mercoledì 7 maggio 2025

UN CONCLAVE PER LA STORIA

di Fabio Pagani

In questi giorni tutto il mondo ha i fari puntati sulla Città del Vaticano, dove lo scorso 26 aprile sono stati officiati i funerali di Papa Francesco. Un momento storico, molto sentito dai fedeli, che va rispettato.

Ciò che più ci intriga, in un certo senso, è quello che succederà a seguire: dopo i nove giorni di lutto, stabiliti per protocollo quando muore un pontefice, dal 7 maggio ha preso il via il conclave che, come abbiamo avuto modo di raccontare nella nostra breve clip, affonda le radici nel Medioevo, quando i cardinali iniziarono a rinchiudersi a chiave (cum clave, appunto), nelle segrete stanze della curia romana per eleggere il nuovo Vescovo di Roma.

L'ultimo Conclave (2013)

Nei secoli, questa “prassi” è stata spesso etichettata in modo critico, a tratti anacronistico, sicuramente colorito e folcloristico.

Ma andiamo con ordine e partiamo dall’accezione pratica dell’espressione conclave: anticamente era raro che vi fossero porte dotate di serratura e, quelle che ne disponevano, chiudevano stanze o edifici di particolare importanza. Per esempio, il diritto romano era molto severo verso chi rubasse o falsificasse la chiave della cella vinaria, dove veniva conservato il vino.

In ambito ecclesiastico, la prima volta in cui viene utilizzato il termine conclave risale al 1216, quando viene eletto Papa Onorio III; in realtà – e questa è una chicca – il “battesimo” del conclave fu un altro: siamo nel 1268, anno in cui muore il Pontefice Clemente IV. A quel tempo, la sede papale era a Viterbo, detta “città dei Papi” perché fu scelta da Alessandro IV per allontanare la chiesa dal clima ostile che c’era a Roma, e lì iniziarono a riunirsi i cardinali per l'elezione del successore al soglio di Pietro. Quel conclave durò addirittura tre anni! Questo perché gli interessi – politici ed economici – in gioco erano altissimi; visto che i porporati non riuscivano a mettersi d’accordo, i cittadini di Viterbo presero in mano la situazione e chiusero a chiave gli elettori in una sala del Palazzo dei Papi, razionando loro il cibo e lasciandoli al freddo. Insomma, queste condizioni spinsero i religiosi a darsi una mossa e ad eleggere Papa Gregorio X.

Il film "Conclave", di E. Berger (2024)

Dicevamo che il conclave non è sfuggito agli strali delle penne più pungenti e anticlericali dei poeti, in particolare di Olindo Guerrini, fiero avversario della chiesa e dei suoi potenti. Chiudiamo con uno dei sonetti che il Guerrini dedica al mondo religioso della curia romana, intitolato “Conclave”: ecco cosa fanno i cardinali mentre dovrebbero impegnarsi nelle loro alte vicende:

E’ Cunclev, Pulinera, eccol iqué / E’ corr a Roma stanta vis d’e’ cazz

Is sera in Vatican cun e’ cadnazz / E i magna com i ludar tott i dé.

Dop is grata la panza, i to e’ cafè / E in t’ la sela piò granda d’e’ palazz

Is radona a vutè pr’ e’ piò cazazz / E l’è par quest ch’in vota mai par mè.

E intant ch’i vota i da d’intendar ch’i ha / E’ su Spiritusant ch’e’va e ch’e’ven

E ch’ui insegna al purcarì ch’i fa.

Puvar Spiritusant! Sui passa vsen / Vut ch’at e’dega mè quel ch’ui dirà?

“Azident che possa da scapen…!”

 

Il Conclave, Apollinare, eccolo qui / Corrono a Roma settanta teste di cazzo

Si chiudono in Vaticano con il catenaccio / E mangiano come otri tutti i giorni.

Dopo si grattano la pancia, prendono il caffè / E nella sala più grande del palazzo

Si radunano a votare per il più cazzaccio / Ed è per questo che non votano mai per me.

E intanto che votano danno a intendere che hanno / Il loro Spirito Santo che va e che viene

E che insegna loro le porcherie che fanno.

Povero Spirito Santo! Se passa loro vicino / Vuoi che te lo dica quello che dirà?

“Accidenti, che puzza di calzini sudici…!”

 

Fonti:

O. Guerrini, Sonetti romagnoli, Zanichelli, Bologna, 1957.

O. Guerrini, Sonetti romagnoli. Edizione e commento a cura di Renzo Cremante con traduzione di Giuseppe Bellosi, Longo Editore, Ravenna, 2021.

 

 

Nessun commento:

Posta un commento