martedì 8 settembre 2015

Se vuoi la pace prepara la guerra. Roma e il Mediterraneo (Prima parte).



Che cosa troviamo alle origini della nostra civiltà? Quando le vie del commercio e degli affari si sono aperte al di là del Mediterraneo? Il seme dell’Europa da chi è stato piantato?
Si tratta di domande a cui è molto facile dare una risposta, almeno alle prime due. Potremmo parlare dei greci, di quando il lavoro nell’Ellade non c’era per tutti ed allora in molti decisero di migrare in Italia, fondando la Magna Grecia, trasferendo in quella che, secondo l’etimologia, era la “terra dei vitelli” il sapere, l’arte e la scienza. E’ chiaro, tuttavia, che un impulso forte e decisivo nello sviluppo del territorio italico e, naturalmente, di quello che bacia le acque dei nostri mari è stato dato da Roma e dal suo espansionismo nel bacino del Mediterraneo ed oltre.








Partiremo, nel nostro viaggio, parlando delle guerre puniche, per molti di noi lontano e quasi invisibile ricordo di scuola, ma a nostro giudizio momento fondamentale di questo percorso. Oggi affrontiamo la Prima.
La colonizzazione fenicia dell’Occidente è dettata, secondo gli storici, in particolare Diodoro Siculo, dalla presenza di metalli pregiati. Cosa c’entrano i fenici, pensate? Beh, i fenici sono i nonni dei cartaginesi: infatti il termine “punico”, sinonimo di “cartaginese”, deriva da “phoenix”, fenici appunto. Sono stati loro, tra l’altro, ad adottare per primi la scrittura fonetica, fondamentale antenata della nostra.
Ma torniamo a noi. Pare che la presenza dei fenici nel Mediterraneo risalga all’VIII secolo a.C. e ciò ha indotto a supporre l’esistenza di una fase preliminare detta di “precolonizzazione”, dalla Grecia a Pantelleria fino alla Sicilia.
Cartagine, “città nuova”, fondata da Elissa (Didone) conosce per un breve periodo la monarchia, lasciando poi spazio all’oligarchia mercantile; dal punto di vista militare la comunità punica si ispira a modelli ellenici, introducendo formazioni di opliti (i mitici soldati dallo scudo circolare, in greco “oplos”) e falangiti. La flotta, straordinaria ed imponente, dispone di quadriremi e quinqueremi (nelle ricostruzioni sottostanti, navi con quattro e cinque file di rematori).


 










Com’erano stati, fino al III secolo, i rapporti con Roma? Certamente ottimi. Ma è dalla Sicilia, zona strategica per il commercio marittimo, che proviene il motivo dello scontro fra le due potenze. Per quale causa specifica? La città di Messina, messa sotto assedio dai Mamertini, chiede l’aiuto sia di Roma che di Cartagine; intervengono per primi i romani, liberando la città dello Stretto ed armando l’ira dei cartaginesi, che si sentivano, in un certo senso, titolari e dominatori della Sicilia. Lo scontro, a questo punto, diviene inevitabile. Nel 260 a.C. i romani, guidati da Duilio, sconfiggono i punici nelle acque di Milazzo e nel 257 i consoli Manlio e Regolo, alla testa di 230 navi, affrontano e sconfiggono i 250 vascelli nemici guidati da Amilcare a Capo Ecnomo, a sud della Sicilia. La strada per l’Africa sembra spianata, ma la presunzione dei romani porta ad una ripresa, seppur parziale, della resistenza nemica. Anche la Sicilia rischia di sfuggire di mano ai soldati di Roma, per merito (o causa) di Amilcare Barca, il padre del più celebre Annibale, molto abile ad occupare Palermo e Trapani. Per oltre sei lunghi anni i romani sono costretti a sopportare vere e proprie umiliazioni militari via terra, prima di capire che le sorti del conflitto devono essere risolte per mare. Il governo promette ai cittadini con reddito grandi ricompense in denaro se avessero partecipato “volontariamente” al conflitto; con ulteriori 200 navi la flotta romana sorprende i cartaginesi presso le isole Egadi e li sconfigge. Finisce così la Prima Guerra Punica (264-241 a.C.), che sancisce, almeno temporaneamente, il controllo romano sul Mediterraneo. E’ ancora presto, però, per pensare alla colonizzazione del nord Africa: sta per spuntare all’orizzonte, minacciosa e maestosa, l’ingombrante ombra di Annibale…

Ad maiora!

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