Come sempre, ecco un riepilogo degli ultimi tre aperitivi
etimologici del mese!
VULPEM PILUM MUTAT NON MORES
La volpe cambia il pelo, non i
costumi (Proverbio)
Si tratta di un proverbio già
diffuso in ambito latino, mentre nel mondo greco era usata la metafora del
lupo. In italiano sono rimaste entrambe le versioni: “La volpe perde il pelo,
ma non il vizio” e “Il lupo cambia il dente, ma non la mente” (questo aforisma,
forse, è meno conosciuto). Variazioni simili, sempre con gli stessi animali
come protagonisti, si hanno anche nelle altre lingue europee.
BERESHI’T BARA’ ELOHI’M ET
HASHAMAJM VEET HAARETZ
Dal principio creò i cieli e la
Terra. (Genesi, I, 1)
Oggi citiamo il primo versetto
dell’Antico Testamento, simbolo della creazione. Gli Ebrei non conoscono la
parola Genesi, ma è una nostra interpretazione dell’ebraico BERESHI’T, che
significa, appunto, “dal principio”. Il popolo di Israele ha una storia
straordinaria ed oggi, 27 gennaio, volevamo rivolgere un pensiero a quanto
accadde una settantina di anni or sono.
Ma Israele non è “solo” questo. Gli
Israeliti, infatti, hanno inventato il sistema consonantico, quello che noi
chiamiamo alfabeto, composto da 27 grafemi (non sono stati i Fenici a farlo,
come si legge sui libri di storia!). L’ebraico biblico fino al VII secolo d.C.
ha solo consonanti. Le vocali vengono aggiunte in seguito: il “nyqùd”, la
“puntatura”, cioè vocalizzazione, è stata inventata da un gruppo di rabbini, i
“punctatores”, a Tiberiade nel VII secolo.
Quella del popolo ebraico, quindi,
non è solo storia di religione e di “diàspora” (dispersione, fuga: pensiamo a
quella dall’Egitto, condotta da Mosè, oppure a quella dalla Babilonia di
Nabucodonosor, che ha ispirato il grande Giuseppe Verdi nella composizione del
Nabucco), ma anche e soprattutto di cultura e tradizioni.
Un popolo grande, quindi, che ha
vissuto la tremenda persecuzione nazista: 6 milioni di morti, tanti
sopravvissuti suicidatisi anni dopo perché non riuscirono a sopportare il peso
del tragico ricordo, troppi, ahinoi, delinquenti che ancora oggi sostengono il
negazionismo, ovvero che la Shoah non sia mai esistita.
QUI GRATE BENEFICIUM ACCIPIT, PRIMAM EIUS PENSIONEM SOLVIT
Chi
accoglie un beneficio con animo grato paga la prima rata del suo debito.
(Seneca, De Beneficiis, II, 22, 1).
Celebre
massima del filosofo spagnolo Lucio Anneo Seneca, vissuto a Roma nel I secolo
d.C. alla corte dell’imperatore Nerone. Di lui si ricordano, oltre alle
innumerevoli opere, gli ultimi giorni di vita, raccontatici magistralmente
dallo storico latino Tacito: Seneca, non potendo lasciare in eredità ai suoi
discepoli alcun bene materiale, dona loro l’immagine della sua vita e li
richiama alla fermezza nel momento delle lacrime in quanto esse sono in
contrasto con gli insegnamenti che il filosofo ha sempre impartito. Accusato di
aver preso parte al complotto ordito contro Nerone (la celebre congiura dei
Pisoni, dal nome della famiglia che l’aveva organizzata nel 65 d.C.), Seneca,
che in realtà ne era solo informato marginalmente, riceve dall’Imperatore
l’ordine di togliersi la vita (o, quantomeno, gli viene fatto capire ciò). Non
potendo né avendo l’intenzione di sottrarsi, Seneca si suicida “stoicamente”,
vale a dire rimanendo imperturbabile di fronte al proprio destino.
Ad
maiora!
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