mercoledì 5 novembre 2025

"La strada" verso la verità nel romanzo di Mc Carthy

 di Fabio Pagani

La strada è un romanzo che tutti dovrebbero leggere; è la storia di un padre e di un figlio, sopravvissuti alla distruzione di un mondo nel quale umanità e solidarietà sono sentimenti scomparsi.

Confortati da un carrello, sul quale caricano le loro uniche speranze di sopravvivenza, i due protagonisti cercano di percorrere centinaia di km per raggiungere la costa della California, con l’auspicio di trovare un clima ed un ambiente migliori. Cormac McCarthy, l’autore del romanzo, immagina che l’umanità si sia quasi del tutto estinta e che, fra le poche persone rimaste vive, sia arduo trovarne di buone; nelle parole e nei gesti del bambino ritroviamo non solo quel disperato desiderio di rimanere aggrappato alla vita (spesso, lungo la storia, il piccolo chiede a suo padre quanto sia vicina la morte per entrambi), ma anche la scintilla, la fiamma, il fuoco – appunto – che alimenta le speranze dell’uomo, che protegge e, nello stesso tempo, dà al proprio figlio gli strumenti per poter sopravvivere anche senza di lui.

È questo, a nostro modo di vedere, il passaggio chiave di un libro scritto in modo incalzante, con frasi brevi ed incisive: nel legame indissolubile fra un padre ed un figlio si trova il senso della vita, della trasmissione di valori che restano; l’uomo, sempre più devastato dalla malattia e dalla fame, rincuora il giovane, lo difende e lo accudisce lasciandogli l’arma più importante (che non è la pistola con la quale l’adulto va in giro): la speranza. “Quella notte il bambino dormì vicino al padre e lo tenne abbracciato, ma quando al mattino si svegliò il padre era freddo e rigido. […] Pianse per un bel pezzo. “Ti parlerò tutti i giorni”, sussurrò, “e non mi dimenticherò. Per niente al mondo. Poi si alzò, si voltò e tornò verso la strada”.

Alla fine della storia, il giovane proseguirà il proprio cammino con un uomo, un reduce, uno dei pochi rimasti in vita, ed una donna: “Ogni tanto la donna gli parlava di Dio, ma la cosa migliore era parlare con il padre e infatti ci parlava e non lo dimenticava mai. La donna diceva che andava bene così. Diceva che il respiro di Dio è sempre il respiro di Dio, anche se passa da un uomo all’altro in eterno”.

Il bambino è il vero portatore del “fuoco”, della luce e della compassione umana, trasmessagli da un padre latore di valori etici e morali, ma costretto a fare i conti con la dura realtà della guerra e della distruzione. Il bambino questo lo sa e riconosce al suo salvatore l’umano sentimento della paura, che spinge l’adulto, in più occasioni, a pensare solo alla salvezza del proprio figlio.

Cormac Mc Carthy (1933-2023)

L’amore incondizionato del padre verso il figlio contrasta molto con il contesto drammatico in cui è ambientata la storia: durante il loro viaggio, i due incontreranno Ely, l’unico personaggio a cui McCarthy dà un nome: una sorta di vecchio profeta, forse Elia, che mette a nudo la differenza sostanziale fra padre e figlio: il primo pensa alla sopravvivenza del bambino, a cui lo lega un amore assoluto, il secondo pare sempre connotato da sentimenti di pietà e compassione. Chiudiamo con una riflessione religiosa: “Sapeva [il padre] che il bambino era la sua garanzia. Disse: se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato”. La lezione più importante del romanzo è legata all’amore: che esista o meno Dio, che si possa avere fede oppure no, l’unica cosa che conta sono i valori e l’impegno che dobbiamo mettere per perseguirli, conservarli e tramandarli, come un buon genitore deve fare con i propri figli.

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domenica 2 novembre 2025

Ravenna vs Ascoli 1-0

Il gol di Okaka all'88' manda il Ravenna in Paradiso

di Fabio Pagani

Ennesimo “sold out” per un’altra sfida d’alta quota: Ravenna e Ascoli per rimanere in scia dell’Arezzo tritatutto. Marchionni si affida al consueto 3-5-2: Okaka sarà l’arma da giocare a partita in corso; solito 4-2-3-1 per l’Ascoli, forte di una difesa pressoché imperforabile.

La spettacolare curva del Ravenna

La partita. 6’, Spini viaggia sulla sinistra e crossa per Tenkorang, che sfrutta il buco di Rizzo, ma ciabatta e conclude debolmente. Un minuto dopo, grande azione di Esposito che, con eleganza, va al tiro a giro dal limite dell’area: fuori di un amen. A metà del primo tempo, match molto equilibrato e vissuto sulle folate del Ravenna da una parte e sul gioco palla a terra dell’Ascoli dall’altra. Al 26’, ci prova Solini di testa, ma la sua girata termina alta. Un minuto dopo, occasionissima per Silipo, che si accentra e scarica un sinistro maligno: Anacoura respinge con difficoltà nei pressi di D’Uffizi che, da ottima posizione, spara in curva. Al 29’, miracolo dello stesso Anacoura, un vero felino a tuffarsi per respingere la conclusione da due passi di D'Uffizi e il successivo tentativo di tap in dello stesso n. 15 bianconero. Al 34’ è bravissimo Scaringi a fermare in scivolata Milanese, lanciato a rete da un ottimo uno-due fra Silipo e Gori. Cinque minuti dopo ci prova ancora Milanese, ma la sua è una telefonata per l’attento Anacoura. Il primo tempo va in archivio sullo 0 a 0: bella partita, aperta a qualsiasi risultato. 

Il settore ospiti ascolano

Al 52’, botta dalla distanza di Gori sulla quale Anacoura è pronto a respingere con i pugni; all’ora di gioco, rinvio maldestro di Anacoura, prende palla D’Uffizi che si accentra e scarica un siluro fuori di pochissimo alla destra del portiere. A 20 minuti dalla fine, l’Ascoli mette forze fresche, così come il Ravenna, che ha già inserito Zagre per Spini per dare più peso all’attacco e, dal 74’, anche Okaka e Falbo per Luciani e Lonardi. Al 75’, va al tiro Rizzo Pinna da ottima posizione: alto. All’88’, un lampo llumina il Benelli: cross dalla sinistra di Falbo, Da Pozzo di testa sul secondo palo la mette in mezzo, Vitale la respinge, ma Okaka è lì e, di tacco, gonfia la rete! Tripudio assoluto. Al 94’ ci prova Corradini da fuori: Anacoura è sicurissimo e blocca a terra. E finisce così, 1 a 0 per il Ravenna, una partita molto vibrante, equilibrata e decisa dalla zampata del campione. Giallorossi, ora, secondi da soli ad un solo punto dall’Arezzo.

Il tabellino

Ravenna vs Ascoli 1-0 (88’ Okaka)

RAVENNA: Anacoura, Scaringi, Esposito, Solini, Donati (87’ Da Pozzo), Tenkorang, Lonardi (74’ Falbo), Rossetti, Rrapaj © (87’ Ilari), Spini (62’ Zagre), Luciani (74’ OKaka). A disp.: Stagni, Borra, Mandorlini, Di Marco, Calandrini, Raimondo, Bianconi, Sermenghi, Karim, Menegazzo. All. M. Marchionni.

ASCOLI: Vitale, Pagliani (71’ Guiebre), Damiani, Silipo, D’Uffizi (72’ ndoj), Alagna, Rizzo Pinna (86’ Corradini), Curado ©, Rizzo, Gori (71’ Chakir), Milanese (86’ Oviszach). A disp.: Brzan, Barosi, Menna, Bando, Cozzoli, Palazzino, Zagari. All. F. Tomei.

Ufficiali di gara: sig. Madonia, sig. Linari (1^), sig. Bianchi (2^), sig. D’Eusanio (4^), sig. Spagnolo (FVS).

Ammoniti: Solini (18’), Alagna (23’), Rizzo (67’), Okaka (88’).

Calci d’angolo: 6 a 5.

Recupero: 0 min. e 4 min.

Note: prima del fischio d’inizio, Tenkorang viene premiato come miglior giocatore del girone B del mese di settembre. 


domenica 26 ottobre 2025

Pianese vs Ravenna 0-1

Il primo gol di Okaka in giallorosso porta i tre punti a un Ravenna non brillante

di Fabio Pagani

Primo tempo condotto dai giallorossi (oggi in tenuta bianca), pericolosi in un paio di occasioni con Ilari – oggi alla prima stagionale da titolare - : nella prima, è bravo Filippis a respingere dopo che il n. 32 bizantino era andato al tiro su servizio di Esposito, nella seconda ha calciato alto sopra la traversa. Ad inizio partita, però, la Pianese aveva reclamato un calcio di rigore per presunto fallo di Donati su Bellini: lunga review dell’arbitro al monitor del FVS, ma niente penalty. Padroni di casa in evidenza al 41’ con la girata di Bertini, che però non impensierisce Anacoura. 42’, gran botta mancina di Simeoni dalla distanza: pallone alto di poco. Al 44’, Spini, dal fondo, serve Rossetti che, spalle alla porta, prova il tiro, facile per Filippis. Primo tempo in archivio sullo 0 a 0: il Ravenna fa la partita, la Pianese gioca di rimessa.

Nei primi 20 minuti della ripresa non succede nulla; al 66’, un tiro-cross di Donati costringe Filippis ad una deviazione non semplice nell’unica occasione – se così vogliamo chiamarla – degna di nota; il Ravenna non riesce a costruire azioni pericolose e sbaglia troppo. Al 69’, Marchionni prova a dare la scossa con Spini, Donati e Ilari che lasciano spazio a Zagre, Falbo e Da Pozzo: tatticamente non cambia nulla, se non il peso specifico dell’attacco, più massiccio con due punte di ruolo. Al 78’, corner di Falbo per la testa di Solini: pallone alto. All’83’, lampo di Rossetti che taglia un velenoso cross verso la porta che, però, né Okaka (appena entrato per Luciani) né Zagre riescono a spingere in rete. 85’, tentativo dal limite dell’area di Proietto: nessuna pretesa. 87’, primo tiro in porta del secondo tempo e lo scarica Fabrizi: parata facile per Anacoura. Al 95’, Okaka si divora il gol della vittoria: bel cross dalla destra di Da Pozzo, il n. 7 è solissimo in mezzo all’area, ma il suo colpo di testa finisce alto. Ma il calcio è incredibile e due minuti dopo, su perfetto assist di Rossetti, Stefanone Okaka incorna e segna! Esultanza incontenibile per l’ex Roma, che regala al Ravenna una vittoria che arriva dopo una partita, obiettivamente, poco brillante. Riflessione finale e strettamente personale: schierare due punte di ruolo, riempiendo l’area di rigore con più presenza fisica, sarebbe un’opzione valida e non solo a partita in corso. Siamo contenti per Okaka: non poteva sbloccarsi in un momento migliore di questo…

Il tabellino

Pianese vs Ravenna 0-1 (97’ Okaka)

PIANESE (3-5-2): Filippis; Masetti, Gorelli, Ercolani; Sussi (64’ Fabrizi), Simeoni ©, Chesti (91’ Martey), Bertini (70’ Proietto), Coccia; Tirelli, Bellini (91’ Sodero). A disposizione: Pertini, Porciatti, Balde, Puletto, Chiavarino, Spinosa, Jaharovski, Nicastro Xhanu. Allenatore: A. Birindelli.

RAVENNA (3-5-2): Anacoura; Donati (69’ Da Pozzo), Esposito, Solini; Rrapaj © (81’ Menegazzo), Tenkorang, Ilari (69’ Falbo), Rossetti, Scaringi; Spini (69’ Zagre), Luciani (81’ Okaka). A disposizione: Stagni, Borra, Mandorlini, Motti, Lonardi, Calandrini, Bianconi, Sermenghi, Zakaria. Allenatore: M. Marchionni.

Ufficiali di gara: sig. Burlando, sig. Antonicelli (1^ assistente), sig. Galigani (2^ assistente), sig. Leorsini (quarto di gara), sig. Granata (FVS).

Ammoniti: Gorelli (27’), Rrapaj (47’), Masetti (98’).

Espulsi: un membro dello staff del Ravenna per proteste (91’).

Angoli: 3 a 2.

Recupero: 2 min. e 13 min.

giovedì 23 ottobre 2025

Arancia meccanica, dal romanzo al film

di Fabio Pagani

Nel mese di ottobre, in molte sale cinematografiche italiane è stata proiettata la versione restaurata di Arancia meccanica, il capolavoro firmato nel 1971 da Stanley Kubrick.

La locandina del film

Tratto dal romanzo distopico Clockwork orange dell'autore britannico Anthony Burgess, titolo che sta a significare qualcosa di vivo (l’arancia), ma che all’interno nasconde una natura bizzarra e meccanica come un orologio (appunto, clockwork), il film ha come protagonista Alex DeLarge, un ragazzo della media borghesia, dotato di grande cultura musicale (in particolare di Beethoven, che il protagonista chiama “Ludovico Van”), ma violento e senza freni. Il giovane trascorre le notti in compagnia della sua banda (i drughi), bevendo latte drogato e commettendo ogni tipo di violenza; a seguito di un omicidio, Alex deve scontare la propria condanna in carcere, galleggiando fra l’ipocrisia della sua condotta e le naturali pulsioni verso l’eccesso che trova leggendo i passi erotici contenuti nella Bibbia. Ad un certo punto, viene sottoposto alla cura “Ludovico”, un programma che interviene sulle devianze della psiche con la metodica del condizionamento, secondo i dettami della psicologia sperimentale di Watson e Skinner. I risultati sono estremi: Alex perderà sì la propria natura violenta, ma anche il libero arbitrio e tutto ciò che farà, gesti e pensieri, risulterà essere un’arancia meccanica: fuori, pulita e regolare, dentro, invece, mossa da meccanismi e automatismi vuoti.

Alex e i drughi in una scena del film

Uscito di galera, Alex subirà le stesse violenze che un tempo aveva compiuto, rincontrando le sue stesse vittime; a quel punto, dopo aver tentato il suicidio, si libererà dal condizionamento psicologico della cura subita in carcere. Tornato il teppista di un tempo, il protagonista stringerà un patto con il primo ministro, affermando pubblicamente, in cambio di favori reciproci, l’efficacia della cura “Ludovico”.

Se vogliamo comparare il significato del finale del film Arancia meccanica con quello del romanzo, i messaggi di Kubrick e Burgess sono diametralmente opposti: per lo scrittore c’è possibilità di redimersi dalla violenza, conservando la propria individualità. Il regista, al contrario, ritiene che la naturale tendenza di Alex alla ferinità non possa essere soppressa, ma rimane in quanto lui, come gli essere umani nel loro insieme, sono energia libera e potente che nessun legame politico e sociale potrà mai contenere.

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domenica 19 ottobre 2025

Ravenna vs Arezzo 0-3 (48' Tavernelli, 87' Ravasio, 94' Varela)

Netta affermazione amaranto al Benelli. Ravenna, però, punito da un passivo eccessivo

di Fabio Pagani

Un “tutto esaurito” d’alta quota, una partita che può valere già molto, se non altro in termini di consapevolezza. Il Ravenna riceve l’Arezzo e lo fa nel proprio “11” tipo, con la terza partita consecutiva da titolare per l’ottimo Bianconi. Gli amaranto devono rinunciare a Renzi, ma recuperano dalla squalifica l’estroso Pattarello. Atmosfera elettrica sugli spalti, gremiti in ogni ordine di posto. Prima del fischio d’inizio, premiato il capitano bizantino Paolo Rrapaj per le cento presenze in giallorosso.

La partita. Al 1’, Spini recupera un pallone sulla trequarti e serve Luciani, che mastica la conclusione a rete. 5’, combinazione Cianci – Chierico, con traversone del n. 24 ospite senza fortuna. All’8’, su rinvio ciccato da Gilli, Luciani controlla e scarica a rete: è bravissimo Venturi a respingere in corner con i pugni. Al 24’, FVS chiamato da Bucchi per un presunto “mani” di Rrapaj in area: dopo lunga revisione da parte dell’arbitro, niente rigore. Alla mezz’ora accade qualcosa di grottesco: lo speaker annuncia che, da ora in poi, la gara si giocherà senza l’ausilio dell’FVS… Anzi, no, il sistema funziona! Ilarità generale. Al 35’, Mawuli, infortunato, lascia il campo e viene sostituito da Iaccarino. 38’, bella azione innescata da Lonardi, scarico sulla sinistra per Rossetti, cross in area e zuccata di Tenkorang: Venturi accompagna la sfera che termina a lato non di molto. Al 1’ di recupero, brivido Anacoura: l’innocuo tiro di Pattarello rischia di entrare per la mezza papera del numero 1 giallorosso, che se la cava in calcio d’angolo. Finisce 0 a 0 un primo tempo molto equilibrato: più pericoloso il Ravenna, ma l’Arezzo è squadra davvero tosta.

Al 48’, Arezzo in gol: sugli sviluppi di una punizione dal limite respinta dalla barriera, raccoglie la sfera Cianci, la mette in mezzo e Tavernelli scarica in gol, con la evidente complicità della difesa e di Anacoura. Al 52’, Marchionni inserisce Motti per Da Pozzo  e passa al 4-3-1-2. 54’, Anacoura blocca a terra il tiro di Tavernelli, che riceve la sfera dopo un’azione di calcio d’angolo. Un minuto dopo, grande azione di Pattarello, che pesca Cianci sul secondo palo: sinistro acrobatico che muore sul montante per uno 0 a 2 soltanto sfiorato dagli amaranto. Al 64’, FVS per presunto fallo su Pattarello lanciato a  rete: anche stavolta, no penalty. Al 77’, Solini va vicinissimo al gol, ma la sua botta è miracolosamente respinta da Venturi e mandata in angolo da un difensore in anticipo sull’accorrente Zagre; sul corner seguente, ancora Solini, stavolta di testa: traversa. Ravenna sfortunato. Due minuti dopo, lo stesso Venturi si fa una scampagnata fuori area, Motti lo anticipa e conclude a rete, mandando alto. 81’, mischia furibonda in area aretina, ma né Bianconi né Zagre la buttano dentro. Ci prova anche Donati, ma non è fortunato; i giallorossi ora spingono e meriterebbero il pari. All’84’, Marchionni gioca la carta Okaka in luogo di Tenkorang. 86’, dormita di Bianconi, Varela gli soffia il pallone e tira, ma Anacoura ci mette una pezza e si salva in angolo. Sul corner seguente, Iaccarino conclude dal limite, Anacoura respinge, ma è pronto Ravasio che insacca. E’ 2 a 0 per l’Arezzo, a questo punto avviato alla vittoria. 94’, tris amaranto: contropiede micidiale Varela – Chierico – Varela e gol. Punteggio troppo severo per il Ravenna, che esce sconfitto dal big match di oggi. 

Il tabellino

Ravenna vs Arezzo 0-3 (48’ Tavernelli, 87’ Ravasio, 94' Varela)

RAVENNA: 1Anacoura, 2Donati, 44Bianconi, 5Solini, 77Da Pozzo (52’ 9Motti), 16Tenkorang (84’ 7Okaka), 17Lonardi, 8Rossetti, 11Rrapaj © (68’ 3Falbo), 19Spini, 18Luciani (68’ 29Zagre). A disp.: 12Stagni, 24Borra, 4Mandorlini, 20Calandrini, 21Esposito, 27Corsinelli, 32Ilari, 47Scaringi, 73Sermenghi, 76Karim, 84Menegazzo. All. M. Marchionni. 

AREZZO: 22Venturi, 13GIlli (80’, 15Gigli), 19Chiosa, 26De Col, 37Righetti, 24Chierico, 7Guccione © (80’ 45Perrotta), 8Mawuli (35’ 78Iaccarino), 10Pattarello (68’ 11Varela), 71Cianci (68’ 91Ravasio), 21Tavernelli. A disp.: 1Trombini, 12Galli, 3Tito, 14Meli, 23Arena, 77Dell’Aquila. All. C. Bucchi.

Ufficiali di gara: sig. Striamo, sig. Taverna (1’ assistente), sig. Bettami (2’ assistente), sig. Mazzoni (quarto ufficiale), sig. Veli (FVS).

Ammoniti: Rrapaj (16’), Pattarello (47’pt.), Solini (47’), Ravasio (87’), Okaka (93').

Calci d’angolo: 4 a 4.

Recupero: 3 min. e 6 min.

Note: cielo coperto, temperatura mite, assenza di vento. In tribuna, fra gli altri, l’ex portiere giallorosso Gabriele Fresia, salutato con affetto dai tifosi giallorossi. Spettatori 4995.

Il dopo partita di Mister Marchionni
Dobbiamo fare i complimenti all'Arezzo, ma credo che noi, oggi, non abbiamo sfigurato. Siamo stati ingenui sul primo gol incassato, anche se il risultato finale è eccessivo. Il giudizio su di noi, però, non deve cambiare, nonostante il passivo. La squadra non risentirà di questa sconfitta, non farà drammi: avremmo potuto pareggiare, le occasioni ci sono state. È un vero peccato.
Battuta finale sul pubblico: è ormai diventata una piacevole abitudine quella di vedere lo stadio pieno. Siamo contenti di aver ricreato entusiasmo in città e dobbiamo solo ringraziare i nostri tifosi, che ci seguono con passione e trasporto. 

La parola all'ex Giacomo Venturi

È stato emozionante giocare al Benelli da avversario, per me è sempre una partita speciale. Siamo molto contenti di questa vittoria, ma penso che la stagione sia lunga e i momenti di difficoltà capiteranno a tutti.


mercoledì 15 ottobre 2025

Una serata per Vincenzo Monti: il lato comico del poeta nell'anniversario della morte

 di Fabio Pagani

Lunedì 13 ottobre, la città di Alfonsine ha omaggiato la memoria del suo figlio più illustre, il poeta Vincenzo Monti. Nell’affascinante collocazione di Casa Monti, il Comitato Montiano ha organizzato un evento che ha voluto far conoscere al pubblico presente il lato meno noto del letterato: il presidente, prof. Luca Frassineti, fra i massimi esperti in Italia di ‘700 e ‘800, ha infatti sottolineato la vena comica ed eroicomica del Monti, introducendo le letture dei testi, declamati da Giulia Torelli, apprezzata regista teatrale. Prima di tutto, una doverosa premessa: la serata è stata dedicata al prof. Arnaldo Bruni, presidente onorario del Comitato Montiano, scomparso pochi giorni fa.

Il primo frammento è quello di una lettera del luglio 1774, indirizzata da Monti all’amico di studi Ercole II Calcagnini; in quel periodo, il poeta – non ancora tale – aveva 20 anni e si trovava a Ferrara per gli studi universitari in Medicina (a lui, in realtà, imposti dal padre). I toni ed i contenuti della missiva sono volutamente ironici e di spiccato gusto cameratesco, il ché sta a testimoniare chiaramente il rapporto di stretta amicizia fra i due interlocutori; eccone uno stralcio: Olà, corpo di mia Nonna: a che gioco giochiamo? Io son vivo, e però non sono morto. Se voi siate tale, v’è molto da dubitare, ed io non vorrei che foste già convertito in qualche costellazione. Fate i miei complimenti all’Orsa Maggiore, e pregatela a favorirmi una cassa del suo freddo, che ne ho bisogno in questo caldo maledetto.

Il secondo testo è una canzonetta dal titolo Per un grave incommodo emorroidale (novembre 1779), di cui il Monti soffriva cronicamente; qui emerge l’attenzione sull’argomento canonico della malattia, solitamente trattata riguardo agli altri, ma in questo caso resa propria. I modelli di questa “canzonetta sopra il culo” fanno riferimento alla preziosa elegia X, libro III, di Tibullo (poeta latino del I secolo a.C.). Nei versi montiani, vi è il voluto slittamento dal registro elegiaco a quello epico, con la chiara intenzione di prendere in giro il genere alto della poesia: La bell’arte dei poeti / mente chiede ognor serena; / ma i pensier ridenti e lieti / fuggon via se il culo è in pena.

Il terzo ed ultimo contributo concerne la versione in ottava rima della Pucelle d’Orléans di Voltaire (traduzione del 1798-99): i passi scelti sono incentrati sull’attentato alla castità della protagonista, Giovanna d’Arco: Stende la grassa man verso l’amante / senza pensarvi, e tosto la ritira / rossa in volto, pentita e palpitante, / e poi si rassicura e poi sospira. / Poi dice alfin: - Bell’asino galante, / vana è la speme che pel cor vi gira; / è una chimera: pregovi d’avere / rispetto alla mia gloria, e al mio dovere.

A fine serata, molti dei presenti si sono meravigliati di questa versione del Monti, assai poco nota: da sempre, infatti, la fama del poeta è legata alla somma traduzione dell’Iliade, alle tragedie, alle poesie e non certamente - almeno per noi profani - a questo lato letterario che lo rende, senza dubbio, più terreno, ma non in modo banale.

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mercoledì 8 ottobre 2025

Università per adulti di Alfonsine, un fiore che non appassisce mai

di Fabio Pagani

Al via il 29esimo anno accademico dell’Università popolare per adulti “U. Pagani” di Alfonsine. Uno sforzo importante, quello condotto dai tanti volontari che continuano a credere in questa realtà associativa, un vero unicum nel panorama della bassa Romagna, se consideriamo che la città delle Alfonsine è un comune di circa 12mila abitanti che non può certo competere con i numeri di Lugo o, addirittura, di Ravenna.

Eppure, l’entusiasmo e lo spirito di iniziativa non mancano alla presidente Elena Corelli Grappadelli e a soci e consiglieri; per l’anno accademico 2025/26 sono in calendario 26 corsi che, per sintesi, suddividiamo in aree: storia, letteratura e culture, scienze naturali e umane, lingue straniere e laboratori espressivi.

La presidente dell'Università per adulti, Elena Corelli Grappadelli

Fra gli altri, menzioniamo il corso di Climatologia, tenuto dal noto meteorologo Pierluigi Randi, Il vino nella letteratura italiana moderna, proposto dall’autore di questo articolo, Scrittura creativa, a cura di Luca Malaguti, il Laboratorio di teatro, condotto dalla regista Giulia Torelli e tutto il pacchetto delle lingue, ben gestito da Francesco Costa, giovane e poliedrico insegnante attivo anche in corsi di Botanica, Biologia marina ed Astronomia.

Sono importanti anche le collaborazioni che la “U. Pagani” ha attive con enti culturali del territorio: l’Istituto storico della Resistenza di Ravenna, per esempio, opera da anni con l’associazione alfonsinese con corsi ed approfondimenti a cui si può partecipare gratuitamente. Pregevole la partnership con i musei Byron e del Risorgimento di Ravenna, tradotta nella partecipazione della loro direttrice, dott.ssa Alberta Fabbri, alla serata di apertura dell’anno accademico dell’università, lunedì 6 ottobre; Fabbri ha intrattenuto il numeroso pubblico con una bella lezione su vita e vicende di Lord Byron in Italia.

La dott.ssa Fabbri parla di Byron

Non dimentichiamo anche la sinergia con Ravenna Teatro, che ha illustrato agli intervenuti la stagione 2025/26 dei teatri ravennati.  Infine, ricordiamo gli eventi organizzati dall’Università, come presentazioni di libri, concerti ed iniziative benefiche: sono già in cantiere per fine anno e prima metà del 2026 diversi appuntamenti che, però, non sveliamo…

La presentazione della stagione di Ravenna Teatro

Per saperne di più sia sulle serate culturali sia sui corsi offerti, vi invitiamo a seguire il sito internet e i canali social dell’Università popolare per adulti “U. Pagani” di Alfonsine: un gioiello prezioso che continua a brillare.

I contatti: www.universitalfonsine.racine.ra.it; e.mail: universitalfonsine@racine.ra.it; facebook: /universitalfonsine


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domenica 5 ottobre 2025

Juventus Next Gen vs Ravenna 2-4

Poker giallorosso in casa della Juve Next Gen. Prosegue la galoppata dei bizantini

di Fabio Pagani 

Continua la striscia di vittorie del Ravenna, che si impone 4 a 2 sul campo della Juventus Next Gen al termine di una partita infinita. Giallorossi in gol con tutto il parco attaccanti, ma rivedibili in difesa.

La partita. Senza ultras al seguito, la banda di Marchionni si presenta al “Moccagatta” con una novità di formazione: Bianconi rileva Esposito come centrale del pacchetto arretrato. Al 15’, si fa vedere Luciani, ma il suo tiro è ben bloccato dal portiere bianconero. Al 27’, Juve pericolosa con Bruganello: è bravo Anacoura ad intervenire. Al 38’, Amaradio rileva l’infortunato Cudrig e non sarà una sostituzione banale… Un minuto dopo, grande contropiede del Ravenna con Luciani, che si fa beffa di Turicchia, calciando però alto. E’ il preludio al vantaggio bizantino: 40’, sponda di Luciani per Spini, che mastica un destro che batte il poco reattivo Mangiapoco.

Ripresa scoppiettante: al 52’, pareggio bianconero con Amaradio che conclude due volte a rete; dopo il primo tiro respinto dalla difesa ravennate, il secondo beffa l'incerto Anacoura e, dopo il tocco del palo, termina in rete. Al 61’, Bianconi e Da Pozzo lasciano spazio ad Esposito e Motti, con conseguente cambio di modulo (as usual…). Sessanta secondi più tardi, Spini ricambia il favore a Luciani, piattone vincente e Ravenna avanti 2 a 1. 64’, primo squillo di Motti: botta da fuori, Mangiapoco non brillante e sfera che si insacca fra palo e portiere. Al 69’, Amaradio cerca la seconda gioia personale, ma stavolta Anacoura è bravo e non si lascia sorprendere. Al 75’, Brambilla leva Deme e Guerra per Pugno e Vacca ed è proprio il n. 20 di casa, all’81’, ad accorciare le distanze con il suo primo sigillo fra i professionisti: cross dalla sinistra di Puckza ed incornata di testa del giovane attaccante bianconero lasciato colpevolmente senza marcatura nell'area piccola. 90’, Juve vicina al pareggio: Turicchia di testa, ma Anacoura si salva sulla linea; sugli sviluppi di questa azione, Mister Brambilla chiama l’FVS per un presunto fallo da rigore di Rrapaj, ma il sig. Pasculli non ravvisa gli estremi per il penalty. Massima punizione concessa, invece, al sesto minuto di recupero al Ravenna, dopo revisione FVS: Brugarello affossa Zagre e Motti non sbaglia. E’ 4 a 2, risultato che chiude una partita pazza e ricca di emozioni e qualche errore di troppo. Il Ravenna tiene il passo dell’Arezzo e si appresta ad un’altra insidiosa trasferta in quel di San Benedetto, domenica prossima, alle ore 20.30.

I nostri MVP di oggi: Luciani, Motti, Spini.

Il tabellino

Juventus Next Gen vs Ravenna 2-4 (40’ Spini, 52’ Amaradio, 62’ Luciani, 64’ Motti, 81’ Pugno, 100’ Motti rig.)

Juventus Next Gen (3-4-2-1): Mangiapoco; Brugarello, Scaglia F., Turicchia; Turco (46′ Anghelè), Owusu (87′ Makiobo), Faticanti, Puczka; Deme (76′ Vacca), Cudrig (38′ Amaradio); Guerra (76′ Pugno). All. Brambilla. A disp. Scaglia S., Fuscaldo, Ngana, Savio Crapisto, Van Aarle, Pagnucco, Martinez Crous, Perotti.

Ravenna (3-5-2): Anacoura; Donati, Solini, Rossetti (84′ Menegazzo), Rrapaj, Tenkorang, Lonardi, Luciani (90’+4′ Zagrè), Spini (84′ Scaringi), Bianconi (62′ Motti), Da Pozzo (62′ Esposito). All. Marchionni. A disp. Stagni, Borra, Falbo, Mandorlini, Okaka, Calandrini, Corsinelli, Ilari.

Arbitro: sig. Pasculli.

Ammoniti: 5′ Rrapaj, 25′ Cudrig, 45’+2′ Rossetti, 45’+4′ Bianconi, 90’+15′ Tenkorang.

Calci d’angolo: 6 a 5.

Recupero: 5 e 13 min.

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mercoledì 1 ottobre 2025

Quell'estate dell'87: dal racconto alla realtà. Finalmente hanno un nome gli assassini di Pier Paolo Minguzzi

di Fabio Pagani

Ci sembra doveroso e di stringente attualità, ripubblicare il notevole racconto dell'amico Marcello Monti, "Quell'estate dell'87", riguardante il sequestro a scopo di estorsione e l'omicidio del giovane alfonsinese Pier Paolo Minguzzi, all'epoca 21enne carabiniere di leva.

Proprio ieri, infatti, è stata divulgata sui giornali e in televisione la notizia che la famiglia attendeva da quasi 40 anni: la condanna, in via definitiva, dei due imputati da parte della Corte d'assise d'appello di Bologna, che ha ribaltato la decisione del procedimento di primo grado. Ergastolo, quindi, per gli ex carabinieri della stazione di Alfonsine, Orazio Tasca e Angelo Del Dotto, precedentemente prosciolti; assolto, invece, Alfredo Tarroni.

Marcello Monti, vincitore al "Roma Crime Fest" 2024 nella sezione racconti gialli con questa narrazione, ha dato voce ad una storia che lo ha toccato molto, come del resto ha colpito i tanti alfonsinesi che, come lui, c'erano in quel 1987 e furono scossi da un evento di portata impensabile per una piccola comunità come Alfonsine.

Ripubblichiamo volentieri il racconto, in memoria del povero Pier Paolo.

Pier Paolo Minguzzi

Quell'estate dell'87

Vaccolino, primo maggio, 1987

Quando il sole si specchiò nelle acque salmastre del Delta del Po, il suo destino si era già compiuto. Il suo corpo, invece, legato ad una grata di ferro arrugginito, galleggiava sospeso tra la superficie e il fondale, impigliato tra i canneti e cullato da acque poco profonde, in attesa che qualcuno lo notasse. Il suo ritrovamento concluse dieci giorni di ricerche febbrili, ma aprì una serie di interrogativi che proiettò un’ombra densa e fumosa sull’intera comunità di Alfonsine, paese dove la vittima viveva.

La dinamica con cui era avvenuto il rapimento del ventunenne carabiniere di leva, infatti, suggeriva che i colpevoli fossero del luogo. Solo poche persone conoscevano i suoi spostamenti e, tra questi, doveva esserci qualcuno molto vicino alla sua famiglia. Le indagini andavano a rilento. Più passava il tempo e più gli inquirenti faticavano a trovare una pista investigativa attendibile, contribuendo ad alimentare la paura. Il dubbio e il sospetto si insinuavano tra le persone come la nebbia, che da queste parti diventa così fitta da essere tangibile, isolandole e avvolgendole nell’insicurezza. Anche l’estate sembrava tenersi alla larga da qui, manifestandosi solo a luglio inoltrato, mese nel quale prese forma un altro episodio criminoso. A seguito di ripetute minacce a carico di un’altra famiglia facoltosa del posto, veniva chiesto una somma di denaro per evitare che venisse fatto loro del male ma, a differenza del precedente tentativo estorsivo conclusosi tragicamente, si decise di denunciare la vicenda al comando dei carabinieri provinciale, escludendo quello locale. Su suggerimento delle forze dell’ordine, le parti si accordarono per pagare metà della somma richiesta e fu approntato un piano per incastrare i malviventi.

Marcello Monti, autore del racconto

Lunedì 13 luglio, Alfonsine, ore 17:00

Un uomo sulla trentina, afferrò la birra fresca che aveva ordinato al bar della stazione di servizio e si sedette all’esterno del locale. Con le mani callose appoggiò la bibita sul tavolino accanto e con le dita ancora sporche di grasso sotto le unghie sfilò una Lucky Strike che aveva incastrato tra l’orecchio e i riccioli neri. L’accese, distese le gambe sulla sedia che aveva di fronte e, guardando nel vuoto, si fumò la sua bionda. Una sciantosa dal trucco appariscente si avvicinò chiedendogli una sigaretta, ma lui la mortificò con un ghigno, mostrandogli il pacchetto ormai vuoto.

«Anche ieri sera è andata male al casinò?» la donna si lasciò scappare una risata sarcastica.

«Come sempre, un po’ ho vinto e un po’ ho perso…» rispose lui, dopo aver sputato una pagliuzza di tabacco. «Ma la prossima volta andrà meglio!» La voce dell’uomo trasmetteva l’ineluttabile certezza di chi è consapevole che il destino, prima o poi gli avrebbe concesso l’opportunità di svoltare. E lui si sentiva pronto per coglierla. Poi, aspirò una generosa boccata di nicotina che soffiò via come a scacciare un brutto pensiero.

Dopo qualche minuto, una pattuglia di carabinieri parcheggiò la loro volante nel piazzale dello stesso bar. Osservarono chi ci fosse all’interno e attesero qualche istante prima di entrare. Alla loro vista, l’uomo dai riccioli neri strinse il pugno con cui aveva afferrato la bibita. L’espressione che seguì ne accentuò le spigolosità del viso. Loro, avvicinandosi all’ingresso, accennarono un saluto sfiorandosi la visiera del cappello d’ordinanza. Lui contraccambiò con un flebile sorriso di cortesia.

I militari ordinarono un caffè e, mentre il resto degli avventori canticchiava Thriller in un inglese farfugliato, l’uomo seduto all’esterno li raggiunse. Poi, mormorò qualcosa che non doveva essere udito da altri. I militari lo guardarono con quella supponenza di chi crede di avere il mondo in pugno, lasciarono i soldi sul bancone e si allontanarono.

Lido Adriano, ore 17:00

Una giovane donna, che stava stirando una camicia bianca, indugiò qualche istante ad osservare il marito seduto sul piccolo divano di casa mentre fissava il televisore spento. Nonostante alle diciotto iniziasse il suo turno al comando del nucleo operativo dei carabinieri di Ravenna, era ancora in mutande e canottiera a righe fini. «Che c’è amò, oggi mi sembri strano.»

L’uomo sorrise per rassicurarla, ma la tensione lo fece apparire innaturale, confermando le preoccupazioni della moglie. «Oggi, è la mia prima missione e credo che stasera ci sarà da sparare…»

La donna si massaggiò il ventre e poi puntò l’indice verso il marito. «Non fare cazzate! Ti ricordo che, l’anno prossimo, diventerai padre.»

«Sono l’ultimo arrivato, credi che dovrò fare tutto io?» L’uomo sdrammatizzò con una battuta, che in cuore suo sperava corrispondesse alla verità. Vestì la camicia bianca e poi il resto dell’uniforme. Baciò la moglie sulla fronte e le sorrise nuovamente prima di chiudere la porta dell’appartamento alle sue spalle.

Alfonsine, ore 22:00

Due uomini parcheggiarono la loro Fiat 127 bianca nel garage di una casa abbandonata nella campagna appena fuori dall’abitato che diede i natali al poeta Vincenzo Monti. Ad attenderli, c’era l’uomo magro dai capelli ricci corvini che, come una belva in trappola, camminava inquieta, sotto l’ombra di una pergola. I due chiusero il portone in lamiera e si avvicinarono.

«Tutto a posto!» Il più giovane dei due si affrettò a tranquillizzare l’uomo.

«Tutto a posto un cazzo! Vi devo ricordare cos’è successo l’ultima volta? Abbiamo commesso un’ingenuità ed è andato tutto a puttane. Siamo andati bene che non ci hanno beccato, Cristo Santo!» L’uomo ruggì con rabbia verso i due complici. «Quante volte vi ho detto di non farci vedere insieme! Ogni leggerezza può far saltare tutto. Piuttosto, siete sicuri che nessuno conosca le nostre intenzioni?»

«Non sospettano nulla. Tra l’altro, questa sera, hanno messo in servizio il più rincoglionito.» I tre risero rumorosamente.

Furono subito riportati al silenzio dall’uomo riccioluto. «Avete lasciato le vostre armi in caserma?»

Gli altri due fecero un cenno d’assenso. «E tu, hai portato la Smith & Wesson?» chiese il più giovane della comitiva.

L’uomo riccioluto prese un fagottino che teneva custodito sotto la sella del motorino parcheggiato all’ombra della pergola e lo mostrò. «Come ci organizziamo?»

Uno dei due prese una cannetta della stuoia di vimini che rivestiva la pergola e lo spezzò in tre parti di dimensioni diverse. Chi avesse estratto il legnetto più piccolo, avrebbe assegnato i compiti. Così fu l’uomo più smilzo a farlo. Per sé stesso scelse la guida, al più giovane affidò il compito di recuperare il malloppo, mentre all’altro consegnò la pistola.


Taglio Corelli, ore 22:00

«Oggi fa veramente caldo e l’aria è irrespirabile!»

Un giovane carabiniere del Nucleo Operativo di Ravenna era sul luogo a lui assegnato, all’interno di una volante e in compagnia di un maresciallo.

La piccola frazione alle porte di Alfonsine era un luogo facile da presidiare. Poche case, per lo più abbarbicate ad un tratto rettilineo compreso tra due grandi curve dell’arteria stradale che unisce la pianura emiliana alla costa romagnola, e spazi ampi che consentivano di controllare con largo anticipo chi potesse transitare da quelle parti. Il piano prevedeva che la borsa contenente la somma pattuita fosse posizionata in uno spiazzo antistante il cancello di accesso alla casa cantoniera. Una volta recuperata, i carabinieri più vicini dovevano verificare che i malviventi fossero disarmati e, solo a quel punto, intervenire. Nel caso fossero riusciti a fuggire, tutte le vie di fuga erano state preventivamente presidiate. Nessuno sapeva di quell’operazione, eccetto i dodici uomini coinvolti e il loro comandante.

«Non preoccuparti, tra poco più di un’ora questo caldo sarà solo un appiccicoso ricordo. Poi, te ne torni a casa dalla tua mogliettina a Lido Adriano.» Il maresciallo si tolse il cappello e asciugò la testa.

Parvi crinuta con la mano.

L’altro, ruotò più volte la fede nuziale attorno all’anulare.

«Lo sai che non possiamo permettercelo, vero?» Il maresciallo si rivolse all’appuntato in modo paterno.

«Cosa?» Le pupille si dilatarono, trasformandosi in due chicchi di caffè che accentuarono le rotondità del viso.

«Di avere paura!»

Il giovane collega annuì, vibrando il capo.

«La paura è un lusso, figlio mio. Ogni nostra incertezza la potremmo pagare con la vita. Ma oggi è il tuo giorno fortunato, perché, fino a quando starai con me, non ti accadrà nulla. Sarò il tuo Maradona.»

Il giovane appuntato sorrise orgoglioso. Per la prima volta Napoli non era ricordata solo per i suoi vizi e, dopo lo storico primo scudetto, anche per qualche virtù. Lui era di Caserta, ma mai come ora tutti i campani si sentivano napoletani e, così, rivalersi contro i pregiudizi che li vedevano relegati sempre sul fondo della società. Anche per questo, all’inizio, si era adattato a stare in cucina pur di essere dalla parte giusta. Festeggiò come a capodanno, quando fu promosso al nucleo operativo, anche se il regalo per quella promozione l’avrebbe scartato nove mesi più tardi.

«Secondo lei, sono gli stessi?»

La domanda sorprese il maresciallo. «Questa cosa da dove viene fuori?»

«Vede, un sequestro finito male e un tentativo di estorsione in soli due mesi e mezzo, in un posto dove non accade mai nulla… a me sembra davvero strano.»

«Pensi alla criminalità organizzata?»

«Non lo so, non credo. E chi sono io per dirlo... Però, penso che ci sia un legame tra le due vicende.»

«E come?»

«Vede, il giorno in cui questo ragazzo è stato ritrovato, io c’ero…» Il giovane carabiniere guardò il maresciallo come per fare una confessione. «Quando l’hanno estratto dall’acqua, ho subito notato che c’era qualcosa che non tornava.»

Il maresciallo lo esortò a continuare.

«Innanzitutto, il cappuccio. Se non vuoi che qualcuno ti riconosca, non utilizzi un sacco con dei fori all’altezza degli occhi, questo mi pare ovvio…»

«E poi?»

«Di gente incaprettata purtroppo ne ho vista, ma quella non aveva nulla a che fare con quel modo là… La fune, che legava i polsi e le caviglie, arrivava fino al collo… Capisce?»

Il maresciallo guardò un punto indefinito come se stesse immaginandosi la scena. «Si è soffocato nel tentativo di liberarsi…»

«Esatto, e questo è avvenuto la sera stessa del rapimento. Probabilmente, mentre era rinchiuso nel bagagliaio dell’auto che lo stava trasportando al covo.»

«Hai informato di questo i superiori?»

«Troppe chiacchiere, marescià! Qui nisciun si fida più…»

Il maresciallo sorrise bonariamente. «Quel giorno, al Po di Volano, hai visto qualcos’altro?»

Il giovane carabiniere si guardò le ginocchia e annuì, serrando la mascella. «Sì, oltre a noi del nucleo operativo, c’era un ragazzo che più o meno aveva la mia età… L’ho notato perché si muoveva con una certa disinvoltura. Allora gli ho chiesto i documenti…»

Il maresciallo gli fece cenno di proseguire.

«Mi disse che era del comando di queste parti e che, pur non essendo in servizio, si era precipitato per verificare che il corpo ritrovato corrispondesse a quello del ragazzo che stavano cercando da dieci giorni.»

«Bè, che c’è di strano?»

«Come faceva a saperlo, se non era in servizio?»

Il silenzio, che avvolse i due carabinieri, fu interrotto dal gracchiare della radio che comunicò loro l’inizio dell’operazione.

Alfonsine, ore 23:45

I tre uomini spensero il loro ultimo mozzicone di sigaretta, schiacciandolo sul viottolo ghiaiato della cascina in cui si erano nascosti fin dalla tarda serata e dove avevano pianificato come muoversi dopo il colpo. La strategia stabiliva di fare tappa, in momenti diversi, al casinò di Sanremo e millantare al bar e con i colleghi vincite milionarie. Fino a quel momento, avrebbero dovuto condurre le vite di sempre. All’idea del loro ricco futuro, risero sguaiatamente e si scambiarono delle pacche di incoraggiamento. Poi, aprirono il portone di lamiera dove avevano tenuto celata la macchina.

Prima di salire sulla Fiat 127, il più giovane ebbe un tentennamento. «E se fosse una trappola?»

Un fremito si infiltrò sotto le magliette, facendoli rabbrividire. Di colpo le loro certezze vacillarono e i sorrisi furono sostituiti da pieghe profonde a solcarne i volti come calanchi, nonostante fossero tutti molto giovani.

«Non è il momento di dire delle cazzate!» La pesante inflessione romagnola del più grande dei tre frantumò quel gelo e li spinse a proseguire, dissolvendo i timori del giovane complice. «Se hai avuto l’impressione che qualcuno abbia capito chi siamo e abbia mangiato la foglia, dillo ora perché dopo sarà troppo tardi. Se te la fai sotto, è ormai troppo tardi anche per quello!»

Quando il più giovane salì, l’uomo più magro e dai capelli ricci era già alla guida e quello con la pistola era seduto sul sedile posteriore. Uno sbuffo poderoso accumunò i tre uomini. Una volta imboccato la Statale, accesero i fari e sintonizzarono l’autoradio su un’emittente locale che stava trasmettendo l’ultimo successo di Mick Jagger da solista, Let’s work. Gli sembrò persino una coincidenza fortunata. Poi, chiusero i finestrini e, lentamente, si diressero in contro al proprio destino.

Taglio Corelli, ore 23:50

Il buio della campagna era interrotto da alcuni lampioni che, come una linea tratteggiata, univa il centro abitato di Alfonsine con quello della sua frazione. La visibilità non era ottimale, soprattutto dalla posizione che era stata assegnata ai due carabinieri. Non si distingueva nemmeno il piano stradale dal fossato. Anche le luci delle abitazioni erano spente, fatta eccezione per quella che proveniva dalla finestra in prossimità della casa cantoniera. Il maresciallo la notò quando udì il rumore di un’auto in avvicinamento, perché poco dopo si spense. Pensò ad un segnale e, contravvenendo agli ordini, abbandonò la posizione prevista dalla loro consegna.

«Perché siamo venuti qua?» bisbigliò, l’appuntato.

«Perché voglio vedere in faccia questi bastardi!»

Mentre l’auto si avvicinava trasportando con sé la musica allegra di Mick Jagger, i due carabinieri, acquattati nel fosso, sentivano i loro battiti squassargli il petto.

L’auto arrestò il suo rotolamento inerziale, proprio di fronte all’esca. La portiera si aprì di scatto aumentando i decibel della radio. Quando la mano tesa afferrò la borsa, il maresciallo alzò appena lo sguardo per consegnare un cenno d’intesa all’appuntato.

Il giovane carabiniere emerse dal nascondiglio. «Tasca, ma che cazzo ci fai qua?» urlò all’indirizzo del delinquente. Lui, spaventato, gli gettò contro la borsa e tentò di riguadagnare la macchina.

«Vetrano, fermati!» Il maresciallo gridò, nel vano tentativo di impedire al collega di fare una sciocchezza.

D’istinto, l’appuntato si buttò addosso al malvivente e non si accorse che il complice con la pistola aveva già preso la mira. Il proiettile raggiunse il petto del giovane carabiniere che cadde a terra. Il maresciallo, sorpreso, esitò prima di rispondere al fuoco, le gomme fischiarono e gli altri due complici fuggirono. Il giovane appuntato ebbe solo il tempo di vedere il maresciallo bloccare a terra il collega coetaneo e ammanettarlo, poi chiuse gli occhi per sempre. La loro fuga fu brevissima, durò meno di un ghiacciolo a ferragosto. Alla curva successiva, due volanti avevano già interrotto la loro folle corsa. Le altre li avevano raggiunti alle spalle ed accerchiati.


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sabato 27 settembre 2025

Ravenna vs Ternana 1-0

Vittoria di carattere e personalità dei giallorossi: Rrapaj fa godere il Benelli

di Fabio Pagani

I giallorossi vogliono continuare a sognare, le “Fere” cercano continuità di risultati al cospetto della nuova proprietà. Ci sono tutti gli ingredienti per assistere ad un grande spettacolo davanti all’ennesimo sold out del pubblico di casa; ottima l’affluenza dei tifosi rossoverdi, presenti in 301 unità.

La partita. Marchionni lancia dal primo minuto Luciani, concedendo rifiato a Motti; stante l’assenza di Di Marco (fuori dalle 4 alle 6 settimane), Rossetti confermato mezz’ala e Lonardi in cabina di regia. Liverani opta per uno schieramento con il trequartista che è Mc Jannet alle spalle di Dubickas e Orellana; in panchina bomber Ferrante. Il Ravenna parte convinto e guadagna subito un paio di corner, su uno dei quali Lonardi prova a concludere, ma il tiro è rimpallato sul nascere. Al 15’, Dubickas va via in bello stile ad Esposito e serve al limite Orellana: mancino a giro, però, murato da Solini. 18’, bel controllo volante di Spini, ma conclusione abbondantemente a lato. Al 21’, un “mani” di Tenkorang ai 20 metri genera un calcio di punizione per la Ternana: sinistro liftato di Orellana, fuori di un metro. 27’, Dubickas fa perno col proprio corpo su Donati e si libera al tiro, però il suo destro finisce a lato. Al 36’, episodio dubbio in area ternana: Spini si incunea fra due difensori ben servito da Tenkorang e prende una spallata da Vallocchia, ma l’arbitro non ravvisa nulla e fa proseguire il gioco. Il primo tempo va in archivio sullo 0 a 0: partita molto tattica e bloccata. 

La ripresa prosegue sui binari della prima frazione di gioco e, nei primi 10 minuti, non si segnalano occasioni. Marchionni chiama l’FVS per una evidente trattenuta su Motti in area di rigore al 57’: il sig. Poli dice di no; reazione stizzita del Mister del Ravenna, che viene ammonito. Il Ravenna pare ora più dinamico e aggressivo, mentre sul Benelli si addensano nubi minacciose di pioggia. 65’, bel cross di Spini per Luciani, ma il n. 18 non ci arriva. Al 67’, entra Motti per Lonardi e i giallorossi passano al 4-3-1-2 come nella scorsa partita in casa contro il Perugia. Al 71’, il Ravenna va in gol: Rrapaj porta palla e molla un gran sinistro dai 25 metri, leggermente sporcato dal ternano Tripi, che spiazza il portiere e finisce in rete. Scardinato il muro difensivo della Ternana e giallorossi avanti. 

Rrapaj e il Ravenna esultano sotto la curva

73’, Orellana ha una buona occasione, ma conclude alto. Nei 6 minuti di recupero, standing ovation per Rrapaj, rilevato da Ilari (esordio stagionale per lui), e Spini, sostituito da Okaka. E finisce così, 1 a 0 per il Ravenna, una partita molto scorbutica, ma portata a casa meritatamente dai ragazzi di Marchionni.

Il tabellino

Ravenna vs Ternana 1-0 (71’ Rrapaj)

RAVENNA: 1Anacoura, 2Donati, 21Esposito, 5Solini, 77Da Pozzo, 16Tenkorang, 17Lonardi (67’ 9Motti), 8Rossetti, 11Rrapaj © (93' 32Ilari), 19Spini (93' 7Okaka), 18Luciani (82’ 44Bianconi). A disp.: 12Stagni, 24Borra, 3Falbo, 4Mandorlini, 20Calandrini, 27Corsinelli, 29Zagre, 47Scaringi, 84Menegazzo. All. M. Marchionni. 

TERNANA: 71D’Alterio, 2Biany (53’ 7Romeo), 4Vallocchia, 8Mc Jannet (75’ 10Leonardi), 9Dubickas, 13Maestrelli, 16Garetto (65’ 5Tripi), 20Donati F., 30Orellana (75’ 11Brignola), 43Ndrecka, 87Martella (53’ 14Meccariello). A disp.: 1Vitali, 12Morlupo, 19Capuano, 27Ferrante, 29Longoni, 33Valenti, 36Biondini, 70Durmush, 80Proietti. All. F. Liverani.

Ufficiali di gara: sig. Poli, sig. Bosco (1^ assistente), sig. Miccoli (2^ assistente), sig. Picardi (4^ ufficiale), sig. Merciari (FVS).

Ammoniti: Garetto (13’), Marchionni (59’), Maestrelli (93')

Calci d’angolo: 5 a 2.

Recupero: 1 min. e 6 min.

Note: pomeriggio mite e soleggiato fino a metà secondo tempo. Giove pluvio risparmia il Benelli. In tribuna, Massimo Ferrero, "er viperetta", neo - dirigente della Ternana. Spettatori: 4486.


giovedì 25 settembre 2025

Omaggio a Claudia Cardinale, l’immortale Angelica de "Il Gattopardo"

di Fabio Pagani 

Se n’è andata non solo un’attrice, ma un’icona di stile ed eleganza. A 87 anni ci lascia Claudia Cardinale: occhi neri, carnagione mediterranea, una bellezza inconfondibile che rimarrà incastonata nei ricordi di tanti di noi.

Claudia Cardinale e Burt Lancaster nella scena del ballo de Il Gattopardo

Nata a Tunisi nel 1938, inizia la propria carriera nel cinema negli anni ’50; la vera svolta arriva nel 1957 quando nella sua città viene bandito un concorso di bellezza che la Cardinale vince, ottenendo il premio di un viaggio al festival di Venezia. Qui, la giovane attrice viene notata e spicca un volo lungo oltre mezzo secolo. Nel 1958 recita ne I soliti ignoti di Mario Monicelli e, l’anno dopo, in Un maledetto imbroglio di Pietro Germi, regista che ne valorizza in pieno le doti artistiche.

Sono gli anni ’60 a segnare la svolta professionale di Claudia Cardinale: da Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti a Il bell’Antonio, accanto a Marcello Mastroianni: pare che l’attore romano si fosse preso una cotta per la Cardinale, senza però esserne stato ricambiato. Arriviamo al 1963: l’immortalità artistica della nostra diva si traduce ne Il Gattopardo di Visconti (con un cast stellare: da Alain Delon a Burt Lancaster, tanto per fare due nomi…) e 8 e ½ di Federico Fellini. Nel primo, interpreta Angelica Sedàra e la scena del ballo è uno di quei momenti impressi nella memoria di ogni appassionato; avvolta in un vestito bianco e stretta in un bustino che ne esalta la figura, con i capelli neri incorniciati da una coroncina di fiori, i suoi passi di valzer riempiono lo schermo di sensualità; nel secondo, è una donna angelicale, un ideale femminile, puro ed elegante che sembra uscire direttamente dalla mente del personaggio di Guido, interpretato da un magistrale Mastroianni.

La Cardinale nel ruolo di Angelica ne Il Gattopardo

Arriva anche il debutto al di fuori dei confini nazionali con La pantera rosa di Blake Edwards per proseguire con ruoli da protagonista in altri film italiani rimasti nella storia: da La ragazza di Bube di Comencini, a Il giorno della civetta di Damiani fino a C’era una volta il west di Sergio Leone.

La Cardinale in C'era una volta il west

Gli anni ’70 la vedono impegnata in produzioni francesi: ricordiamo, fra le altre, Il clan dei marsigliesi, a fianco di un altro divo, Jean Paul Belmondo. Da sottolineare anche la maiuscola interpretazione della Cardinale in Gesù di Nazareth di Zeffirelli, film che ebbe un successo mondiale. Negli anni ’80 la vediamo recitare in Claretta, diretta da Pasquale Squitieri, film che tratta il controverso personaggio della giovane amante di Mussolini. Verso la fine del decennio Claudia Cardinale si trasferisce in Francia, continuando a lavorare nel cinema sostanzialmente fino al 2012, quando recita nel film Gebo e l'ombra di Manoel de Oliveira.

Una carriera incredibile e ricca di premi: cinque David di Donatello, il Leone d’oro alla carriera alla mostra di Venezia e l’Orso d’oro alla Berlinale.


Grazie, Claudia Cardinale, per la classe, il garbo e la statura artistica con cui hai scritto, in modo indelebile, pagine uniche di un cinema intramontabile.


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