mercoledì 27 febbraio 2019

L'alfiere del conservatorismo e del nazionalismo: Catone .


Cari amici lettori, 
dopo molto tempo ritorna il caffè del professore. Riprendiamo con un post di letteratura latina, relativo alla figura di un uomo che, probabilmente, ancora oggi avrebbe molto da dire.

Dice Plutarco che Catone è un bonus pater, un bonus maritus non negligens in re familiari augenda, mansuetus, aequus, un ínagnus orator. Dice ancora che, appena gli nasce un figlio, abbandona tutti gli affari, tranne quelli di stretta necessità politica, per potersi dedicare toto corde alla "creazione", nel corpo e nell'anima, di un nuovo Catone.
Assiste al lavaggio ed alla fasciatura del pargolo, all'allattamento che una moglie particolarmente ubertosa dispensa, per volontà interessata del marito, anche ai figli degli schiavi, sì da creare un vero e proprio legame di latte.
In età scolare, lo erudisce su manuali di sua fattura, lo tempra alle fatiche educandolo ad ogni sorta di esercizio ginnico, dal giavellotto al pugilato, dall'equitazione al nuoto. In sua presenza non dice mai parole sconvenienti, quasi si tratti di una Vestale, non si lava mai nudo assieme a lui, e questo per una regola moralistica che cadrà poi sotto i colpi corrotti e spregiudicati dei Greci. Fin qui Plutarco.
E dura, senza tregua è la polemica col mondo e la cultura greca e con coloro che a Roma se ne fanno solerti propagatori: gli Scipioni. Gli episodi salienti di questa instancabile attività antiellenica sono il processo contro gli  Scipioni e la cacciata da Roma dei tre filosofi greci.
E’, quella di Catone, una mentalità contadina il cui centro è l'attività dei campi, una mentalità chiusa e, per certi versi, ottusa. Catone non capisce che il mondo cammina, non capisce che la storia cammina, da quel giorno in cui Roma ha incrociato il ferro con Pirro e con Cartagine.

La vita.
Nasce a Tuscolo nel 234 in una famiglia contadina che possiede un appezzamento di terreno coltivato in proprio. Si arruola agli inizi della seconda guerra punica, cioè nel 218, e la combatte tutta, salvo qualche sporadica interruzione. Percorre l'intero cursus honorum, che culminerà nella carica di censore conferitagli nel 184.



Negli ultimi anni della sua vita, si batte inesorabilmente per la distruzione di Cartagine ( - a nostro avviso la presa di posizione è politicamente ineccepibile - delenda Carthago… ) e muore nel 149, proprio nell'anno in cui inizia la terza guerra punica che si concluderà con la distruzione totale della città. E di Cartagine la storia tacerà per sempre.

Ad maiora!


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