da oggi, ogni giovedì, pubblicherò articoli, riflessioni e idee. Tema, ovviamente, libero!
Buon viaggio!
ANTICHI, MA… MODERNI
FILOSTRATO, “MISTER” DEL 200
d.C.
Polimestore, Glauco, Amesìna… Bei nomi, prima di tutto, ma
anche eccellenti atleti.
Secondo gli antichi, che concepivano l’allenamento ginnico
come aspetto fondamentale per un vivere sano, l’esercizio fisico doveva essere
quotidiano e prevedeva una “tabella” così composta: sollevamento dei pesi, gare
di velocità con cavalli e lepri, raddrizzamento di sbarre di ferro battuto,
mentre nel corso di altre sedute questi atleti del tempo che fu si dilettavano
a farsi trainare da potenti tori da giogo e a domare addirittura leoni
prendendoli per il collo. A raccontare tali aneddoti è Filostrato di Lemno, un
sofista vissuto nel terzo secolo dopo Cristo; questo personaggio ha scritto un
libretto, “IL MANUALE DELL’ALLENATORE”, nel quale sono elencate tutte le
notizie sopra menzionate che fanno di questo vademecum il primo testo
conosciuto dedicato a chi volesse imparare l’arte di allenare. I giovani atleti
potevano scegliere fra gli esercizi “leggeri” (lo “stadio”, la corsa veloce più
vicina ai nostri 100 metri piani; il dolico, il nostro mezzofondo; l’oplìtica,
una corsa paragonabile ai nostri 800 metri da effettuarsi con elmo, scudo,
schinieri e a piedi nudi; il diaulo, qualcosa di simile ai nostri 400 metri) e
quelli “pesanti”: lotta, pugilato e pancrazio, quest’ultimo progenitore del
wrestling, con la sola differenza che se le davano davvero! Che il secondo nome
di Filostrato fosse Arrigo? Nessuno potrà svelare l’arcano, anche se è certo
che fra l’uomo di Fusignano e quello di Lemno qualche punto di contatto c’è.
Secondo Filostrato, l’allenatore ideale deve innanzitutto capire di
fisionomica: visti gli occhi capito l’uomo. E se gli occhi non bastano, bisogna
sapere da che famiglia proviene il futuro atleta perché, se i genitori si sono
sposati giovani, i figli saranno forti e immuni da malattie che colpiscono il
sistema nervoso. Se invece i coniugi si sono uniti in età avanzata, i figli
avranno pelle sottile e tessuti muscolari debolissimi. L’allenatore princeps
dovrà poi essere bravo a riconoscere chi si presenta dopo una seduta di
sesso: i reprobi saranno corti di respiro e appassiti di fronte allo sforzo.
C’è un errore che il C.T. ideale di Filostrato non deve mai commettere:
allenare un ragazzo come fosse un adulto; alcuni gli ordinano di appesantire il
ventre, poi, durante l’allenamento, lo mandano a passeggio e lo fanno ruttare
cavernosamente. Pratica dallo scopo incerto e forse dimenticata ai giorni
nostri ma, certamente, non rimpianta. Indubbiamente i consigli e le tecniche che
Filostrato illustra nel libro, sono abbastanza lontani dalla concezione moderna
dell’allenamento, un’idea che si basa su studi scientifici (basti pensare al
“Milan Lab”, cervellotica invenzione degli esperti ricercatori rossoneri per
tenere sotto controllo le prestazioni dei calciatori) e rigorosi. Tuttavia, è
bello poter dire che già nel 200 d.C. esistesse la convinzione che solo
attraverso un esercizio costante e serio si potessero ottenere grandi
risultati; è proprio in questa teoria che una linea di continuità fra
Filostrato e gli allenatori di oggi è ben presente, tanto che in tutti gli
sport - e soprattutto nel calcio - la perfetta condizione fisica è elemento
essenziale per ottenere grandi successi, perché non sempre vince il migliore,
ma chi ha più tenuta e determinazione. In questo, Filostrato ha fatto scuola.
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