Cari amici lettori,
dopo molto tempo ritorna il caffè del professore. Riprendiamo con un post di letteratura latina, relativo alla figura di un uomo che, probabilmente, ancora oggi avrebbe molto da dire.
Dice Plutarco che Catone è un bonus pater, un bonus maritus non negligens in re familiari augenda, mansuetus, aequus,
un ínagnus orator. Dice ancora che,
appena gli nasce un figlio, abbandona tutti gli affari, tranne quelli di
stretta necessità politica, per potersi dedicare toto corde alla
"creazione", nel corpo e nell'anima, di un nuovo Catone.
Assiste al lavaggio ed alla fasciatura del
pargolo, all'allattamento che una moglie particolarmente ubertosa dispensa, per
volontà interessata del marito, anche ai figli degli schiavi, sì da creare un
vero e proprio legame di latte.
In età scolare, lo erudisce su manuali di
sua fattura, lo tempra alle fatiche educandolo ad ogni sorta di esercizio
ginnico, dal giavellotto al pugilato, dall'equitazione al nuoto. In sua
presenza non dice mai parole sconvenienti, quasi si tratti di una Vestale, non
si lava mai nudo assieme a lui, e questo per una regola moralistica che cadrà
poi sotto i colpi corrotti e spregiudicati dei Greci. Fin qui Plutarco.
E dura, senza tregua è la polemica col
mondo e la cultura greca e con coloro che a Roma se ne fanno solerti
propagatori: gli Scipioni. Gli episodi salienti di questa instancabile attività
antiellenica sono il processo contro gli
Scipioni e la cacciata da Roma dei tre filosofi greci.
E’, quella di Catone, una mentalità
contadina il cui centro è l'attività dei campi, una mentalità chiusa e, per
certi versi, ottusa. Catone non capisce che il mondo cammina, non capisce che
la storia cammina, da quel giorno in cui Roma ha incrociato il ferro con Pirro
e con Cartagine.
La vita.
Nasce a Tuscolo nel 234 in una famiglia
contadina che possiede un appezzamento di terreno coltivato in proprio. Si
arruola agli inizi della seconda guerra punica, cioè nel 218, e la combatte
tutta, salvo qualche sporadica interruzione. Percorre l'intero cursus honorum, che culminerà nella
carica di censore conferitagli nel 184.
Negli ultimi anni della sua vita, si
batte inesorabilmente per la distruzione di Cartagine ( - a nostro avviso la
presa di posizione è politicamente ineccepibile - delenda Carthago… ) e muore nel 149, proprio nell'anno in cui
inizia la terza guerra punica che si concluderà con la distruzione totale della
città. E di Cartagine la storia tacerà per sempre.
Ad maiora!
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