Riceviamo e pubblichiamo molto volentieri il testo con cui Marcello Monti ha vinto il primo premio al Roma Crime Fest, nella sezione "racconti brevi". Dopo "La ragazza di via Idro", di cui abbiamo parlato principalmente nel precedente post, oggi vi regaliamo questa coinvolgente lettura, tratta da un fatto drammatico realmente accaduto in Romagna in quella che Monti, naturalmente, definisce "Quell'estate dell'87".
Quell'estate
dell'87
Vaccolino,
primo maggio, 1987
Quando il sole si specchiò nelle
acque salmastre del Delta del Po, il suo destino si era già compiuto. Il suo
corpo, invece, legato ad una grata di ferro arrugginito, galleggiava sospeso
tra la superficie e il fondale, impigliato tra i canneti e cullato da acque
poco profonde, in attesa che qualcuno lo notasse. Il suo ritrovamento concluse
dieci giorni di ricerche febbrili, ma aprì una serie di interrogativi che
proiettò un’ombra densa e fumosa sull’intera comunità di Alfonsine, paese dove
la vittima viveva.
La dinamica con cui era avvenuto il
rapimento del ventunenne carabiniere di leva, infatti, suggeriva che i
colpevoli fossero del luogo. Solo poche persone conoscevano i suoi spostamenti
e, tra questi, doveva esserci qualcuno molto vicino alla sua famiglia. Le
indagini andavano a rilento. Più passava il tempo e più gli inquirenti
faticavano a trovare una pista investigativa attendibile, contribuendo ad
alimentare la paura. Il dubbio e il sospetto si insinuavano tra le persone come
la nebbia, che da queste parti diventa così fitta da essere tangibile,
isolandole e avvolgendole nell’insicurezza. Anche l’estate sembrava tenersi
alla larga da qui, manifestandosi solo a luglio inoltrato, mese nel quale prese
forma un altro episodio criminoso. A seguito di ripetute minacce a carico di
un’altra famiglia facoltosa del posto, veniva chiesto una somma di denaro per
evitare che venisse fatto loro del male ma, a differenza del precedente
tentativo estorsivo conclusosi tragicamente, si decise di denunciare la vicenda
al comando dei carabinieri provinciale, escludendo quello locale. Su
suggerimento delle forze dell’ordine, le parti si accordarono per pagare metà
della somma richiesta e fu approntato un piano per incastrare i malviventi.
Lunedì
13 luglio, Alfonsine, ore 17:00
Un uomo sulla trentina, afferrò la
birra fresca che aveva ordinato al bar della stazione di servizio e si sedette
all’esterno del locale. Con le mani callose appoggiò la bibita sul tavolino
accanto e con le dita ancora sporche di grasso sotto le unghie sfilò una Lucky Strike che aveva incastrato tra
l’orecchio e i riccioli neri. L’accese, distese le gambe sulla sedia che aveva
di fronte e, guardando nel vuoto, si fumò la sua bionda. Una sciantosa dal trucco
appariscente si avvicinò chiedendogli una sigaretta, ma lui la mortificò con un
ghigno, mostrandogli il pacchetto ormai vuoto.
«Anche ieri sera è andata male al
casinò?» la donna si lasciò scappare una risata sarcastica.
«Come sempre, un po’ ho vinto e un
po’ ho perso…» rispose lui, dopo aver sputato una pagliuzza di tabacco. «Ma la
prossima volta andrà meglio!» La voce dell’uomo trasmetteva l’ineluttabile
certezza di chi è consapevole che il destino, prima o poi gli avrebbe concesso
l’opportunità di svoltare. E lui si sentiva pronto per coglierla. Poi, aspirò
una generosa boccata di nicotina che soffiò via come a scacciare un brutto
pensiero.
Dopo qualche minuto, una pattuglia
di carabinieri parcheggiò la loro volante nel piazzale dello stesso bar. Osservarono
chi ci fosse all’interno e attesero qualche istante prima di entrare. Alla loro
vista, l’uomo dai riccioli neri strinse il pugno con cui aveva afferrato la
bibita. L’espressione che seguì ne accentuò le spigolosità del viso. Loro,
avvicinandosi all’ingresso, accennarono un saluto sfiorandosi la visiera del
cappello d’ordinanza. Lui contraccambiò con un flebile sorriso di cortesia.
I militari ordinarono un caffè e,
mentre il resto degli avventori canticchiava Thriller in un inglese
farfugliato, l’uomo seduto all’esterno li raggiunse. Poi, mormorò qualcosa che
non doveva essere udito da altri. I militari lo guardarono con quella
supponenza di chi crede di avere il mondo in pugno, lasciarono i soldi sul
bancone e si allontanarono.
Lido
Adriano, ore 17:00
Una giovane donna, che stava
stirando una camicia bianca, indugiò qualche istante ad osservare il marito
seduto sul piccolo divano di casa mentre fissava il televisore spento.
Nonostante alle diciotto iniziasse il suo turno al comando del nucleo operativo
dei carabinieri di Ravenna, era ancora in mutande e canottiera a righe fini.
«Che c’è amò, oggi mi sembri strano.»
L’uomo sorrise per rassicurarla, ma
la tensione lo fece apparire innaturale, confermando le preoccupazioni della
moglie. «Oggi, è la mia prima missione e credo che stasera ci sarà da sparare…»
La donna si massaggiò il ventre e
poi puntò l’indice verso il marito. «Non fare cazzate! Ti ricordo che, l’anno prossimo,
diventerai padre.»
«Sono l’ultimo arrivato, credi che
dovrò fare tutto io?» L’uomo sdrammatizzò con una battuta, che in cuore suo
sperava corrispondesse alla verità. Vestì la camicia bianca e poi il resto
dell’uniforme. Baciò la moglie sulla fronte e le sorrise nuovamente prima di
chiudere la porta dell’appartamento alle sue spalle.
Alfonsine,
ore 22:00
Due uomini parcheggiarono la loro Fiat 127 bianca nel garage di una casa
abbandonata nella campagna appena fuori dall’abitato che diede i natali al
poeta Vincenzo Monti. Ad attenderli, c’era l’uomo magro dai capelli ricci
corvini che, come una belva in trappola, camminava inquieta, sotto l’ombra di
una pergola. I due chiusero il portone in lamiera e si avvicinarono.
«Tutto a posto!» Il più giovane dei
due si affrettò a tranquillizzare l’uomo.
«Tutto a posto un cazzo! Vi devo
ricordare cos’è successo l’ultima volta? Abbiamo commesso un’ingenuità ed è
andato tutto a puttane. Siamo andati bene che non ci hanno beccato, Cristo
Santo!» L’uomo ruggì con rabbia verso i due complici. «Quante volte vi ho detto
di non farci vedere insieme! Ogni leggerezza può far saltare tutto. Piuttosto,
siete sicuri che nessuno conosca le nostre intenzioni?»
«Non sospettano nulla. Tra l’altro,
questa sera, hanno messo in servizio il più rincoglionito.» I tre risero
rumorosamente.
Furono subito riportati al silenzio
dall’uomo riccioluto. «Avete lasciato le vostre armi in caserma?»
Gli altri due fecero un cenno
d’assenso. «E tu, hai portato la Smith & Wesson?» chiese il più giovane
della comitiva.
L’uomo riccioluto prese un fagottino
che teneva custodito sotto la sella del motorino parcheggiato all’ombra della
pergola e lo mostrò. «Come ci organizziamo?»
Uno dei due prese una cannetta della
stuoia di vimini che rivestiva la pergola e lo spezzò in tre parti di
dimensioni diverse. Chi avesse estratto il legnetto più piccolo, avrebbe
assegnato i compiti. Così fu l’uomo più smilzo a farlo. Per sé stesso scelse la
guida, al più giovane affidò il compito di recuperare il malloppo, mentre
all’altro consegnò la pistola.
Nero su Bianco Collana su cui è pubblicato il racconto |
Taglio
Corelli, ore 22:00
«Oggi fa veramente caldo e l’aria è
irrespirabile!»
Un giovane carabiniere del Nucleo
Operativo di Ravenna era sul luogo a lui assegnato, all’interno di una volante
e in compagnia di un maresciallo.
La piccola frazione alle porte di
Alfonsine era un luogo facile da presidiare. Poche case, per lo più abbarbicate
ad un tratto rettilineo compreso tra due grandi curve dell’arteria stradale che
unisce la pianura emiliana alla costa romagnola, e spazi ampi che consentivano
di controllare con largo anticipo chi potesse transitare da quelle parti. Il
piano prevedeva che la borsa contenente la somma pattuita fosse posizionata in
uno spiazzo antistante il cancello di accesso alla casa cantoniera. Una volta
recuperata, i carabinieri più vicini dovevano verificare che i malviventi
fossero disarmati e, solo a quel punto, intervenire. Nel caso fossero riusciti
a fuggire, tutte le vie di fuga erano state preventivamente presidiate. Nessuno
sapeva di quell’operazione, eccetto i dodici uomini coinvolti e il loro
comandante.
«Non preoccuparti, tra poco più di
un’ora questo caldo sarà solo un appiccicoso ricordo. Poi, te ne torni a casa
dalla tua mogliettina a Lido Adriano.» Il maresciallo si tolse il cappello e asciugò la testa.
Parvi crinuta con la mano.
L’altro, ruotò più volte la fede
nuziale attorno all’anulare.
«Lo sai che non possiamo
permettercelo, vero?» Il maresciallo si rivolse all’appuntato in modo paterno.
«Cosa?» Le pupille si dilatarono,
trasformandosi in due chicchi di caffè che accentuarono le rotondità del viso.
«Di avere paura!»
Il giovane collega annuì, vibrando
il capo.
«La paura è un lusso, figlio mio.
Ogni nostra incertezza la potremmo pagare con la vita. Ma oggi è il tuo giorno
fortunato, perché, fino a quando starai con me, non ti accadrà nulla. Sarò il
tuo Maradona.»
Il giovane appuntato sorrise
orgoglioso. Per la prima volta Napoli non era ricordata solo per i suoi vizi e,
dopo lo storico primo scudetto, anche per qualche virtù. Lui era di Caserta, ma
mai come ora tutti i campani si sentivano napoletani e, così, rivalersi contro
i pregiudizi che li vedevano relegati sempre sul fondo della società. Anche per
questo, all’inizio, si era adattato a stare in cucina pur di essere dalla parte
giusta. Festeggiò come a capodanno, quando fu promosso al nucleo operativo,
anche se il regalo per quella promozione l’avrebbe scartato nove mesi più
tardi.
«Secondo lei, sono gli stessi?»
La domanda sorprese il maresciallo.
«Questa cosa da dove viene fuori?»
«Vede, un sequestro finito male e un
tentativo di estorsione in soli due mesi e mezzo, in un posto dove non accade
mai nulla… a me sembra davvero strano.»
«Pensi alla criminalità
organizzata?»
«Non lo so, non credo. E chi sono io
per dirlo... Però, penso che ci sia un legame tra le due vicende.»
«E come?»
«Vede, il giorno in cui questo
ragazzo è stato ritrovato, io c’ero…» Il giovane carabiniere guardò il
maresciallo come per fare una confessione. «Quando l’hanno estratto dall’acqua,
ho subito notato che c’era qualcosa che non tornava.»
Il maresciallo lo esortò a
continuare.
«Innanzitutto, il cappuccio. Se non
vuoi che qualcuno ti riconosca, non utilizzi un sacco con dei fori all’altezza
degli occhi, questo mi pare ovvio…»
«E poi?»
«Di gente incaprettata purtroppo ne
ho vista, ma quella non aveva nulla a che fare con quel modo là… La fune, che
legava i polsi e le caviglie, arrivava fino al collo… Capisce?»
Il maresciallo guardò un punto
indefinito come se stesse immaginandosi la scena. «Si è soffocato nel tentativo
di liberarsi…»
«Esatto, e questo è avvenuto la sera
stessa del rapimento. Probabilmente, mentre era rinchiuso nel bagagliaio
dell’auto che lo stava trasportando al covo.»
«Hai informato di questo i
superiori?»
«Troppe chiacchiere, marescià! Qui
nisciun si fida più…»
Il maresciallo sorrise bonariamente.
«Quel giorno, al Po di Volano, hai visto qualcos’altro?»
Il giovane carabiniere si guardò le
ginocchia e annuì, serrando la mascella. «Sì, oltre a noi del nucleo operativo,
c’era un ragazzo che più o meno aveva la mia età… L’ho notato perché si muoveva
con una certa disinvoltura. Allora gli ho chiesto i documenti…»
Il maresciallo gli fece cenno di
proseguire.
«Mi disse che era del comando di
queste parti e che, pur non essendo in servizio, si era precipitato per
verificare che il corpo ritrovato corrispondesse a quello del ragazzo che
stavano cercando da dieci giorni.»
«Bè, che c’è di strano?»
«Come faceva a saperlo, se non era
in servizio?»
Il silenzio, che avvolse i due
carabinieri, fu interrotto dal gracchiare della radio che comunicò loro
l’inizio dell’operazione.
Alfonsine,
ore 23:45
I tre uomini spensero il loro ultimo
mozzicone di sigaretta, schiacciandolo sul viottolo ghiaiato della cascina in
cui si erano nascosti fin dalla tarda serata e dove avevano pianificato come
muoversi dopo il colpo. La strategia stabiliva di fare tappa, in momenti
diversi, al casinò di Sanremo e millantare al bar e con i colleghi vincite milionarie. Fino
a quel momento, avrebbero dovuto condurre le vite di sempre. All’idea del loro
ricco futuro, risero sguaiatamente e si scambiarono delle pacche di
incoraggiamento. Poi, aprirono il portone di lamiera dove avevano tenuto celata
la macchina.
Prima di salire sulla Fiat 127, il più giovane ebbe un
tentennamento. «E se fosse una trappola?»
Un fremito si infiltrò sotto le
magliette, facendoli rabbrividire. Di colpo le loro certezze vacillarono e i
sorrisi furono sostituiti da pieghe profonde a solcarne i volti come calanchi,
nonostante fossero tutti molto giovani.
«Non è il momento di dire delle
cazzate!» La pesante inflessione romagnola del più grande dei tre frantumò quel
gelo e li spinse a proseguire, dissolvendo i timori del giovane complice. «Se
hai avuto l’impressione che qualcuno abbia capito chi siamo e abbia mangiato la
foglia, dillo ora perché dopo sarà troppo tardi. Se te la fai sotto, è ormai
troppo tardi anche per quello!»
Quando il più giovane salì, l’uomo
più magro e dai capelli ricci era già alla guida e quello con la pistola era
seduto sul sedile posteriore. Uno sbuffo poderoso accumunò i tre uomini. Una
volta imboccato la Statale, accesero i fari e sintonizzarono l’autoradio su
un’emittente locale che stava trasmettendo l’ultimo successo di Mick Jagger da
solista, Let’s work. Gli sembrò persino una coincidenza fortunata. Poi, chiusero
i finestrini e, lentamente, si diressero in contro al proprio destino.
Taglio
Corelli, ore 23:50
Il buio della campagna era
interrotto da alcuni lampioni che, come una linea tratteggiata, univa il centro
abitato di Alfonsine con quello della sua frazione. La visibilità non era
ottimale, soprattutto dalla posizione che era stata assegnata ai due
carabinieri. Non si distingueva nemmeno il piano stradale dal fossato. Anche le
luci delle abitazioni erano spente, fatta eccezione per quella che proveniva dalla
finestra in prossimità della casa cantoniera. Il maresciallo la notò quando udì
il rumore di un’auto in avvicinamento, perché poco dopo si spense. Pensò ad un
segnale e, contravvenendo agli ordini, abbandonò la posizione prevista dalla
loro consegna.
«Perché siamo venuti qua?»
bisbigliò, l’appuntato.
«Perché voglio vedere in faccia
questi bastardi!»
Mentre l’auto si avvicinava
trasportando con sé la musica allegra di Mick Jagger, i due carabinieri,
acquattati nel fosso, sentivano i loro battiti squassargli il petto.
L’auto arrestò il suo rotolamento
inerziale, proprio di fronte all’esca. La portiera si aprì di scatto aumentando
i decibel della radio. Quando la mano tesa afferrò la borsa, il maresciallo
alzò appena lo sguardo per consegnare un cenno d’intesa all’appuntato.
Il giovane carabiniere emerse dal
nascondiglio. «Tasca, ma che cazzo ci fai qua?» urlò all’indirizzo del
delinquente. Lui, spaventato, gli gettò contro la borsa e tentò di riguadagnare
la macchina.
«Vetrano, fermati!» Il maresciallo
gridò, nel vano tentativo di impedire al collega di fare una sciocchezza.
D’istinto, l’appuntato si buttò
addosso al malvivente e non si accorse che il complice con la pistola aveva già
preso la mira. Il proiettile raggiunse il petto del giovane carabiniere che
cadde a terra. Il maresciallo, sorpreso, esitò prima di rispondere al fuoco, le
gomme fischiarono e gli altri due complici fuggirono. Il giovane appuntato ebbe
solo il tempo di vedere il maresciallo bloccare a terra il collega coetaneo e
ammanettarlo, poi chiuse gli occhi per sempre. La loro fuga fu brevissima, durò
meno di un ghiacciolo a ferragosto. Alla curva successiva, due volanti avevano
già interrotto la loro folle corsa. Le altre li avevano raggiunti alle spalle
ed accerchiati.
Alfonsine,
luglio 2024
I tre imputati sono stati condannati
per i fatti di Taglio Corelli e, dopo 25 anni di reclusione, sono tornati in
libertà. Tuttavia, ciò che rimane avvolto nel mistero, è la tragica vicenda del
giovane carabiniere di leva, il cui corpo fu trovato a galleggiare tra fondale
e superficie del Po di Volano. Nessuno è riuscito a stabilire se i tre fossero
anche i responsabili del suo rocambolesco omicidio. Complice il silenzio dei
colleghi e l’omertà dei vertici dell’arma, che non volevano venisse gettato ulteriore
fango sulla divisa, molte prove sono andate perse o distrutte. Da quell’estate
maledetta, nulla di simile è più accaduto in queste terre ma continua,
nonostante tutto, l’ostinata ricerca della verità della madre di Pier Paolo
Minguzzi.
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