giovedì 27 febbraio 2025

LA CHIAVICA DI LEGNO, LUOGO MAGICO E SENZA TEMPO

di Fabio Pagani

La Chiavica di Legno è un borgo che occupa la sponda ravennate della frazione di Filo e che, oggi, è in stato di completo abbandono. La sua storia, però, è ricca ed affascinante e si intreccia con quella dei contadini che, già dagli inizi dell’800, percorrevano la chiavica che collegava il canale Bonacquisto ed il Po Nuovo, poi denominato Reno.

Il passo della Chiavica di Legno rimane in funzione fino alla seconda metà del XIX^ secolo, venendo poi dismesso in favore di nuovi e più comodi tratti come, ad esempio, il ponte della Bastia. Per visitare questo luogo perso nel tempo, vi sono tre possibilità percorribili: via Chiavica di Legno, per chi giunge da Molino di Filo, via Tre Pertiche, che costeggia l’argine del Reno e via Trotta, strada di confine fra i territori ravennati di Filo e Longastrino. Al termine di via Trotta, ai primi dell’800, è attivo il cosiddetto “Passo dell’Anerina” (il termine sarebbe legato alla pianta acquatica della Lemna minor), un traghetto che consente il passaggio di cose e persone, oltre il fiume Santerno, verso Alfonsine e Ravenna: questo snodo rimarrà attivo fino agli anni ’70 del ‘900.

Il traghetto del passo dell'Anerina (1946)

A sinistra del fiume Reno si trova l’imponente Villa S. Anna, già Palazzo Ghedini e poi Tamba, dal nome della famiglia lughese che possedeva anche l’edificio attualmente sede del museo dedicato a Francesco Baracca. Diotallevio Tamba, dapprima prende in affitto i terreni e la dimora da Ghedini, poi li acquista, cedendoli nel 1918 ad un banchiere di Milano. La costruzione è il manifesto della capillare opera di bonifica delle paludi avviata all’alba dell’800; la struttura di questo enorme complesso rurale è simmetrica e prevedeva gli appartamenti del proprietario, due chiese, la ghiacciaia, le dimore dei lavoratori a salario, le stalle, i depositi e i rustici. Si deve la costruzione del palazzo all’Avvocato Cipriano Andrea Ghedini, che vi vide la possibilità di dare sostentamento e lavoro alle famiglie del posto, coniugando l’attività quotidiana dei campi con la possibilità di onorare la fede. Da qui, infatti, l’intuizione di costruire, a fianco dell’edificio, la piccola chiesa di S. Anna, ancora utilizzata dagli abitanti del posto. Il complesso di Villa Tamba, abbandonato e pericolante, è oggi di proprietà della cooperativa agricola di braccianti “Giulio Bellini”, ma, al di là delle vicissitudini gestionali che questa imponente costruzione ha subìto, ciò che impressiona, percorrendo la carraia ghiaiata, è l’inaspettata apparizione di un palazzo monumentale che, nei suoi anni migliori, doveva essere veramente affascinante.
Palazzo Tamba
Poco distante da qui si trovano le vecchie scuole della Chiavica di Legno, in funzione dal 1870 fino alla metà del ‘900; dall’archivio comunale di Alfonsine risulta che Anna Ricci, la maestra del tempo, percepisse uno stipendio di lire 120 per l’opera di riorganizzazione delle attività della scuola. Altre documentazioni, infine, attestano che questo istituto fosse bello, funzionante e ben tenuto e che risultasse compreso in un’area di circa 400 abitanti, completata da una farmacia, una caserma dei carabinieri e dalle già descritte villa Tamba e chiesa di Sant’Anna.

  Le scuole elementari del borgo

Un’altra epoca, un mondo rurale di cui oggi si possono sentire soltanto i caldi soffi del vento estivo qualora, perdendosi nelle campagne fra Alfonsine e Filo, si volesse respirare un po’ di storia dimenticata.

 

Fonti bibliografiche: “L’irôla de’ Filés”, a cura di Agide Vandini, tratto dal sito internet filese.blogspot.com

 



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