una
curiosità malsana o il gusto del sensazionale. Ai miei occhi ciò che lei ha
fatto non è il gesto di un comune criminale, né di un pazzo, ma di un uomo
spinto agli estremi da forze che non controlla, e vorrei mostrare all’opera
proprio queste terribili forze”. Da questo primo contatto ne sono seguiti altri
che hanno consentito allo scrittore di costruire il suo romanzo-verità.
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Emmanuel Carrère |
Jean Claude Romand, un uomo dominato
dai propri demoni, incapace di confessare alla moglie le menzogne di una vita
mai impostata. “Il lato sociale era falso, ma quello affettivo era autentico”, dice
al processo che lo condannerà al carcere a vita con 22 anni di isolamento.
L’Avversario è il male, la
vergogna, la pulsione irrefrenabile che spinge il protagonista della storia a
tradire in primis se stesso e poi i suoi affetti, alimentando un’enorme bugia
ogni giorno sempre più ingombrante. L’ombra e l’oscurità, simboli dell’angelo
ribelle a Dio, sono i lati oscuri della psiche che, nel caso di Romand, prorompono
in tutta la loro violenza.
L’Avversario, di Emmanuel
Carrère, Adelphi Edizioni, Milano.
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