di Fabio Pagani
La Romagna in celluloide è spesso
associata a Federico Fellini e ad Amarcord: la storia della vita del
regista nel contesto della sua Rimini. È vero che si tratta di un racconto
paradigmatico di una terra contadina e di provincia, quindi ascrivibile anche
alla “bassa”, ma ci distanziano da essa una settantina di chilometri di
persone e tradizioni.
Anche la nostra Romagna ha
recitato un ruolo importante nella storia del cinema italiano a cavallo fra gli
anni ’60 e la fine del millennio: vediamo come.
Partiamo da La riffa (1962), girato da Vittorio De Sica, quarto episodio del film Boccaccio ’70.
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Sophia Loren sul set (foto tratta dalla Cineteca di Bologna) |
Oggetto della
sagra paesana è una singolare lotteria che ha come premio Zoe (interpretata da
Sophia Loren), giunonica ragazza che gestisce un tiro a segno, che si offre al
vincitore per aiutare due amici in difficoltà. Il fortunato è il sagrestano del
paese, che però non riscatterà mai il proprio premio…
Le scene principali si articolano
fra Lugo (viale della Libertà, piazza Garibaldi e via Risorgimento) e Bagnacavallo
(via Farini), dove le persone informano Cuspìt (pronuncia Cuspèt) di essere il vincitore della
riffa.
Nel 1970, Luigi Filippo D’Amico filma una pellicola diventata cult, la prima nel suo genere: Il presidente del Borgorosso Football Club. Benito Fornaciari, interpretato da Alberto Sordi, eredita dal padre scomparso la proprietà della squadra di calcio del paese di Borgorosso; cresciuto nell’austero ambiente del Vaticano, Benito è dapprima riluttante, ma poi si fa trascinare dalla passione della gente della sanguigna Romagna e, nonostante le disavventure finanziare, rimane in sella alla squadra eccitando la folla con l’acquisto del grande campione Omar Sivori.
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Alberto Sordi ed Omar Sivori durante le riprese (foto personale) |
Le scene
sono ambientate a Lugo (stadio e cantine Valli, dove ha sede l’ufficio di
Fornaciari), Tredozio e soprattutto Bagnacavallo, di cui si vedono molti scorci
del centro e l’esterno ed interno del teatro Goldoni, dove ha vita la scena più
iconica del film.
Chiudiamo la nostra rassegna con
L’Agnese va a morire (1976) di Giuliano Montaldo. Tratta dall’omonimo romanzo
di Renata Viganò, l'opera è incentrata sulla storia di una donna, a cui i
tedeschi hanno ucciso il marito, che decide di entrare nella Resistenza con il
compito di consegnare dispacci segreti ai compagni di lotta. Sono diverse le
location scelte dal regista per girare le scene: la piazza di Bagnacavallo,
dove i nazisti espongono il cadavere di un partigiano, le valli di Comacchio,
via destra Senio ad Alfonsine, Ravenna, ecc.
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Via destra Senio, Alfonsine (fotogramma) |
Il feeling fra la Romagna ed il
cinema non finisce certamente qui: potremmo, infatti, parlare di tante altre
pellicole, da La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone di Pupi Avati
(1974), a La neve nel bicchiere di Florestano Vancini (1984), per chiudere con
E allora mambo (Lucio Pellegrini, 1999).
Vi invito a rimanere attenti e…
Al prossimo ciak!
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